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Io resto a casa. Un mantra, una necessità

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Galvanica Bruni

Io resto a casa. Dodici lettere dell’alfabeto, quattro parole: un concetto chiarissimo. E’ la sintesi del Decreto firmato questa notte dal premier Giuseppe Conte che di fatto chiude gli italiani in casa da nord a sud fino al 3 aprile.

Il tentativo è di arginare quanto più possibile il dilagare del contagio e la soluzione più valida, dicono i tecnici e i consulenti del governo, è stare chiusi in casa.  Piaccia o non piaccia lo dobbiamo fare: per noi stessi, le nostre famiglie, la collettività.

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Il tutto cum grano salis. Gli spostamenti – dice la direttiva del Ministero dell’Internopotranno avvenire solo se motivati da esigenze lavorative o situazioni di necessità o per motivi di salute da attestare mediante autodichiarazione, che potrà essere resa anche seduta stante attraverso la compilazione di moduli forniti dalle forze di polizia.
Quindi al lavoro sì, dal barbiere no. Ad acquistare generi alimentari sì, a fare shopping o all’aperitivo delle 18 no. (Serve stampare l’autodichiarazione in formato word? cliccare qui)

La sanzione per chi viola le limitazioni agli spostamenti è quella prevista dall’articolo 650 del codice penale (inosservanza di un provvedimento di un’autorità: pena prevista arresto fino a tre mesi o l’ammenda fino a 206 euro) salvo che non si possa configurare un’ipotesi più grave quale quella prevista dall’articolo 452 sempre del Codice penale (delitti colposi contro la salute pubblica, che persegue tutte le condotte idonee a produrre un pericolo per la salute pubblica).

Quindi, stampiamocelo ben chiaro nella mente e, se serve per figli scalpitanti, stampiamolo su carta e mettiamolo sul portoncino della nostra abitazione: io resto a casa, è il mantra.

Io resto a casa, oltre che un mantra è la condizione minima per metterci al riparo da quanto Walter Ricciardi, membro del comitato esecutivo dell’Organizzazione mondiale della sanità e consulente del Governo, ha mandato a dire ai romani ieri: nella capitale, “il picco di contagi arriverà tra 7 giorni a causa della condotta scorretta di alcune persone.” 
A dir la verità non alcune ma tante, moltissime, quelle che nello scorso week-end hanno scriteriatamente affollato le piazze della movida gomito a gomito incuranti degli avvertimenti e favorendo così la possibile diffusione del contagio.

Io resto a casa dunque. E nel farlo ricordiamo a noi stessi, ad amici e parenti che il principio generale del Decreto approvato poche ore fa ed entrato in vigore questa mattina è che gli spostamenti sono da evitare del tutto e che sono ammessi solo per comprovate ragioni di lavoro, per emergenza, per ragioni sanitarie (ma assolutamente non in caso di sintomi influenzali) e per fare acquisti di generi alimentari di prima necessità ricordando che merci e generi alimentari circolano liberamente e quindi, non essendoci rischi di carenza, non serve mettersi in fila davanti ai supermercati alle 23 come accaduto la notte scorsa.

E ancora. Ricordiamo che è stato detto stop a tutte le attività sportive (chiusura di palestre, impianti,centri sportivi, piscine, centri  benessere…) e ad ogni evento sportivo; stop per ogni manifestazione sia in luogo pubblico, privato o aperto al pubblico; chiusura di teatri, cinema, discoteche, sale scommesse, pub, scuole di ballo e locali di pubblico spettacolo in genere; stop per ogni cerimonia, civile o religiosa, compresi i funerali; stop per musei e altri luoghi della cultura; stop per esami e concorsi, compresi esami per la patente.

I luoghi di culto restano aperti senza cerimonie, a condizione però di garantire rispetto delle distanze. Per sopperire, ci sono sacerdoti, come Don Giuseppe della Parrocchia Santa Chiara, a Vigna Clara, che tutti i giorni alle 19 officia la messa in diretta streaming su facebook (clicca qui).

Ricordiamo infine che nei weekend i mercati, le strutture di vendita medio-grandi e i centri commerciali saranno chiusi mentre nessuna restrizione per generi alimentari, farmacie e parafarmacie.

E per finire, un memorandum riepilogativo

Claudio Cafasso

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