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    L’arte della fuga… restando a casa

    “Ogni vita umana è un labirinto. Se si trova l’ingresso, ci si può aggirare dentro all’infinito”

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    Galvanica Bruni

    Quale migliore occasione che questa reclusione forzata per dare l’attacco alla pila di libri che da mesi attende la nostra attenzione e che, complice le ordinazioni on-line, sembra crescere giorno dopo giorno.

    E proprio da questa pila che viene inaspettatamente fuori un libretto stretto e lungo, caratteristica delle edizioni Iperborea; l’autore ha un nome quasi impronunciabile (altra caratteristica dell’Iperborea) ma il titolo è di buon auspicio: “L’arte della fuga”.

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    Fredrik Sjoberg è uno scrittore entomologo che studia le mosche e che vive in una piccola isola vicino a Stoccolma; è anche un raffinato studioso dell’arte senza essere però un critico. Scrive libri divertenti ma anche sofisticati e a volte irriverenti.

    “L’arte della fuga” prende forma nel momento in cui Sjoberg vede in una casa d’aste un dipinto di un artista sconosciuto; come San Paolo sulla Via di Damasco rimane folgorato dall’acquerello e cerca di acquistarlo senza però riuscirci perché il dipinto finisce nelle mani, a caro prezzo, di un facoltoso uomo d’affari americano.

    arte-della-fugaE’ così che inizia la ricerca, che assomiglia al mettere insieme i numerosi pezzi di un puzzle, perché l’autore dell’acquarello, pressochè sconosciuto in Europa, è invece notissimo negli USA dove viene chiamato il “pittore dei parchi nazionali”; perfino una vetta del Grand Canyon porta il suo nome: Gunnar Widforss.

    Widforss è nato nel 1879 proprio a Stoccolma e ha lasciato nel suo paese di origine qualche traccia e alcuni acquerelli custoditi perlopiù in musei. Ma Sjoberg deve andare nel Stati Uniti per saperne di più.

    Arrivati a questo punto è bene fermarsi e andare su un qualche motore di ricerca per vedere, nelle immagini,  le opere di Widfors: se amate un po’ l’arte anche voi rimarrete folgorati.

    Gunnar WidforssI grandi acquerelli di Gunnar Widforss che ritraggono gli straordinari paesaggi dei grandi parchi americani sono semplicemente eccezionali; così come nessun scrittore di buon senso si azzarderebbe a descrivere la bellezza del Grand Canyon, nessun critico d’arte sensato potrebbe dire cosa è l’arte di Widforss.

    Negato per i ritratti, discreto nel dipingere case e ponti, quando si trova nella luce del Grand Canyon Gunnar dà il meglio di sé; affascinato, anzi come Van Gogh ossessionato dalla luce e da quei colori indescrivibili, crea opere che fanno letteralmente impazzire gli americani che si sa, hanno il culto dei parchi (Yellowstone è stato creato alla fine dell’800).

    Gunnar WidforssE così, quasi ignorato in patria, diventa nel giro di qualche anno il “pittore dei parchi nazionali” e i suoi acquerelli trovano posto non solo nelle sfarzose abitazioni di magnati ma anche in gallerie e musei; e anche nelle case dei suoi pochi amici che come lui condividono la passione per la tormentata bellezza del Grand Canyon.

    Il racconto di Sjoberg, anzi la ricerca delle tracce che Widforss ha lasciato nel mondo (era un infaticabile viaggiatore), si snoda attraverso un lungo viaggio negli USA  a bordo di una Mustang verde, la lettura delle tantissime lettere scritte alla “mammina” e infine  gli  acquerelli, merce rara e preziosa negli USA.

    E’ molto probabile che se non ci fosse stato il Grand Canyon Widforss sarebbe stato solo un buon artista, magari conosciuto in Europa e ignorato negli USA: le incognite di quel labirinto che è la vita degli uomini.

    Francesco Gargaglia

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