Home CRONACA Cimitero Flaminio al collasso, 40 giorni per una cremazione

Cimitero Flaminio al collasso, 40 giorni per una cremazione

cimitero flaminio reparto crematorio
Galvanica Bruni

Roma ha raggiunto il record di morti nell’ultimo mese, ma i cimiteri sono in tilt e il Flaminio è al collasso.  Duemila sono le salme in attesa nei container, tra 30 e 40 i giorni per una cremazione e le forze di Ama non sono sufficienti.

Durante la commissione Ambiente di Roma Capitale del 20 gennaio 2021, i vertici di Ama, i sindacati e le parti sociali hanno analizzato la situazione in cui vertono i cimiteri e processi di cremazioni. Il quadro è allarmante, soprattutto per il cimitero Flaminio, con i suoi 140 ettari il più grande d’Italia e ormai al collasso.

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AMA: “Assumeremo altro personale”

Stefano Zaghis, amministratore unico di Ama, ha dichiarato che nel 2020 a causa della pandemia da COVID-19 si è registrata una crescita di decessi del 10% rispetto agli anni precedenti, con un’impennata da ottobre a dicembre. “Fino a settembre – ha spiegato – la situazione era normale, seppur con un numero di morti superiore a giugno abbiamo avviato la manutenzione straordinaria dei forni. Ma poi è arrivato un aumento record dei decessi con un +40% a ottobre, un +60% a novembre e il +45% di dicembre”.

Ama ha cercato di fronteggiare la criticità aumentando il personale, le inumazioni e le tumulazioni e adesso “Viaggiamo ad un ritmo di 200 cremazioni a settimana – ha aggiunto Zaghis nel suo intervento – e dal 30 dicembre, con una memoria di giunta, l’amministrazione ha tolto la tassa di 250 euro per cremare fuori dal territorio comunale le persone decedute nel Comune di Roma. Abbiamo anche in corso un piano assunzionale che prevede ingressi anche nel personale dei cimiteri. Nei prossimi 90 giorni svolgeremo le attività di selezione e poi di assunzione. Ritengo che entro aprile o maggio avremo i nuovi assunti abili e arruolati”.

Ferdercofit: “Abbattere la burocrazia”

I rappresentanti di Federcofit (Federazione Comparto Funebre) hanno, però, sottolineato che “la domanda di cremazioni non riesce ad essere esaudita dall’Ama a causa della mancata manutenzione dei forni e per la carenza di personale. Questo comporta depositi pieni di cadaveri, con le salme in attesa della cremazione, quindi non contenute in contenitori di zinco, in piena decomposizione e con perdita di liquami.”

“I tempi per una cremazione a Roma vanno dai 30 ai 40 giorni a fronte delle 48 ore necessarie a Milano. E questo comporta la necessità di utilizzare forni fuori Roma. Anche i tempi burocratici per autorizzare la cremazione sono troppo lunghi. Dobbiamo abbattere questa burocrazia ed essere molto più snelli e velocizzare i processi di cremazione”.

A causa di questi ritardi per la cremazione e della mancanza di spazio all’interno dei cimiteri, le salme vengono riposte in container refrigerati noleggiati da Ama per custodire le bare per le quali al momento non c’è posto nelle strutture già esistenti. I container assegnati al cimitero Flaminio sono ben dieci.

Per la Cgil è un problema strutturale

La Cgil Roma e Lazio non ha accettato la “scusa” della pandemia: “L’amministrazione Raggi si è nascosta dietro al problema dell’aumento della mortalità per il Covid ma in realtà si tratta di un problema strutturale. Questo lo sappiamo perché ce lo hanno spiegato i lavoratori”.

“Già a giugno – incalza la Cgil – avevamo notato che nei calcoli dell’Ama la capacità ricettiva degli impianti di cremazione non avrebbe potuto far fronte alle richieste per il 2020, 2021 e 2022, senza interventi correttivi. Servono nuove linee crematorie. Inoltre denunciamo anche problematiche sulle inumazioni”.

E i recenti scandali non aiutano

In effetti, alle problematiche legate all’aumento dei decessi per la pandemia, vi sono anche quelle legate alla manutenzione dei forni e all’eccessiva complessità burocratica, come sostenuto lo scorso dicembre da Piergiorgio Benvenuti, ex Presidente dell’AMA nel periodo 2011-2014 e oggi portavoce del Movimento Ecologista Ecoitaliasolidale.

Ma non solo, il cimitero Flaminio oggi appare come luogo in rovina e insicuro, dove tra le tombe predominano rovi e sterpaglie, i servizi igienici sono inutilizzabili, le strade sconnesse. A cui si aggiungono gli ultimi fatti balzati alla cronaca solo negli ultimi tempi: le finte cremazioni con la sabbia nelle urne al posto delle ceneri, la raccapricciante vicenda dei cadaveri sezionati con i resti gettati nell’ossario comune, i feti sepolti con i nomi in chiaro delle madri sulle croci e lo scambio di salme.

Giulia Vincenzi

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1 commento

  1. Anche le attività cimiteriali sono gestite da AMA che non dovrebbe essere nelle difficoltà per l’imponenza della società, per la lunga esperienza, per la specifica competenza della materia.
    Detto questo, anche CGIL è al corrente della situazione generale italiana, della crisi economica e soprattutto degli orientamenti politici voluti e ribaditi dagli italiani negli ultimi trent’anni in merito alla gestione della Cosa Pubblica e cioè della visione Liberista che vuol dire affidare al privato quello che spetta al pubblico con conseguente riduzione degli oneri, dei costi e del prelievo fiscale, una promessa elettorale partita nel 1994 sulla riduzione degli oneri e dei costi per lo stato per mano Liberista di almeno il 30 percento.
    Se le cose sono andate davvero così e cioè lo stato ha davvero risparmiato dal 1994 il 30 percento lo sanno solo gli amministratori dell’AMA piuttosto che quelli pubblici.
    Il Cimitero Flaminio nel caso è esposto “all’intemperie” nella misura della riduzione degli stanziamenti necessari ed il personale o i vari altri interlocutori e operatori fanno i miracoli veri per tenerlo ancora aperto.
    Grande vicinanza e affetto al personale ed ai vari operatori che fanno il miracolo vero di tenere il Cimitero Flaminio ancora aperto, ancora luogo del congedo e della pace, interlocutori privilegiati con i quali l’amministrazione dovrebbe colloquiare per il presente e per il futuro.

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