Home ARTE E CULTURA Gigi Proietti ci ha resi più ricchi, e lo sappiamo bene

Gigi Proietti ci ha resi più ricchi, e lo sappiamo bene

gigi proietti
Galvanica Bruni

L’alto e il basso non esistono. Madido di sudore, Shakespeare può stringere la mano a Toto nella sauna, nel buio della sua cella di Castel Sant’Angelo a Cavaradossi può venire in mente la mandrakata che lo tiri fuori da quella situazione incresciosa e Alberto Moravia, vincendo la sua proverbiale noia, può sbellicarsi finalmente con la gestualità di Pietro Ammicca.

In ottanta anni esatti di vita e sei decadi di carriera luminosa, Gigi Proietti ci ha costantemente mostrato che la distinzione fra alto e basso non è altro che un’impostura, il più delle volte perpetrata da pochi a danno di molti per escluderli da una conoscenza che è invece destinata a tutti.

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Schivato ogni tipo di snobismo e scavalcate le trappole dell’intellettualismo da salotto, l’attore e regista romano ha valorizzato per più di mezzo secolo  il termine “cultura”, quella parola che si può scrivere anche con la “c” minuscola, perché non ha bisogno di inutili orpelli o ostentazioni, in quanto, se autentica, splende di luce propria.

Un dramma di Shakespeare e una commedia di Moliere sono patrimonio dell’umanità intera, non appartengono a una elite di benpensanti.

Così come, la leggerezza è cosa assai diversa dalla volgarità, è tutt’altro rispetto alla mancanza di profondità. Dispensare leggerezza e risate significa fare la differenza nella vita delle persone, risollevarne lo spirito dopo una giornata dura, temperarne le amarezze, farle avvicinare fra loro. Certe volte vuol dire anche farle ragionare. Caspita, non ci basta? Ci sembra poco?

Gigi Proietti era popolare e trasversale, addirittura familiare, piaceva a tutti, ma proprio a tutti. Nascono anche persone così, tutte diverse nella loro singolarità. Succede, raramente, ma succede. Non farò l’elenco delle cose che ha fatto Proietti e non citerò le mie preferite: non ce n’è bisogno. Ognuno di noi ha il suo ricordo e il suo sorriso magico in fondo all’anima.

Il sor Giggi (le due “g” in mezzo sono doverose) ci ha resi più ricchi e lo sappiamo benissimo.

Ha fatto moltissimo in teatro e anche per il teatro. Ha creato un laboratorio in cui si sono formati fior di artisti, ha contribuito in maniera determinante allo nascita e al successo del Globe Theatre di Villa Borghese. Ha tenuto a battesimo l’unico teatro del nostro municipio, il Ciak, di cui è stato “fiancheggiatore” fin dall’inizio, appoggiando senza riserve il sogno di Linda Manganelli e Michele Montemagno.

Alla sua famiglia, alla signora Sagitta Alter, alle sue figlie Carlotta (che abbiamo intervistato più di una volta) e Susanna va l’abbraccio di tutti noi.

Giovanni Berti

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