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Auditorium, Ezio Bosso in viaggio verso Nuovi Mondi

ezio bosso
Duca Gioielli

E’ sempre più difficile parlare, perché ci sarebbe troppo da dire e qui abbiamo tanto da dare. Mi fregano sempre con l’Accademia [Nazionale di Santa Cecilia] perché l’anno scorso era il concerto più importante della mia vita, quest’anno peggio: è ancora più importante dell’anno scorso..” Con queste parole, interrompendo un diluvio di applausi, Ezio Bosso ha aperto nella serata di giovedì 12 luglio il suo concerto alla guida dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia nella cavea dell’Auditorium stracolma di pubblico.

Il maestro, con la bacchetta stretta tra i denti novello pirata delle sette note, è stato appena preso dalla carrozzella e issato dai suoi collaboratori sullo sgabello da direttore; da questo momento in avanti sarà lui a innalzarsi e a innalzarci fino a quei “Nuovi Mondi” che danno il titolo al concerto in omaggio ai due brani scelti per la serata: la Sinfonia N. 1 per violoncello e orchestra “Oceani” (solista per questa tournée Luigi Piovano, primo violoncello dell’Accademia di Santa Cecilia), scritta dieci anni fa dallo stesso Bosso, o meglio dal Bosso di allora che convive con quello odierno nonostante la ritrosia di quest’ultimo a portarselo dietro, e la Sinfonia N. 9 di  Antonín Dvořák (pronuncia Antonìn Vorjak), ai più nota come “Sinfonia dal Nuovo Mondo”.

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La fusione con il pubblico è totale: le sue parole, la sua gestualità, la sua dirompente fisicità a discapito della sindrome neurodegenerativa che affligge il suo corpo, certo non il suo spirito, e soprattutto le note, che, dirette dalla sua bacchetta, si sviluppano dagli strumenti dei professori d’orchestra, accerchiano in un amplesso panico il numeroso pubblico, il quale, contravvenendo alle rigide regole del bon ton dell’ascoltatore di musica classica, ricambia con uguale passione e sentimento facendo partire ad ogni pausa tra un movimento e l’altro scroscianti e lunghi applausi, applausi che il maestro accoglie ed amplifica.

I più fortunati, che per tempo hanno saputo e potuto, hanno anche assistito alle prove generali del giorno precedente, cui l’Accademia di Santa Cecilia ha consentito l’accesso a chi era in possesso del biglietto per il concerto.

Le due opere si rincorrono a vicenda su diversi piani spazio-temporali: quella di Dvořák è stata composta nel quadriennio 1892-95 in cui il compositore ceco aveva lasciato la sua terra per andare a dirigere il National Conservatory of Music di New York, che appunto era per  Dvořák il nuovo mondo, ma per giungere qui bisogna prima migrare attraverso quegli Oceani che danno il titolo alle note impresse sul pentagramma dal Maestro Bosso più di un secolo dopo e che non sarebbero mai esistite se prima qualcun altro, ispirandosi agli spirituals americani e alle melodie delle danze e delle ninne nanne slave, non avesse scritto appunto quella Sinfonia dal Nuovo Mondo.

Vale la pena anche ricordare che tale sinfonia, che a questo link può essere ascoltata introdotta da Michele Dall’Ongaro e Michele Pappano nonché diretta da quest’ultimo, nel 1969, prima di influenzare Ezio Bosso che nascerà solo due anni più tardi, è arrivata sulla Luna al seguito di Neil Armstrong, il primo uomo a chiedere la “cittadinanza selenita”.

Ezio Bosso nella sua direzione trascende il qui e ora, va oltre le gioie e le miserie quotidiane e tutti ci conduce in quei nuovi mondi, la cui creazione è l’essenza profonda della musica e così le due ore abbondanti di concerto passano veloci ed emozionanti.

Non manca molto a mezzanotte quando lievi si spengono le ultime note dell’Allegro con Fuoco dell’opera di Dvořák, si scatena l’ultimo applauso e poi lentamente ci avviamo verso i giorni e i mondi che ci restano con la convinzione profonda che per affrontarli altro non ci servirà oltre cinque righi, quattro spazi e una bacchetta che abbia il coraggio di puntare al cielo e oltre. Grazie maestro.

↓seppe Guernica Reitano

NdR: a quanti, ahi loro, non conoscano il Maestro Ezio Bosso si consiglia vivamente la visione di questa puntata de “I dieci comandamenti” di Domenico Iannacone trasmessa su Rai3 il 10.12.2017

 

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2 COMMENTI

  1. È stata una emozione dall’ inizio alla fine del concerto,torni a casa con il cuore gonfio di gioia e trionfo alla vita, grazie grandissimo maestro!!

  2. Il concerto é stato meraviglioso, una esecuzione indimenticabile,
    A onore della levatura del Maestro vorrei fare una precisazione: la nona di Dvorak é stata scritta tra il 1892 e il 1893, infatti la prima si é tenuta alla Carnegi Hall il 16 dicembre 1893 (durante il concerto, data l’emozione del momento, la data é stata confusa)

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