Home CRONACA Vigna Clara, l’oscura fine del giudice Adinolfi. Il figlio: “basta omertà”

Vigna Clara, l’oscura fine del giudice Adinolfi. Il figlio: “basta omertà”

paolo adinolfi
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E’ la mattina del 2 luglio 1994. Il giudice Paolo Adinolfi, consigliere di Corte d’appello, esce dalla sua abitazione a Vigna Clara per fare alcune commissioni. Per dieci anni ha lavorato al Tribunale fallimentare di Roma, che sarà presto travolto da un’ondata di arresti.

Le sue sentenze hanno scontentato molti, soprattutto alcuni storici sodalizi criminali capaci di esercitare influenza sulla politica e sui palazzi giudiziari romani. Il dottor Adinolfi, quella mattina d’estate, non torna a casa, non vi tornerà più.

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Caso più unico che raro di lupara bianca nel cuore della capitale. Tolto di mezzo, annientato da poteri criminali. Come i giudici Falcone e Borsellino, un anno prima. Ma – al contrario, inspiegabilmente – rimosso dalla memoria collettiva come un fastidioso ingombro.

Oscuro caso irrisolto

La misteriosa fine di Paolo Adinolfi è uno dei 13 casi irrisolti della Roma di sangue e misteri che Fabrizio Peronaci, giornalista d’inchiesta del Corriere della sera, racconta nel suo ultimo libro “Morte di un detective a Ostiense e altri delitti” (edizioni Typimedia). Una vicenda caratterizzata da connivenze e reticenze, tristemente sottovalutata, sulla quale la famiglia si batte da oltre un quarto di secolo.

Oggi il figlio del giudice, Lorenzo Adinolfi, all’epoca della scomparsa studente di liceo, è ancora alla ricerca dalla verità. Gli elementi raccolti in tanti anni di indagini e approfondimenti potrebbero portare alla riapertura dell’inchiesta. Che cosa ha scoperto  in questi anni? Quali elementi ha tra le mani?

Il punto della situazione

Il punto della situazione sul giallo del giudice Adinolfi sarà fatto venerdì 28 febbraio, a partire dalle ore 18, in occasione della presentazione del volume “Morte di un detective a Ostiense e altri delitti”, alla Libreria Notebook di via Pietro De Coubertin 30, Auditorium Parco della Musica. Parteciperanno Fabrizio Peronaci, autore del libro, il giornalista Emilio Orlando nelle vesti di moderatore e il figlio del giudice, Lorenzo, che racconterà gli ultimi sviluppi.

Morte di un detective a Ostiense e altri delitti” è il primo volume della collana “Fattacci di Roma”, dedicato al decennio 1990-2000. Alcuni dei 13 cold case raccontati sono noti al grande pubblico, altri meno. Peronaci, grazie alla lunga esperienza di cronista e di autore di libri-verità, ricostruisce la sequenza di fatti, piste, indizi, alibi ed errori investigativi con una narrazione avvolgente.

Si va appunto dalla scomparsa del magistrato Paolo Adinolfi all’enigma di Duilio Saggia Civitelli, il detective freddato in maniera cinematografica al binario 10 della stazione Ostiense; dalla tragica fine di “Francescone” Anniballi, l’attore che recitò con Gassman e Manfredi, inspiegabilmente oscurata dai media, ai classici gialli a sfondo economico e/o passionale della commercialista Antonella Di Veroli e della parrucchiera Giusi Nicoloso, fino a crimini ai limiti dell’incredibile, come l’esecuzione dell’assicuratrice Eleonora Scroppo, uccisa in casa sua, sulla Cassia, mentre era seduta a tavola assieme al marito e a un figlio.

Grazie alla rilettura degli atti, a contributi inediti e all’acquisizione di nuovi elementi di prova, almeno la metà dei delitti analizzati potrebbe essere oggetto di una riapertura delle indagini.

Riaprire le indagini?

In una recente intervista a Vignaclarablog.it l’autore, commentando la vicenda del giudice Adinolfi, ha così dichiarato: “il combinato disposto della rilettura degli atti e del contributo del figlio Lorenzo, avvocato, che insieme a me ha lavorato per mesi in cerca di una pista risolutiva, mi hanno consentito di giungere a una conclusione: il servitore dello Stato non tornato a casa dalla moglie e dai figli quel tragico sabato di luglio di 25 anni fa fu vittima di influenze e malaffari ancora oggi incombenti sulla capitale. Un miscuglio di poteri criminali, economici e burocratici capaci di rendere possibile un’azione tremenda come il sequestro e l’uccisione di un magistrato scomodo, il cui unico torto fu quello di rispondere alla legge nel suo lavoro al tribunale fallimentare, ovviamente inviso a personaggi operanti nell’illegalità

E alla domanda ‘ci sono i presupposti perché le indagini vengano riaperte?’ ha così risposto: “Sono persuaso che vi siano numerosissime persone, sia in ambiente malavitoso sia giudiziario, a conoscenza di dettagli o elementi che possano portare a individuare il movente del sequestro e i responsabili”.

Ludovica Panzerotto

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