Home ATTUALITÀ Università Foro Italico: trenta e lode in rigidità

Università Foro Italico: trenta e lode in rigidità

Duca Gioielli

30lode.jpgDal colonnello Francesco Gargaglia, nostro accanito lettore, riceviamo e pubblichiamo. “Mi rivolgo a VignaClaraBlog.it, sempre bravo ad evidenziare le storture della pubblica amministrazione, per descrivere un fatto che per me ha dell’incredibile e dimostra come a volte la legge venga applicata in modo restrittivo senza tenere conto della buona fede e onestà dei presunti colpevoli. Quanto  accadutomi – prosegue Gargaglia – ricorda molto da vicino il fatto della signora multata per eccesso di velocità mentre si recava in ospedale dalla figlia morente: certo il mio è sicuramente molto meno drammatico ma anche in questo caso la risposta è stata abbiamo applicato la legge, faccia ricorso“.

Ma ecco i fatti. Lo scorso 18 gennaio il colonnello riceve una raccomandata dall’Università degli Studi di Roma “Foro Italico” – dove il figlio è iscritto al 3° anno – che gli comunica che ad un controllo al mod. ISEE 2007 è risultato che, come lavoratore dipendente, egli aveva un reddito zero. Evidenziando la mendacità della dichiarazione, lo si informa quindi che la moglie, che aveva sottoscritto l’attestazione, era stata segnalata all’Autorità Giudiziaria mentre il figlio, con effetto retroattivo, veniva a perdere qualsiasi beneficio fino alla conclusione della carriera universitaria.

Continua a leggere sotto l‘annuncio

Che fare in queste circostanze? “Mi sono messo subito in contatto con il responsabile del procedimento per spiegare che, essendo un colonnello dell’ Esercito, da 35 anni stipendiato dal Ministero della Difesa, non potevo avere un reddito zero e che si trattava ovviamente di un mero errore di  trascrizione da parte del CAF al quale mi ero rivolto per la compilazione dell’ISEE. Ma la risposta è stata: noi abbiamo applicato la legge, lei se vuole faccia ricorso. Mi sono allora precipitato al CAF di Via di Grottarossa – prosegue il racconto di Gargaglia – dove l’addetta, costernata per l’errore compiuto, non ha potuto altro che esprimermi la sua solidarietà. Ma non basta, ho chiesto quindi di parlare con il Rettore, sono stato invece indirizzato dal Direttore Amministrativo dal quale ho ricevuto la stessa risposta: ci dispiace, siamo certi che si è trattato di un errore, ma noi abbiamo applicato la legge, lei faccia ricorso

La morale è che ora dovrò rivolgermi ad un avvocato, mia moglie subirà un procedimento penale, mio figlio pagherà le tasse per intero, anche quelle degli anni passati” conclude il colonnello Gargaglia il quale ci fa notare che questo modo così rigido di applicare la legge si presta ad un paio di amare considerazioni.

“La prima è che l’articolo 71 del DPR 445/2000 stabilisce che “qualora le dichiarazioni contengano delle irregolarità rilevabili d’ufficio, non costituenti falsità, il funzionario dà notizia all’interessato di tale irregolarità”. E’ evidente invece che in questo caso – chissà perché – il fatto è stato fin da subito volutamente considerato non un errore ma una falsità tanto da procedere d’ufficio alla segnalazione dello stesso all’Autorità Giudiziaria. La seconda considerazione – conclude Gargaglia – è di ordine morale: in un paese dove grandi evasori scelgono di risiedere all’estero per pagare meno tasse e poi pizzicati dalla Guardia di Finanza hanno la possibilità di concordare un risarcimento, chi le tasse le paga alla fonte viene trattato alla stregua di un malfattore per un semplice, macroscopico errore che non ha nemmeno compiuto lui!”

Sono queste le situazioni kafkiane nelle quali il cittadino si sente inerme ed impotente dinanzi al moloch della burocrazia che non accetta mediazioni, che non interpreta, che non ammette correzioni. Noi abbiamo applicato la legge lei faccia ricorso, detto in presenza di un errore acclarato, è un ottimo esercizio riuscito nella disciplina della rigidità, da premiare con un trenta e lode.  (red.)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

1 commento

  1. Ben venuto nel mondo civile colonnello.

    Alcune considerazioni. Non è solo una questione di DPR.
    1) Qualsiasi pubblico ufficiale può fare tutte le applicazioni ed interpretazione che vuole della legge, senza che ne abbia alcuna conseguenza. Quindi, un vigile può farle la multa, senza avere conseguenze, ma non solo, può anche evitare di farle la multa dicendo che non l’aveva vista. Inoltre Lei, come me, in quanto cittadino, ha sempre torto perchè la sua parola vale di più. Non è un caso questo, e non si tratta di morale, è voluto, è un fatto intenzionale.
    2) Il DPR che lei cita è chiaramente frutto di una mente demente. Che cosa significa, non costituenti falsità ? Che potere ha un piccolo funzionario amministrativo per capire se quello scritto è una falsità oppure no ? E che cosa rischia il funzionario se non interviene ? E’ lo stesso demente che per l” l’amnistia “per il rientro dei capitali (quindi non per chi come Lei e me paga le tasse) prevede che il funzionario di banca non accetti il denaro “se capisce che i proventi sono frutto i crimini non amministrativi” , MA non ha previsto nessuno strumento affinchè detto funzionario possa accertare la provenienza del capitale.

    Concludendo. Chiaramente il ricorso lo vincerà, anche se le spese legali non le riavrà, perchè molto raramente l’amministrazione è condannata al pagamento. Anche questo è voluto. Come consolazione potrà richiede i soldi pagati ingiustamente di tasse da suo figlio. Per sua moglie non mi preoccuperei. Grazie al “processo breve” sarà prescritta ancora prima della prima udienza.

LASCIA UN COMMENTO

inserisci il tuo commento
inserisci il tuo nome