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Gita a San Vittorino e all’acquedotto “Anio Vetus”

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Se volete raggiungere l’antico acquedotto nei pressi di San Vittorino evitate di chiedere informazioni sul posto: vi guarderanno neanche aveste chiesto le sorgenti dell’Orinoco e vi faranno girare da una parte all’altra. Allora attrezzatevi con un GPS oppure seguite le nostre indicazioni.

Quella che vi proponiamo è una bella e facile gita in una stupenda campagna, un itinerario adatto anche ai bambini e la possibilità di un bel pic-nic in riva ad un fosso.

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A San Vittorino si arriva con la A-24 uscita Tivoli; subito dopo il casello si svolta a sinistra e si seguono le indicazioni per Poli. Dopo alcuni chilometri si incontra un bivio e si svolta di nuovo a sinistra passando sotto un arco scavato nel tufo (Porta Neola); dopo circa 10 minuti si arriva al piccolo borgo.

San Vittorino è un minuscolo paese cresciuto intorno al castello del X secolo e praticamente la parte antica del borgo si concentra tutta intorno alla grande piazza. Sulle pareti in tufo sono ancora ben visibili gli scudi in marmo con l’emblema delle tre api della famiglia Barberini.

Ai margini del paese sorge il Santuario e la cripta della Madonna di Fatima, una grande “tenda” in cemento opera dell’architetto Monardo che è ben visibile anche dall’autostrada. Realizzata nel 1979 la chiesa all’interno presenta una lunga fila di vetri policromi che illuminano in modo caratteristico l’abside.

Lasciato il borgo si torna indietro sulla strada già fatta fino al ponte in tufo e si gira a sinistra sulla strada che va in direzione di San Gregorio; percorsi all’incirca 4 chilometri si svolta a sinistra seguendo le indicazioni di una fabbrica di fuochi artificiali e poco dopo si parcheggia in prossimità di una sterrata. Non ci si può sbagliare perché c’è una tabella di legno con i caratteristici segnavia bianco-rossi che indicano Ponte della Mola.

Il largo sentiero è  pianeggiante e facile da percorrere eccezion fatta per alcune grosse pozzanghere e  coincide con una vecchia strada romana (è ancora presente un tratto di circa 30 metri pavimentato con lastre di pietra).

In appena 30 minuti si arriva ai resti di quello che era l’acquedotto Anio Vetus che portava l’acqua del fiume Aniene fino a Roma; costruito con il bottino della guerra combattuta contro Pirro era lungo circa 60 km con un lungo tragitto sotterraneo.

La  struttura, oggi in parte abbattuta e quella al di là del fosso ricoperta invece di vegetazione, permetteva di scavalcare la valle e risparmiare così un lungo tratto.

Le condizione di questo lembo di acquedotto sono discrete e permettono di osservare nel dettaglio l’incredibile tecnica costruttiva utilizzata dai romani che erano  grandi ingegneri idraulici. Nei pressi del ponte si può comodamente sostare e trascorrere qualche ora accanto alle scarse ma limpide acque del fosso.

Purtroppo come sempre ci è capitato nei nostri giri l’area del ponte e il sentiero sono imbrattati da tanti rifiuti: mobili, frigoriferi, lavatrici, vecchi divani e calcinacci (abbiamo volutamente evitato di fotografare queste piccole discariche per non amareggiare chi legge). Rifiuti che fanno si che il luogo sia in parte privato della sua originale bellezza.

Va detto inoltre che  mancano poi precise indicazioni stradali e turistiche per arrivare all’acquedotto. Il  perché di una simile trascuratezza è inspiegabile e non si può neppure giustificare con la pandemia (anzi in assenza di turisti si sarebbe potuto fare molto).

Con un autocarro e una piccola pala meccanica sarebbe sufficiente una giornata di lavoro per ripulire il sentiero e l’area  integrandola poi con una adeguata segnaletica e colorate  tabelle esplicative. Un piccolo lavoro per favorire la conoscenza dell’area che, sebbene sia nei pressi di  Roma, vale veramente la pena di essere visitata.

Francesco Gargaglia

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