Home ATTUALITÀ Dieci anni fa il terribile terremoto che colpì L’Aquila

    Dieci anni fa il terribile terremoto che colpì L’Aquila

    la testimonianza di un volontario della Protezione Civile del XV Municipio, uno dei primi ad accorrere sui luoghi del disastro

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    ArsBiomedica

    6 aprile 2009, ore 03.32: la terra trema, prima piano, poi sempre più forte, per lunghissimi e interminabili istanti. A Roma quel terremoto nel cuore della notte si avverte nettamente. La gente si sveglia, esce in strada, popola le vie, e crede che la scossa sia proprio lì sotto, che questa volta sia toccato alla capitale. Non può essere altrove, è stato troppo forte.

    Come accade sempre in queste circostanze, per qualche minuto, seppur nella confusione totale, cala il silenzio, non si hanno informazioni chiare, non si capisce bene cosa stia succedendo, e dove. Alle 03:42 la prima news sulla rete. Dopo qualche decina di minuti arriva la notizia completa: è L’Aquila ad essere stata colpita, il suo centro storico, e tutti i centri abitati vicini, comuni danneggiati, intere frazioni completamente rase al suolo.

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    E’ arrivato come una bomba il terremoto, 5.9 la sua magnitudo, e nel buio più totale ha spazzato via la vita di 309 persone, ferendone almeno 1.500. Dopo poche ore si conteranno circa 80.000 sfollati. Per la prima volta in oltre 100 anni di terremoti in Italia il sisma colpisce in maniera quasi chirurgica una singola città, capoluogo di regione e città d’arte.

    E’ tutta questione di tempo, che in queste situazioni può diventare un alleato ma anche un pericoloso nemico, perché una manciata di attimi in meno possono salvare vite umane, tutto dipende da quanto tempo ci metti, e così a un’ora dal terremoto, la macchina nazionale dei soccorsi è già attivata per la gestione di una delle più grandi emergenze a carattere nazionale.

    Anche a Roma, proprio in quegli stessi quartieri e in quelle stesse vie dove il terremoto si è sentito forte e chiaro, le squadre di volontari delle associazioni che sono state attivate si preparano a partire o sono già in viaggio.

    Tra loro quella notte, c’è anche Pierpaolo Finocchio, operatore dell’Associazione Nazionale Carabinieri Nucleo Protezione Civile Roma Ovest 136 guidata da Giorgio Barrile, che ha sede in via di Baccanello, alle porte di Cesano, e conta circa 50 volontari operativi.

    “Sono passati dieci anni – racconta Pierpaolo che oggi è sposato e padre di un bambino – ma se penso a quel giorno sento ancora l’odore della polvere nelle narici. Come tanti nel mio quartiere, sono stato svegliato dalla scossa, prima ancora di ricevere la telefonata dall’Unità di Crisi dell’Associazione. Non capivo, sembrava che qualcuno mi colpisse alla testa e invece era il muro della mia camera che si muoveva, mi sono alzato e dopo poco è squillato il telefono. Attivazione per partenza immediata, direzione L’Aquila”.

    Pierpaolo, che è anche Vicepresidente di Nucleo e Responsabile Operativo e Gestore Emergenze, è uno dei 15.000 soccorritori intervenuti nelle operazioni di prima emergenza in meno di 48 ore. Vigili del Fuoco, Forze Armate, Forze dell’Ordine, Croce Rossa, 118 e strutture di Protezione Civile provenienti da tutte le regioni d’Italia che già dopo quattro ore dal terremoto arrivavano alle porte della città de L’Aquila.

    “Erano circa le otto del mattino, quando con la mia squadra composta da quattro persone, siamo usciti dall’autostrada che porta a L’Aquila. Siamo partiti subito da Roma, ma ci sono volute quattro ore per arrivare in città. Molte strade erano interrotte, e l’autostrada era congestionata dai mezzi in arrivo per prestare soccorso. Con le luci del giorno ci siamo resi conto fin da subito dell’entità del disastro e non abbiamo perso tempo; coordinandoci con il Centro Operativo Comunale abbiamo iniziato immediatamente a prestare supporto alla cittadinanza concentrandoci soprattutto sulla ricerca dei dispersi.”

    Pierpaolo è un fiume in piena, sembra passato giusto qualche giorno e non un decennio.

    “E’ la squadra a fare la differenza – continua – una singola persona davanti a tale disastro non è nulla. Se non ti fidi e affidi a chi interviene con te allora puoi anche restare a casa. Ci vuole competenza, attenzione e anche un bel po’ di coraggio, ma non puoi concederti distrazioni, ci si muove in zone dove il pericolo è sempre dietro l’angolo, bisogna essere lucidi e coordinarsi sempre.
    Proprio per questo ci siamo recati a Coppito, nella Scuola Sottufficiali della Guardia di Finanza de L’Aquila, diventata in poche ore il cuore del coordinamento dell’emergenza gestita dal Sistema Nazionale di Protezione Civile. Ci riposavamo lì la notte, nella palestra, sui sedili degli spalti, scomodi, ma almeno al sicuro. Il rumore sordo che la struttura in ferro faceva ad ogni scossa però non lo dimenticherò mai.”

    Con il passare dei giorni a L’Aquila, e nei paesi vicini, la situazione è sempre più chiara, il centro storico non esiste più, così come anche il patrimonio artistico e culturale, quasi del tutto distrutto, ci vorranno anni per tornare alla normalità, grandi passi sono stati fatti ma tutt’ora c’è ancora molto da fare. Si conta che nei primi mesi d’emergenza, siano intervenute circa 70.000 persone che, a vario titolo, hanno prestato soccorso e assistenza ai cittadini colpiti dal terremoto.

    “Andavamo e venivamo da Roma, alternandoci con le altre squadre della nostra Associazione e con quelle di altri gruppi di volontariato, ed ogni volta che tornavo a casa, dai miei genitori, anche se stanco e sollevato di rivedere la mia famiglia, il mio primo pensiero era quello di tornare lì, tra quella gente. Le prime notti sognavo il terremoto, mi tornavano alla mente i momenti vissuti nelle prime ore dell’emergenza. Succede sempre, è successo anche quando ho vissuto l’alluvione di Sarno e Quindici”.

    “Quando siamo stati assegnati all’area di accoglienza di San Vittorino, una frazione de L’Aquila, ogni volta che da Roma tornavamo al campo ad aspettarmi c’era sempre Franca, una signora vedova che ormai era come una zia per noi. Si confidava, ci raccontava la sua vita, le giornate sono lunghe da passare quando non hai più una casa. Il giorno del mio compleanno mi telefona ancora per farmi gli auguri”.

    Pierpaolo, insieme a molti altri volontari, negli anni, ha partecipato anche ad altre emergenze che hanno interessato il XV Municipio, senza mai risparmiarsi e con il giusto carico di energie che un evento calamitoso richiede.

    Un giorno durante l’alluvione che ha coinvolto il quartiere Prima Porta nel 2014, arrivati in località Macelletto, ci siamo accorti che una donna era rimasta incastrata nella sua casa con mezzo metro di fango all’interno. Siamo riusciti a trarla in salvo, faticosamente, ma ci siamo riusciti. Il bello di essere volontari è quello di sentirsi sempre utili e portare aiuto alla gente. Ci mettiamo sempre lo stesso impegno, lo stesso che abbiamo messo per tutti i mesi trascorsi a L’Aquila, sembra passato così poco tempo…”.

    Invece sono passati dieci anni da quel 6 aprile, ma i trecentonove rintocchi della campana che celebrano le vittime di quella notte sembrano ancora risuonare. Fin qui.

    Vichi Zeta

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