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Tomba del Gladiatore, la carneade della Flaminia in via Vitorchiano

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Galvanica Bruni

Per me venire in Italia è sempre un grande piacere. Non mi sono mai fermato più di dieci giorni e invece la mia intenzione sarebbe quella di trasferirmi qui per un po’ di tempo in futuro“. Così ha dichiarato ieri Russell Crow intervenuto al Colosseo dove si è tenuta una proiezione speciale del film “Il gladiatore” con esecuzione live delle musiche di Hans Zimmer ad opera dell’Orchestra Italiana del Cinema.

E se veramente si trasferisse a Roma per qualche tempo forse troverebbe una mezza giornata libera per andare a visitare – perchè a lui di certo sarebbe consentito –  la cosiddetta Tomba del Gladiatore, ovvero il Mausoleo di Marco Nonio Macrino in via Vitorchiano, sulla Flaminia.

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Chissà se il buon Russell ricorda che fu uno dei più accesi difensori del Mausoleo quando la Sovrintendenza di Stato ipotizzò di reinterrare l’area non disponendo dei tre milioni di euro necessari per valorizzarla ed aprirla al pubblico.

L’attore fu infatti uno dei protagonisti della petizione che, promossa dall’American Institut for Roman Culture,  scavalcò gli oceani per fermare quella decisione che stava facendo rizzare i capelli a studiosi, ricercatori e storici. Tutto questo accadeva nel 2012.

Il Mausoleo non venne reinterrato ma da allora l’area continua ad essere chiusa mentre una testimonianza così preziosa, una stupenda impronta del passato di Roma lasciata qui, a Roma Nord, andrebbe aperta alle scuole, al turismo, ai romani, andrebbe illuminata notte e giorno, andrebbe fatta studiare marmo dopo marmo.

Per chi non la conosce va subito detto che si tratta della scoperta archeologica più importante degli ultimi 30-40 anni. Sulla Flaminia, in via Vitorchiano, un intero tempio romano, completo di colonne in marmo e frontoni, in un’area intatta e ben conservata comprensiva di un affascinante tratto dell’antica via Flaminia, è lo straordinario spettacolo emerso nell’autunno del 2008, ben conservato dal fango, sette metri sotto il livello della ferrovia Roma Viterbo.

via vitorchianoUn sito composto da numerosi e grandi blocchi di marmo con timpani, da lastre decorate, da capitelli meravigliosamente scolpiti e da tante iscrizioni che hanno poi consentito di accertare che si trattava della tomba di Marco Nonio Macrino, grande generale vissuto tra il 111 ed il 175 d. C., originario delle terre di Brescia.

Ma in quell’area che gravita su un lotto potenzialmente ancora edificabile, area chiusa al pubblico nonostante la grande ricchezza dei reperti custoditi, non c’è solo il mausoleo di Marco Nonio Macrino e uno stupendo tratto dell’antica via Flaminia,  c’è una vera e propria necropoli militare con un numeroso gruppo di stele di pretoriani, che lascia spazio all’ipotesi di un’area, o almeno un monumento, a loro espressamente dedicato.

Oltre alla presenza della tomba di Macrino e di due sepolcri monumentali, di cui uno sicuramente attribuibile a un console vissuto sotto Adriano, sono stati recentemente riportati alla luce anche i resti marmorei di un sepolcro a dado e di un sepolcro ad altare.

Lo spettacolo che balza agli occhi dei pochi fortunati che hanno avuto modo di visitare il sito, come si evince dal nostro servizio fotografico del 2011, risulta particolarmente sensazionale in quanto i grandi blocchi marmorei pertinenti a colonne, capitelli, timpani, lastre decorate ed iscrizioni vengono alla luce in gruppi monumentali scomposti ma di facile connessione con un sorprendente effetto scenografico.

E’ un grande, enorme peccato che questo piccolo ma preziosissimo “foro romano”, una vera perla per il territorio di Roma Nord, non sia accessibile ai romani e ai turisti restando nascosto dietro un anonimo cancello là, in fondo a via Vitorchiano.

Edoardo Cafasso

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