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Discariche e ingressi inesistenti: Insugherata vietata ai romani

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Se si decide di andare in un’area naturale o in una riserva naturale di Roma non è che ci si aspetti qualcosa come lo Yellowstone National Park ma quantomeno un accesso decente lo si pretende. All’Insugherata è vana pretesa.

La Riserva Naturale dell’Insugherata, che si estende tra i quartieri sorti a est lungo la Cassia e la via Trionfale a ovest, rappresenta un rilevante corridoio naturalistico tra i confini urbanizzati a nord della città ed il grande sistema Veio – Cesano, e sicuramente è la più bella delle aree del sistema di Aree Protette del Comune di Roma.

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Peccato che abbia un ingresso, proprio quello ufficiale di Via Castagnola, che assomigli ad una discarica.

Il picchio è volato via

Qui anni fa, alla presenza di Francesco Petretti (l’autore della straordinaria serie di documentari “Wild Italy”), a maggio 2010 fu inaugurato il bellissimo “Sentiero del Picchio” ma di quel sentiero e di quell’accesso non rimane più nulla se non erbacce e rifiuti.

Si fa persino fatica a distinguere il sentiero ricoperto com’è di canne, erbacce e rovi; si fa fatica anche ad entrare. La tabella con le indicazioni sta marcendo mentre il terreno tutto intorno è cosparso di rifiuti e dei resti di vecchie sedie metalliche.

sentiero-del-picchioSe questo è l’ingresso della più bella Riserva di Roma figuriamoci cosa ci aspetta altrove.

Ma le sorprese non finiscono qui

Se si va sul sito ufficiale di Roma Natura, nella voce “parchi” si scopre che l’Insugherata oggi ha due ingressi: quello di Via Castagnola, appena descritto, e quello di Via Tomba di Nerone.

Ma la cosa incredibile è che in Via Tomba di Nerone non c’è nessun ingresso alla Riserva: la strada a metà del suo percorso è sbarrata da un possente cancello metallico e un grande cartello che avvisa che possono entrare solo i residenti.

ngresso-via-tomba-neroneUna doppia beffa: non solo perché dell’ingresso non c’è traccia ma perché per anni comitati e cittadini hanno chiesto a Roma Natura di realizzare proprio un secondo accesso a Tomba di Nerone ricevendo ogni volta un rifiuto. Quale la giustificazione? Che la Riserva è una “riserva” e non un parco pubblico e che l’ingresso poteva essere consentito solo da un unico accesso controllato (anche se poi esistevano oltre 50 accessi abusivi).

Salvo poi scoprire oggi che l’Insugherata ha “ufficialmente”  un doppio accesso: uno più simile all’ingresso di una baraccopoli abusiva e l’altro che non esiste. Niente male.

Niente male se si pensa poi alla popolazione spropositata di cinghiali, all’eternit individuato in un canneto di bambù andato distrutto, della segnaletica danneggiata della Via Francigena, del prosciugamento della piccola e florida area umida.

Progetti rimasti sulla carta

Vogliamo infine concludere, a proposito di parchi e riserve, con una breve riflessione su  Villa Paladini; per molti il fatto che la villa sia finita in mano ad un privato e che in tal modo cessi ogni forma di degrado è un fatto positivo.

Per altri invece è sconfitta ai danni dei cittadini in quanto se ne va definitivamente ogni possibilità di avere un luogo di aggregazione a Tomba di Nerone. Ma c’è dell’altro.

Il Piano di Assetto della Riserva dell’Insugherata, piano elaborato da professionisti e tecnici la cui gestazione è durata ben 9 anni, nelle schede-progetto prevedeva una lunga serie di interventi a favore della fruizione della Riserva da parte dei cittadini: sentieri attrezzati, piste ciclabili, orti, e un Centro Visite (Villa Paladini, appunto).

Di questi progetti a favore dei cittadini neppure uno è andato in porto: niente di niente. Anzi uno c’è stato: un parcheggio interrato in Via Cortina d’Ampezzo a favore di un soggetto privato. Niente male.

Francesco Gargaglia

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1 commento

  1. I primi di agosto ho effettuato il percorso della Via Francigena in bicicletta da Tomba di Nerone, completamente ignaro delle condizioni in cui versava il percorso, credendo ingenuamente che essendo un percorso conosciuto dai pellegrini a livello mondiale, non avrei trovato problemi e incontrato tanta gente per la strada.
    Mai previsione fu più azzardata! Dopo la ripida discesa iniziale, ho percorso il primo sentiero completamente avvolto dai rovi ed erbacce, tanto che mi sono dovuto fermare a disinfettarmi braccia e gambe sanguinanti dallo sfregamento sui rovi. Il secondo tragitto a campo aperto è bello ma selvaggio e abbandonato ed essendo solo ero preoccupato di qualche incontro ravvicinato con qualche cinghiale. Ultimo tratto (che arriva poi sui Via Conti) il sentiero completamente devastato dall’effetto dell’acqua e spazzatura.
    Capisco perché non ho incontrato neanche una persona lungo tutto il tragitto.
    Incuriosito dalle motivazioni di questo abbandono totale di questo bellissimo posto, ho effettuato qualche ricerca su internet, e sono arrivato a questo sito, ho letto gli articoli, e adesso ho capito tutto.
    Che peccato.

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