Home PONTE MILVIO Crollo a Ponte Milvio, un residente: “Una vicenda vergognosa”

Crollo a Ponte Milvio, un residente: “Una vicenda vergognosa”

Lettera aperta di un residente: "l'approccio burocratico del Campidoglio alla vicenda è prova inconfutabile che Roma è arrivata al fondo del barile..."

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“E’ incredibile quello che è accaduto dal 24 settembre 2016 ad oggi, e chissà ancora fino a quando. L’assoluta assenza nella gestione di una emergenza da parte della amministrazione capitolina dimostra l’incapacità profonda dei nostri rappresentanti a tutti i livelli. Questa vicenda è vergognosa sotto tutti i punti di vista ed è esemplare nel certificare quanto il sistema capitolino sia allo sbando a 360°.”

Senza mezze parole, si esprime così  Alessandro Spadaro, residente al civico 7E di via della Farnesina, immobile adiacente a quello crollato, in una lettera aperta che ha inviato a VignaClaraBlog.it con richiesta di pubblicazione.

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La lettera inizia ricordando appunto quel 24 settembre, quando intorno alle 2 di notte veniva a crollare per cause ad oggi sconosciute la palazzina al civico 5 di via della Farnesina.

“Nella giornata precedente il crollo – scrive Spadaro – i condomini avevano richiesto l’intervento dei vigili del fuoco, i quali, dopo sopralluogo, si limitavano a suggerire di evacuare cautelativamente solo una parte della palazzina mentre, per la parte restante, consentivano il rientro. I condomini, nelle ore successive, individuando nuove crepe, richiedevano invano un altro intervento dei vigili del fuoco. Risultato: la parte della palazzina crollata nelle ore successive notturne è stata quella dove i vigili avevano rassicurato che si poteva stare! E’ rimasta in piedi invece quella che presumibilmente era più a rischio! Non risulta ad oggi – per quanto ne so – nessun provvedimento preso verso quei vigili che intervenuti hanno messo a rischio l’incolumità di decine di persone. Soltanto l’insonnia di un condomino ha permesso a coloro che erano all’interno della palazzina – e di quelle limitrofe – di salvare la pelle.”

“Il sindaco Raggi nelle ore successive al crollo si è presentata a dare rassicurazioni ai cittadini colpiti da questa tragedia, affermando: “non vi lasceremo soli”. Nessuno l’ha più vista e fino al 25 ottobre, ovvero a distanza di un mese dal crollo, non ha preso alcuna iniziativa per la gestione di una emergenza che, sotto diversi profili, ha condizionato un intero quartiere ed ha rappresentato fisicamente un pericolo per la comunità e per i fabbricati limitrofi, nonostante i solleciti di sfollati, residenti, commercianti etc. Poi, il 25 ottobre, il sindaco Raggi firmava un’ordinanza che obbligava i proprietari della palazzina crollata a demolirla a loro spese”.

“L’unico intervento concreto della amministrazione cittadina durante questa vicenda – sottolinea Spadaro – è stato quello di fornire un sostegno alloggiativo  in residence per gli sfollati, ovvero i residenti della palazzina crollata al n. 5 e i residenti delle palazzine limitrofe non più agibili per motivi di sicurezza (civici 3, 7c, 7e). Questo vuol dire che dal 24 settembre ad oggi decine di persone sono state ospitate in residence a costo del Comune di Roma per diverse migliaia di euro di spesa pubblica.”

“In questi 4 mesi – incalza Spadaro facendo un po’ di conti – i costi causati dall’immobilismo della amministrazione comunale sono stati enormi. Infatti, oltre al sostegno alloggiativo, bisogna considerare la presenza quotidiana nella zona del crollo di vigili del fuoco con automezzi, più vigili urbani e poliziotti che per la gran parte dei 4 mesi hanno vigilato 24 ore su 24. Ma non solo, un intero quartiere condizionato da un’ampia area chiusa che ha determinato un impatto commerciale devastante con i negozianti che hanno dovuto subire un crollo delle vendite e, in alcuni casi, la chiusura del loro esercizio commerciale. E non dimentichiamo il traffico in tilt per tutta l’area e fino alle zone limitrofe della Cassia, Camilluccia e di Vigna Clara. Senza poi considerare che tutto questo tempo speso, non si sa per cosa, ha determinato rallentamenti e probabili condizionamenti nelle indagini necessarie a comprendere le cause del crollo ad oggi sconosciute. Ovviamente i periti tecnici non potevano iniziare a verificare le condizioni del sottosuolo fino a che non fosse stata demolita la palazzina.”

E di passo in passo si arriva alla famosa seduta straordinaria del Consiglio Comunale del quale Alessandro Spadaro fu testimone e che ricorda così.
“Il 17 novembre, a distanza di due mesi dal crollo, su sollecitazione delle forze politiche di opposizione viene convocato un consiglio straordinario comunale. Il sindaco Raggi si presenta e legge una paginetta delle cose che sono state fatte grazie all’intervento della sua amministrazione. In particolare viene sottolineato lo sforzo per il sostegno alloggiativo. Fra le varie cose, il sindaco esprime l’intenzione di verificare la fattibilità di utilizzare i fondi del terremoto (soluzione a dir poco creativa che non avrà comprensibilmente seguito, se non ironia da parte di alcune testate giornalistiche). I cittadini coinvolti nella vicenda – fra cui il sottoscritto – partecipano numerosi alla riunione comunale, con la speranza che qualche decisione venga presa e chiedono durante la riunione di poter intervenire per testimoniare quanto stavano vivendo. Ma il presidente del Consiglio non concede loro la parola, devono limitarsi quindi al ruolo di uditori in una riunione dove, su sollecitazione delle opposizioni, viene deliberato un tavolo di concertazione fra tutte le parti per la gestione di questa emergenza, a distanza appunto di due mesi. Ad oggi non mi risulta che il tavolo di concertazione abbia prodotto alcun risultato”.

E arriviamo alla demolizione avvenuta lunedì 9 gennaio al termine della quale un enorme cumulo di macerie ha sostituito la palazzina.
“Siamo quindi al 9 gennaio 2017, quasi quattro mesi dalla vicenda del crollo. Finalmente i proprietari del civico 5 sono stati autorizzati ad intervenire per la demolizione e, in circa otto ore di lavoro, il palazzo è demolito. Un giorno di lavoro, quasi quattro mesi di immobilismo che ha pregiudicato la quotidianità di un quartiere, ha prodotto costi comunali enormi, ha messo a rischio la sicurezza delle palazzine adiacenti che potevano essere colpite qualora il palazzo semi crollato avesse ceduto.”

“Perchè tutto questo?” si chiede Spadaro spiegando che, secondo lui, “se si fosse intervenuti immediatamente con l’intenzione di gestire una emergenza tutti questi soldi pubblici sarebbero stati risparmiati e, magari, si potevano aiutare concretamente i cittadini colpiti da questo dramma – di cui ancora non si conosce la causa – che hanno dovuto subire anche la beffa di demolire a loro spese la casa crollata e persa.
Ma non è ancora finita. Il palazzo ora è stato demolito a spese dei proprietari, ma ancora molti giorni serviranno a liberare l’area e poi si dovrà passare a capire cosa sia successo, prima che si possa ritornare alla normalità per gli abitanti delle palazzine limitrofe che auspicano un rientro a casa.
E coloro che invece la casa l’hanno persa? Sono soli e dovranno cavarsela da soli per cercare un ritorno alla normalità in una nuova casa”.

“Questa vicenda rappresenta il fallimento di una intera comunità. L’assoluta inadeguatezza dei suoi rappresentanti democraticamente eletti ma incapaci di gestire l’interesse pubblico assumendosi la responsabilità necessaria ad esercitare il proprio ruolo di amministratori pubblici. Gestire il crollo di una palazzina come un fatto ordinario, come se si trattasse di un piccolo crollo di un cornicione, con un approccio a dir poco burocratico, perché questo è accaduto, è la prova inconfutabile che Roma è arrivata al fondo del barile”.

Alessandro Spadaro
Uno dei residenti al civico 7E di via della Farnesina

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11 COMMENTI

  1. Fallimento?
    L’intera giunta si mobilita su un problema “causato da chi e come non si sa” e lo chiama fallimento? 3 mesi appunto dopo tre mesi viene demolita i residenti sono stati sistemati cos’altro pretende il sign. Spadaro? La giunta sta lavorando sulle lacune lasciate da altri mi sembra piu che sufficiente .

    • Ecco, questo commento spiega chiaramente il perché in questo paese ci si sia assuefatti all’inefficienza, alla burocrazia ed all’incapacità di governo. Tre mesi e mezzo di immobilismo non hanno alcuna giustificazione plausibile. Ma l’operato viene giudicato più che sufficiente…

      • ma giudicato da chi, da chi è di parte ? un giudizio che non ha nessun valore se non quello di dimostrare tanto cinismo davanti a un dramma che ha colpito i proprietari della palazzina. Cara Raffaella, “l’intera giunta si mobilita” ?? Proprio sicura sicura “l’intera” giunta ce lo può dimostrare vero ? La palazzina è stata demolita a spese dei proprietari lo sa ? 30.000 euro a testa hanno tirato fuori mentre poteva farlo il comune e lei dice di che si lamenta il signor Spadaro ? Io dico ma si vuole informare tre secondi prima di aprire bocca ? Bella poi quella che la giunta sta lavorando sulle lacune degli altri, ora ci vuole dire che la palazzina è crollata per colpa di Marino ?
        Raffaella ma perchè non ha contato fino cento prima di scrivere tutte queste cose ?

    • Allora ricapitando, signora Raffaella. Per lei è più che sufficiente:
      1. che un vigili evacui mezzo palazzo nell’area non crollata e che quel vigile non sia oggetto di alcun provvedimento neanche cautelativo;
      2. che 10 nuclei familiari su 70 siano siano posizionati in residence a spese della cittadinanza per 80€ al giorno totale 100.000€, che gli altri 60 nuclei siano fuori casa da quasi 4 mesi; che la cittadinanza si accolli le spese di vigili, attrezzature, licenziamenti di commesse, senza altresì supportare cittadini in difficoltà
      3. che un palazzo sia mantenuto pedicolante con rischi di crollo su palazzi limitrofi per oltre 3 mesi, con pericolo evidente di pubblica sicurezza urbana;
      4. che un sindaco prometta di non lasciare soli i cittadini di fronte ad una tragedia e poi li intimi di pagare 280mila euro per abbattere il proprio palazzo crollato con tutte le proprietà all’interno per motivazioni sconosciute; che tale intimazione rallenti per evidenti motivi le attività di demolizione che sarebbero dovute essere esercitate con solerzia visto il rischio sui palazzi limitrofi .

      signora Raffaella la sua idea di comunità civile è alquanto irragionevole e preoccupa per il futuro della nostra povera patria.

  2. Tutto perfetto, ma c’è un quartiere adesso che brama di tornare alla quotidianità/normalità sottratta anzi amputata dalla vicenda, incresciosa e raccapricciante. Commercianti, viabilità, vicini di condominio, avranno adesso il diritto di rivedere una porta di ingresso che da sulla strada? Il lavoro degli inquirenti e degli ispettori deve ancora svolgersi su quello strozzamento di arteria che ha paralizzato una circoscrizione o può svolgersi sul posto senza che gravi sulla quotidianità dei residenti? Io sono sicuro che si sarebbe potuto fare di più per le persone coinvolte da questa reale catastrofe, se tutto il circondario non fosse stato coinvolto da chiusure, occlusioni, deviazioni, con le conseguenti perdite economiche e di tempo. Un dispiegamento di forze dell’ordine che non è riuscito ad eludere comunque quadruple file stile drive-in (mancava solo il servizio bar in auto), per tutte le vie che si dipanano dallo strozzamento, a salire e scendere. Ho visto parcheggi che sembravano numeri da Cirque du soleil, davvero complimenti. Ma quel che si chiede adesso è un minimo di normale viabilità, e un riferimento per chi vuol aiutare concretamente le famiglie che OGGI sono senza una casa che forse non hanno nemmeno finito di pagare.

  3. Condivido in generale l’articolo del Sig. Spadaro, serio, documentato, preciso, ed è comprensibile l’amarezza dei proprietari che si sono dovuti assumere un pesante onere senza ricevere alcun tipo di supporto dall’Amministrazione, se non quello dell’alloggio di alcune famiglie coinvolte nel crollo. Anzi, sento il dovere di ringraziarli, per la loro compostezza e per essersi fatti carico della demolizione, senza attendere le procedure della demolizione in danno, che avrebbero comportato chissà quale slittamento dei tempi.
    Naturalmente non so dire se le Autorità Comunali e la Procura della Repubblica, i due soggetti che maggiormente hanno condizionato la vicenda, potevano agire diversamente, ma la descrizione dei fatti del Sig. Spadaro è eloquente, se non ci sono norme che consentono di affrontare adeguatamente casi del genere, è necessario che le Autorità comunali si attivino, e se necessario anche il Governo Nazionale, per produrre normative più adatte e più efficaci, che consentano di affrontare casi del genere con più tempestività e maggiore tutela nei confronti delle persone coinvolte.
    Ma occorre ora guardare avanti e pensare alla ricostruzione e mi auguro che le Autorità diano il massimo appoggio per velocizzare i tempi delle necessarie autorizzazioni, e per concedere tutte le agevolazioni possibili e attivare strumenti finanziari per supportare i proprietari che stanno affrontando un danno così rilevante.
    Per il momento, vorrei chiedere con forza che, quanto meno, il Municipio si attivi immediatamente per la riapertura del transito pedonale e di almeno una corsia di traffico, che deve essere a scendere, per consentire il transito degli autobus. Non vedo infatti quali motivi di sicurezza possano impedire la circolazione, e mi sembra che ci sia spazio a sufficienza per il movimento dei mezzi addetti allo sgombero delle macerie.
    Carmine Perrone Comitato Ambiente e Legalità – Ponte Milvio

  4. La mia opinione sulle capacità di questa amministrazione è estremamente negativa, come peraltro sembra esserlo per un numero sempre maggiore di opinionisti e soprattutto di cittadini. Anche in questa triste vicenda del crollo della palazzina, la gestione da parte del comune poteva effettivamente essere gestita, per così dire, “meno peggio” di quanto sia stato fatto. Detto ciò non si può non considerare che l’amministrazione si muove all’interno di vincoli normativi ( primo tra tutti la responsabilità patrimoniale dei dirigenti) che non consentono di assumere iniziative efficaci e tempestive come invece dovrebbe avvenire ( ha ragione il Sig. Spadaro) specie quando le ripercussioni di un evento anche “privato” si riversa sul “Pubblico” (assistenza alloggiativa, impiego di personale h24 etc) e su una intera collettività (in termini di disagi per le attività, per la mobilità etc)
    C’è poi il capitolo degli accertamenti eseguiti dai vigili del Fuoco dopo le prime segnalazioni che obiettivamente meriterebbe di essere approfondito. Per quanto riguarda invece l’abbattimento, devo dire che se è vero che si poteva realizzare relativamente prima , è anche vero che si è rischiato di protrarlo per tempi ancora più lunghi di quanto non sia avvenuto ( e qualcuno sicuramente inveirà contro questa mia affermazione); Quello che però non si può dire o far credere, è che il Comune potesse “intervenire immediatamente”. L’amministrazione in questi casi deve necessariamente intimare prima al privato di eliminare la situazione di pericolo, e solo dopo può intervenire in prima persona se il privato non provvede ( c..d. procedura in danno). E’ bene sapere però, che la procedura in danno avrebbe comportato oneri ancor maggiori per i proprietari, e questo è testimoniato dal fatto che alla fine hanno preferito provvedere in proprio e grazie al senso di comunità che si è creato nel quartiere ( in caso contrario bastava che si astenessero dall’intervenire e lo avrebbe fatto il Comune) In altre parole il comune poteva abbattere immediatamente il palazzo se, ad esempio, avesse deciso di intimare ai privati di provvedere in due giorni (tanto per estremizzare il discorso), per poter quindi avviare subito l’iter comunale necessario all’abbattimento. Ma in questo caso si sarebbe fatto l’interesse dei proprietari? La speranza è che possano recuperare le somme sborsate, qualora le indagini riscontrassero responsabilità di terzi nel crollo. Nel frattempo, per loro e per il quartiere, auguriamoci un ritorno alla normalità

    • Analisi quantomeno tutte di buon senso. Solo un appunto in merito all’esecuzione in danno. Se è vero che il sindaco deve intimare prima ai proprietari e poi in caso di inadempienza assumersi direttamente la responsabilità, ritengo non immediata la connessione Esecuzione in danno = tempi lunghi.
      E’ proprio qui il vero problema ben sviluppato dall’analisi del Sig. Spadaro: l’immobilismo di questa giunta che, in questo episodio di ponte milvio, ha dimostrato tutto il pressapochismo e l’inefficienza tanto temuta. In un paese civile normale , visto l’evidente pericolo di crollo su altre palazzine, una amministrazione seria avrebbe esercitato i propri poteri connessi alla tutela della sicurezza urbana in tempi celeri e certi. Seguire la procedura di legge (art. 54 comma 4-7 TUEL) non significa necessariamente operare in 3-4-6 mesi, ma anche molto meno . Una amministrazione seria avrebbe ragionato con modalità estremamente pragmatiche, non trattandosi di una mera questione privata d un crollo di una palazzina in aperta campagna. Se quel palazzo fosse crollato a destra o a sinistra ed avesse danneggiato irrimediabilmente altri palazzi, di chi sarebbe oggi la responsabilità? dei proprietari del palazzo crollato o delle istituzioni? A maggior ragione nel caso in cui, come in questo caso, non sono state dimostrate responsabilità del crollo.
      Insomma, immobilismo e carenza decisionale, assunzione di un rischio ai danni del cittadino comune. Alla domanda del sig. Ghino se si sarebbe fatto l’interesse dei proprietari credo che, al netto di una responsabilità tutta da accertare, i diritti alla sicurezza delle abitazioni di altri cittadini limitrofi siano altrettanto importanti e da tutelare senza se e senza ma.
      Un saluto, Antonello Prati

  5. Le spese comunali per vigili,polizia, vigili urbani, mezzi attrezzature cittadini nei residence al comune,cioè a noi c’è costato molto più dei soldi spesi dai proprietari per demolire il Palazzo che è avvenuto in mezza giornata. C’è il fallimento della politica e di una capitale del mondo.

  6. @Antonello Prati
    ha ragione a dire che non c’è un nesso diretto tra lavori in danno e tempi lunghi; effettivamente questo poteva evincersi da quanto ho scritto. In realtà, non potendo dilungarmi ulteriormente, quando sostenevo che i tempi potevano essere anche maggiori, mi riferivo al fatto che spesso le le Diffide che intimano al privato di ripristinare lo stato dei luoghi e/o eliminare una situazione di pericolo, vengono impugnate innanzi al TAR ( altro punto dolente di questo paese) dal destinatario dell’ordinanza e questo, come noto, rischia di innescare ulteriori tempi burocratici per la soluzione del problema. Potrei fare molti esempi, ma uno per tutti: la frana da una proprietà privata che blocca via Cassia Antica il 31 Gennaio 2014, quindi la Diffida del Comune di Roma al proprietario e il ricorso al TAR di quest’ultimo che determina un rallentamento nei tempi di messa in sicurezza e riapertura della strada. Solo a metà luglio riaprirà la via Cassia (vedasi articoli di archivio in proposito su VCB). Proprio in tal senso sostenevo che invece i tempi sono stati relativamente brevi grazie anche al senso di responsabilità e di comunità che si è manifestata. Si badi bene che in questo caso, dove non si può escludere responsabilità di terzi, il ricorso al TAR poteva essere una opzione tutt’altro che peregrina. Detto ciò e a prescindere da questa vicenda, solo chi non ha gli occhi non può vedere il pressapochismo di questa Giunta Comunale completamente inesperta e disorientata.

  7. @Ghino: caro Ghino concordiamo sul pressapochismo di questa giunta e – mio modesto parere – difficilmente ricordo esempi di tanta incompetenza. Mi è moto chiaro adesso il suo messaggio e condivido pienamente. Ha ragione, la cosa evidente in tutta questa vicenda è che i cittadini interessati (i proprietari per primi, ma anche i condomini delle palazzine limitrofe) hanno davvero dimostrato estrema lucidità civile, paradossalmente di molto superiore a quanto sviluppato dai rappresentanti del governo cittadino (municipio, assessore bilancio, sindaco su tutti) .

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