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Cassia, applausi per “Lo Studio in Rosso” al Ciak

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In scena fino al 17 febbraio al Teatro Ciak di via Cassia 692, “Uno Studio in Rosso” è l’eccellente trasposizione del primo romanzo che Sir Arthur Conan Doyle dedicò alle indagini di Sherlock Holmes.

Targata Stabile del Giallo, diretta da Anna Masullo (leggi qui la nostra intervista) e interpretata da sette attori, la rappresentazione (abbiamo assistito alla prima) è brillante e coinvolgente per diverse ragioni.

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In una casa disabitata viene trovato un cadavere. Sul muro, una sola parola, RACHE, scritta con il sangue. Ma il sangue non appartiene al morto. Sul caso viene interpellato Sherlock Holmes, che si è appena trasferito al numero 221b di Baker Street insieme al dottor John Watson…

La regista Anna Masullo riesce nella complicata e duplice impresa, non solo di rispettare, ma anche di condensare in due ore (più l’intervallo) un libro verboso e assai descrittivo, che è considerato a buon diritto come un autentico classico della letteratura gialla. Lo spettacolo si muove agile e scattante, possiede una fluidità narrativa ragguardevole, anche a causa della scelta di raccontare le due vicende contenute nel romanzo in maniera alternata e non una dopo l’altra.

In questo modo, le “cantonate” e le rivelazioni, le deduzioni e le svolte,  le situazioni ironiche e quelle drammatiche arrivano al momento giusto – né troppo presto, né troppo tardi – e, alla fine, ciò che scorreva in parallelo si salda armoniosamente e senza strappi in una storia unica.

Così selezionate, asciugate ed impreziosite da trovate stilistiche di grande efficacia, le pagine di Conan Doyle, evidentemente non scritte per il teatro, diventano una gioia per gli occhi, suggestioni visive brillanti e talvolta dolorose, parole scintillanti che si materializzano attraverso scene costruite con il talento artigianale che, a nostro avviso, è il marchio di fabbrica della compagnia dello Stabile del Giallo.

Molto convincente, poi, la decisione di introdurre nella narrazione principale alcuni elementi tratti da “L’Ultima Avventura” e “La Casa Disabitata”, gustosi innesti che contribuiscono a regalare al pubblico una vera e propria Sherlock Holmes experience e un finale tutto da scoprire.

Sul palco si muovono sette attori (da sinistra Fabrizio Bordignon, Alessandro Parise, Camillo Marcello Ciorciaro, Mariachiara Di Mitri, Giovanni Carta, Massimo Cimaglia, Lorenzo Venturini) e tutti si comportano assai bene, prima ingolosendo e poi facendo assaporare agli spettatori tutte le prelibatissime portate che hanno reso l’opera di Conan Doyle un banchetto sopraffino per gli amanti del genere (e non solo): l’algida scienza della deduzione di Holmes, l’ammirazione e l’amicizia che Watson nutre per il suo coinquilino, la goffaggine di Scotland Yard incarnata da Lestrade e Gregson e, nel caso specifico, il carattere drammatico e struggente della storia che – in un altro luogo e in un altro tempo – è all’origine dell’inchiesta.

Come spesso succede – e la cosa non è mai sottolineata abbastanza – il successo di una rappresentazione è ascrivibile non solo a chi dirige e a chi recita, ma anche alle persone che lavorano dietro le quinte.

Applausi non scontati, dunque, anche per Alessandro Molinari (musiche), Susanna Proietti (scene e costumi), Marco Catalucci (luci e fonica) e Mario Di Gregorio e Diego Caccavallo, che hanno (letteralmente) costruito una scenografia assai funzionale, in quanto si presta a moltissime trovate narrative.

Giovann Berti 

NdR: I biglietti sono in vendita al botteghino del Teatro Ciak (dal martedì al sabato 9-13 e 15-19; domenica 10.30-13 e 15-17) e su www.ticketone.it.

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