Home CRONACA Sant’Andrea, primo trapianto al mondo di trachea su paziente Covid

    Sant’Andrea, primo trapianto al mondo di trachea su paziente Covid

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    ArsBiomedica

    Per la prima volta al mondo è stato eseguito un trapianto totale di trachea in un paziente post Covid. L’intervento è stato effettuato lo scorso 3 marzo nell’ospedale Sant’Andrea su un uomo di 50 anni che aveva l’organo distrutto a causa della malattia e dalle terapie.

    I danni riportati dal degente dovuti alle tecniche di ventilazione invasiva che si sono rese necessarie durante la malattia, avevano infatti provocato l’assottigliamento della trachea che impediva quasi completamente la respirazione, rendendo assolutamente necessario l’intervento.

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    Durato quattro e quaranta e perfettamente riuscito, l’intervento è stato descritto oggi nel corso di una conferenza stampa in streaming che si è tenuta nell’Aula magna del Rettorato dell’Università La Sapienza alla presenza di Antonella Polimeni, rettrice, Alessio D’Amato, assessore alla Sanità della Regione Lazio, Fabio Lucidi, preside Facoltà di Medicina e psicologia della Sapienza,  Paolo Anibaldi, direttore sanitario del Sant’Andrea e Cecilia Menna, chirurga toracica trentacinquenne che ha guidato l’intervento.

    “Il paziente ha potuto parlare, respirare e deglutire autonomamente da subito, la trachea è stata sostituita da un frammento di aorta, mantenuto aperto da un cilindro di silicone” ha spiegato Cecilia Menna.

    Il paziente aveva passato un mese in terapia intensiva alla fine del 2020. Dopo l’intervento, ha raccontato la chirurga, ha avuto una polmonite postoperatoria risolta, ed è stato dimesso il 22 marzo.

    L’uomo si è collegato in diretta durante la conferenza stampa. “Respiravo male – ha raccontato – ora sono uscito pure in bici, non ho difficoltà nel parlare e se non sto attento mangio molto di più, mi è cambiata la vita”.

    La sostituzione della trachea con un frammento di aorta, che in questo caso è frutto di una donazione di tessuti ed è stato prelevato da cadavere, è una tecnica sviluppata in Francia all’inizio degli anni duemila, ma che in Italia non era mai stata usata per un organo completo. “La richiesta di questo tipo di operazione, ha sottolineato Menna, potrebbe aumentare molto nei prossimi mesi proprio a causa della pandemia”.

    “È un risultato che ci fa essere orgogliosi – ha commentato la rettrice dell’università Sapienza Antonella Polimeni – anche per il fatto che vede protagonista una giovane chirurga”.

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