Home ATTUALITÀ “Huè 1968”: l’anno cruciale della guerra nel Vietnam

    “Huè 1968”: l’anno cruciale della guerra nel Vietnam

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    Galvanica Bruni

    La guerra del Vietnam è ancora una ferita aperta negli Stati Uniti; si trattò infatti di una guerra lunga (15 anni), sanguinosa, condotta male e del tutto inutile: terminò con un frettoloso ritiro che espose l’Esercito del Sud alla feroce rappresaglia dei vietcong.

    A narrare una delle più difficili e sanguinose battaglie dell’intera guerra è il formidabile Mark Bowden già autore di “Black Hawk Down” il libro da cui è stata tratta l’omonima pellicola diretta da Ridley Scott (sicuramente uno dei più bei film di guerra della storia del cinema).

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    Per la nostra rubrica “cibo per la mente” oggi parliamo di “Hue’ 1968” (Ed. Rizzoli, 24 Euro, 618 pag.), la narrazione drammatica ma epica dei combattimenti che per 21  giorni incendiarono l’antica cittadina di Hue’ e che videro protagonisti da una parte l’Esercito Regolare del Nord e dall’altra i “marines” USA.

    L’offensiva contro 30 cittadine del Sud-Vietnam  fu sferrata in occasione della festa del Tet, il capodanno vietnamita, dopo una preparazione durata mesi e svolta in totale segretezza; la sorpresa fu enorme per i vertici militari USA che peraltro sottovalutarono la portata dell’evento. Huè fu conquistata e tenuta per quasi un mese fino a quando i marines, a prezzo di gravissime perdite, riuscirono a liberarla. Ma fu l’inizio della fine della guerra del Vietnam.

    I combattimenti di Huè sono stati ricostruiti da Bowden grazie alle testimonianze dei sopravvissuti rintracciati dopo 50 anni (un tempo perfetto secondo Bowden per scrivere un libro di storia); testimonianze dettagliate e drammatiche che raccontano istante per istante la durezza e la inumanità dei combattimenti condotti in una città praticamente rasa al suolo.

    I soldati americani furono costretti ad avanzare metro per metro all’interno della Cittadella protetta da alte mura esponendosi cosi al fuoco rabbioso dei tenaci guerriglieri e dei cecchini.

    La tradizione dei marines USA che vuole che nessun ferito o caduto venga lasciato sul terreno fu all’origine di un impressionante numero di feriti o morti (l’aspettativa di vita di una marine era di pochi giorni; quella di un portaferiti di appena 3).

    Il libro di Bowden, sebbene corposo (600 pagine), è straordinariamente coinvolgente; la sua narrazione asciutta e a volte spietata rapisce letteralmente il lettore che si ritrova proiettato tra le macerie di Huè, tra esplosioni e colpi di artiglieria. Alcune foto inserite nel libro e scattate da fotografi allora quasi del tutto sconosciuti rendono ancora più emozionante la lettura.

    Mark Bowden è un gran narratore e ce lo ha dimostrato con “Black Hawk Down”; chi ha apprezzato la  narrazione dei combattimenti condotti dai “Rangers” a Mogadisho non potrà  rimanere indifferente leggendo “Hue’ 1968”.

    Francesco Gargaglia

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