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Domenica Ecologica, idee poche ma confuse

fascia verde
immagine di repertorio
ArsBiomedica

Se Ennio Flaiano fosse ancora in vita probabilmente per definire questa ennesima “domenica ecologica” in piena pandemia avrebbe preso a prestito la frase di Mino Maccari (a lui erroneamente attribuita) per poi così modificarla: “Idee poche ma confuse”.

Già, perché mettere in piedi una giornata ecologica con il blocco della circolazione nella “fascia verde” quando Roma, come tutto il Lazio, è “zona rossa” con il fermo di quasi tutte le attività, fa ritenere che nella stanza dei bottoni le idee oltre ad essere poche siano anche confuse.

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Non solo si ferma la circolazione ai “mezzi più inquinanti” (che in realtà a causa della pandemia già non circolano) ma si ignorano pure i dati che ogni giorno arrivano proprio al Comune dalle centraline che rilevano l’inquinamento giornaliero in tutta la capitale: da molti giorni i valori del PM10 e PM2,5 sono piuttosto bassi e molto lontani dalla soglia limite.

Come se non bastasse  l’ISPRA  ha fatto sapere poi che la situazione dell’aria a Roma è molto migliorata con un drastico abbattimento del “benzene”; per il PM10 non c’è un significativo miglioramento (anche se non ci sono sfondamenti) ma molto è legato alle condizioni meteo.

Condizioni meteo che vedono peraltro belle giornate di sole ma fredde e ventose e con venti prevalenti dai quadranti settentrionali con velocità che arrivano ai 3 m/s; che non sono pochissimo.

E allora che senso ha programmare una “giornata” ecologica quando la situazione non lo richiede, soprattutto quando le auto in circolazione sono molto poche e il vento imperversa?

E allora qualche dubbio ci viene sull’utilità di queste giornate e sul blocco della circolazione che perfino Legambiente giudica negativamente a causa delle deroghe: appena 34.

Ma oltre al dubbio sull’utilità ci viene anche il sospetto che queste iniziative non vengano decise sempre sulla base dei dati disponibili e della situazione contingente ma che rispondano ad una sorta di “clichè”.

A renderci dubbiosi è proprio l’Ordinanza del Sindaco che ha per oggetto “Provvedimenti programmati per la prevenzione dell’inquinamento atmosferico” e che si sviluppa per ben 7 pagine ordinando alla  fine di limitare la circolazione nella “fascia verde” ai veicoli più inquinanti (salvo poi le 34 deroghe citate).

Orbene nell’ordinanza si fa riferimento a tutta una serie di deliberazioni, decreti e piani che vanno dal 2011 al 2017  e a tutta una serie di considerazioni e norme generali senza prendere però in esame le condizioni attuali circa l’inquinamento atmosferico.

In nessuna parte dell’Ordinanza si riportano i dati rilevati dalle centraline o i dati dell’ISPRA o altri dati che possano costituire allarme tale da giustificare un provvedimento. E allora perché farlo? Per abitudine o solo perchè il PRQA stabilisce che da novembre a marzo siano quattro le giornate di “stop”?

Forse quello che si vorrebbe in questa città (e in  ogni settore) sono provvedimenti ad hoc scaturiti da una attenta analisi della situazione in corso e non provvedimenti  generici e ripetitivi. Il problema dell’inquinamento atmosferico è un problema troppo serio e con troppe conseguenze di tipo sanitario per essere preso sottogamba.

Francesco Gargaglia

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