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Ciaspolando nella piana di Fondi

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Galvanica Bruni

Le misure attualmente in vigore nella Regione Lazio consentono di muovere sul territorio dell’intera regione e di svolgere, con le dovute misure di sicurezza,  attività invernali come lo sci di fondo e il ciaspolare sulla neve.

La neve questo inverno non si è fatta attendere e sui Monti Simbruini se ne è accumulata tanta, come non accadeva da molti anni; niente di meglio allora che fare un po’ di moto in totale sicurezza in un ambiente naturale di grande bellezza, lontani da assembramenti di ogni tipo.

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Questa volta vi proponiamo tre itinerari da percorrere con le ciaspole nella zona della “piana di Fondi”, altopiano carsico a circa 3 chilometri da Livata.

Livata, la “montagna di Roma”, è fin troppo conosciuta per tornare a parlarne mentre la Piana di Fondi, un pianoro circondato da boschi di faggio che si estende per circa 2 chilometri, è meno nota e anche meno frequentata. Il luogo ideale per ciaspolare immersi nel silenzio e la natura.

Gli itinerari che proponiamo non sono lunghi e neppure troppo faticosi ma chi si reca per la prima volta nella zona è opportuno che adotti alcune  cautele; innanzi tutto è bene scegliere una bella giornata di sole così da scongiurare il pericolo della nebbia, sempre insidiosa in montagna.

Poi è opportuno avere al seguito una carta topografica dei sentieri (si trova in quasi tutti i bar e tabaccai della zona) e quando ci si muove sulla neve, dal momento che i sentieri non sono individuabili, fare riferimento ai “segnavia” bianco/rossi impressi sugli alberi.

Dal Rifugio della Forestale al Pozzo della Creta Rossa (3,5 km)

Raggiunta da Livata la piana di Fondi si parcheggia a bordo strada e si raggiunge l’edificio a due piani (il rifugio della forestale) posto sulla destra; oltrepassato l’edificio si comincia a scendere e si seguono le indicazioni per il Pozzo della Neve e  i segnavia che dirigono a sinistra (sud-sud-est); percorsi 800 metri si incontra il “pozzo”, una grande cavità creata dallo sprofondamento della volta dove in passato si accumulava abbondantemente la neve.

Oltrepassato il pozzo si continua a scendere per altri 200 metri fino a raggiungere un’area pianeggiante. Si piega nuovamente a sinistra (in direzione est) risalendo, mentre il bosco si fa meno fitto fino ad arrivare ad un “ighiottitoio” protetto da una recinzione metallica: il Pozzo della Creta Rossa.

L’inghiottitoio, profondo oltre 30 metri è un tipico esempio della natura carsica dell’area e ovviamente non è accessibile. Da questo punto si intravede la strada asfaltata che con 1,3 km ci riporterà alla nostra auto.

Dal Rifugio della Forestale alla località Stellante (5 km)

Inforcata la strada asfaltata ai piedi del rifugio si percorrono circa 500 m andando nella direzione opposta a Livata sino ad incontrare sulla sinistra una carrareccia (è evidente anche con la neve alta); indossate le ciaspole la si percorre tutta tagliando a metà  la piana per circa 750m (direzione nord) sino ad entrare nel bosco.

Si comincia a salire seguendo i segnavia e dopo una curva a gomito si raggiunge una piccola radura con la segnaletica del Parco. Ignorando il percorso sulla destra e quello che scende in basso si prende a sinistra in direzione Campo dell’Osso.

Il terreno è per lo più pianeggiante e va decisamente verso Nord. Si oltrepassa un’area sosta con una panca in legno e si arriva fino a dove il percorso si biforca; si continua andando a sinistra fino ad arrivare in vista della strada asfaltata che porta a Campo dell’Osso e agli impianti di Monna dell’Orso. A questo punto si può tornare indietro percorrendo lo stesso itinerario.

Dalla Piana di Fondi a Colle Campitellino (5 km).

Questo è l’itinerario più impegnativo non tanto per la distanza quanto per il dislivello (circa 200 m). Come per l’itinerario 2 si raggiunge la carrareccia sulla sinistra ma anziché seguirla si devia sulla destra seguendo il margine del bosco;  con continui sali e scendi e tenendo sempre il margine del bosco a destra si raggiunge un’area pianeggiante che si incunea tra i faggi (direzione est).

Si tratta di una largo sentiero in lievissima pendenza che dopo 800 metri da accesso ad un’area completamente libera dagli alberi. Ora si deve cominciare a salire verso sinistra dirigendo verso un ampio varco tra due aree boscose che ci porterà ad un vasto pianoro che affaccia sulla valle sottostante.

Quando saremo in vista del paese di Vallepietra vuol dire che abbiamo raggiunto la meta e che possiamo tornare indietro seguendo lo stesso itinerario dell’andata.

Raccomandazioni

I tre percorsi proposti non sono lunghi né faticosi: si deve prestare solo attenzione ai segnavia bianco/rossi tenendo comunque presente che le tracce lasciate dalle ciaspole sulla neve ci permettono di tornare con sicurezza al punto di partenza.

Se andiamo, come consigliato in una giornata di sole è bene non coprirsi troppo per non sudare eccessivamente; comunque è opportuno portare una maglietta di ricambio e, ovviamente, dell’acqua.

Si deve anche tenere presente che nella zona, forse per la lontananza dei ripetitori, il telefonino a volte “fa cilecca”: una informazione importante, specie in montagna.

Francesco Gargaglia

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