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Autismo, casa-famiglia pronta sulla Cassia ma chiusa da 2 anni

oikos
Galvanica Bruni

Nasce nel lontano 1997 l’Associazione “OIKOS, una casa per vivere ”, una onlus formata dai genitori e parenti di ragazzi e adulti affetti da autismo. Un’iniziativa non solo sociale, ma soprattutto famigliare, alla cui base vi è la volontà di offrire uno spazio a questi giovani in cui vivere, condividere emozioni e interessi e sentirsi a casa.

Il termine òikos significa infatti famiglia o casa. Un oikos era l’unità di base della società nella maggior parte della città-stato greche e comprendeva tutte le persone che vivevano nello stesso ambiente domestico. E’ così anche per OIKOS onlus?

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Francesca Trionfi, uno dei tanti genitori che fa parte di questo progetto, nonché pioniera nella nascita dell’associazione, ne parla con VignaClaraBlog.it. Mamma di Costanza, una ragazza autistica di 34 anni, ci ha raccontato un po’ in cosa consiste “Una casa per vivere”, ma anche delle tante difficoltà che ci sono dietro queste iniziative.

Come nasce OIKOS 

Oikos è un progetto nato più di vent’anni fa, con lo scopo di offrire una casa, un posto in cui vivere e condividere con altri ragazzi e parenti, la sfida quotidiana dell’autismo. Una missione che poggia sulla volontà di garantire una vita dignitosa a questi ragazzi, permettendogli di esprimere il proprio essere adulti e la possibilità di guadagnare maggiore autonomia.

Ad oggi la struttura è composta da due case famiglia funzionanti e una terza abitazione ferma da due anni.
La prima è nata nel 1998, all’interno del XIX Municipio, per poi trasferirsi nel 2014 in una villa con giardino in via Lomazzo, zona Prima Porta-Valle Muricana. Questa prima struttura ospita un gruppo di 7 ragazzi, affiancati dai famigliari e dai collaboratori medici.

La seconda casa famiglia è nata qualche tempo dopo, nel luglio del 2006, anche grazie a una convenzione con il Comune di Roma che ha trovato la sede in via di Baccanello, a Cesano; oggi ospita un gruppo di 8 ragazzi.

E da oltre due anni potrebbe essercene una terza a La Giustiniana, sulla Cassia, se non fosse per la lentezza dell’iter burocratico per rilasciare l’autorizzazione al progetto.

Come opera

Accanto al lavoro svolto da genitori, fratelli e parenti, vi è quello di un team clinico, dedito all’educazione e all’assistenza, anche psicologica degli ospiti. Un’azione svolta su più livelli e con diverse competenze, che rende possibile per questi ragazzi instaurare relazioni e rapporti di fiducia, non solo con i propri cari e con altri ragazzi, ma anche con personale qualificato, capace di riconoscere e rispondere alle differenti esigenze di ognuno degli ospiti.

Una Onlus, che poggia principalmente su un sistema di autofinanziamento, in quanto la maggior parte delle spese è direttamente a carico delle famiglie dei ragazzi. Tuttavia, per mantenere attiva una realtà di questo tipo, è di fondamentale importanza ottenere un sostegno attraverso fondi istituzionali.

Accordi, quelli relativi ai sostegni economici, non sempre facili da concludere, come spiegato dalla signora Francesca e che spesso hanno determinato non pochi problemi, come quello relativa all’apertura della terza struttura dell’associazione.

Terza casa pronta da 2 anni ma chiusa: manca ok da Asl

Un’associazione, quella di OIKOS, che racchiude tutto l’amore e il rispetto che si possono trovare in una vera famiglia. Sentimenti che ben si colgono nelle parole di Francesca Trionfi, le quali si fanno ben più amare nel momento in cui ci parla dell’apertura della terza casa.

Esprimo il mio sconforto per l’ennesima dimostrazione della distanza che intercorre tra cittadini e Istituzioni. Sono perfettamente consapevole delle mille sfaccettature della burocrazia, ma continuo, dopo anni, a non comprendere. Perché, ogni volta che un gruppo di familiari si organizza per rendere il futuro dei propri cari “speciali” dignitoso e degno di essere chiamato vita, escono fuori mille e mille problematiche? Perché non si rispetta il sano principio dell’autodeterminazione? Perché, invece che “rimpallare” le competenze tutte le Istituzioni non si mettono intorno ad un tavolo per trovare una soluzione? Si parla tanto di politiche in favore della disabilità, si parla tanto di partecipazione attiva e poi, i soldi per realizzare tutto questo non ci sono mai.»

Francesca si riferisce a una bellissima villa situata sulla Cassia, a La Giustiniana, il cui affitto viene pagato da loro, dai genitori e da oltre due anni, ma che ad oggi è ancora inaccessibile.

Le autorizzazioni necessarie sono state rilasciate sia dal dipartimento delle Politiche sociali che dal Campidoglio, ma mancano le “determine” delle ASL, necessarie per l’inserimento dei nuovi ospiti.

Nel caso delle prime due strutture, le sovvenzioni a sostegno del progetto sono arrivate direttamente dal Comune di Roma; nel caso di quest’ultima, a causa di mancanza di bandi, i famigliari sono stati costretti a far capo alle ASL. Quest’ultime però, devono approvare il progetto individuale presentato dall’associazione, relativo a ogni singolo ragazzo.

In questo momento, l’accesso alla nuova struttura sarebbe dunque possibile in quanto approvata dal comune di Roma dopo due anni di peripezie, ma mancano i finanziamenti per aprirla e mandarla avanti. In attesa della nuova casa ci sono 5 ragazzi, le cui famiglie da oltre due anni stanno pagando l’affitto di 2800 euro al mese senza potervi accedere. Accesso che potrà essere reso effettivo solo una volta che verranno approvati i singoli progetti di OIKOS da parte delle ASL di Roma1 e Roma2 e i cui tempi pare siano ignoti a tutti.

Francesca Romana Papi

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1 commento

  1. La consulta dei comitati di quartiere del municipio si rende disponibile a supportare .
    Potete intervenire nella prossima seduta del 26 febbraio 2019 presso la sala consiliare di via Flaminia alle 16.30. il coordinatore.

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