Home POLITICA XV Municipio, stesso elettore ma il voto è diverso

XV Municipio, stesso elettore ma il voto è diverso

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Duca Gioielli

Il fatto che a livello locale, dove la battaglia si fa quartiere per quartiere, i risultati delle elezioni risentano molto del profilo del singolo candidato non è solo una leggenda metropolitana altrimenti non si spiegherebbe come nel XV Municipio ci siano elettori che abbiano votato per Torquati (PD)  come candidato alla presidenza ma non per Giachetti come candidato sindaco.
Così com’è vero che Virginia Raggi (M5S), sempre nel XV Municipio, abbia preso più voti di quanti ne abbia avuti Stefano Simonelli, candidato pentastellato alla presidenza del municipio.
Eppure, in ambedue gli esempi, a votare è stata la stessa persona.

Dati alla mano e con i risultati definitivi del XV sia scheda azzurra (Comune) che scheda rosa (Municipio), vediamo se la teoria è corretta od errata.

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Partiamo dalla star del giorno, il Movimento 5 Stelle che ha sparigliato lo scenario politico.

Virginia Raggi è stata votata 19.684 volte, Simonelli 14.609; ma non solo, la lista per il Comune ha avuto 17.968 voti, quella per il municipio 14.057.
La sintesi è che più o meno 5mila elettori di Roma Nord hanno dato fiducia al M5S come potenziale nuova forza di governo del Campidoglio ma non del loro municipio. Forse perchè Simonelli non era conosciuto e poco s’è fatto conoscere?

Non cambia lo scenario, però si ribalta in ambiente centrosinistra.

A mettere la croce su Roberto Giachetti a Roma Nord sono stati in 15.969; a tracciare lo stesso segno su Daniele Torquati in 17.904. A votare la lista PD per il Comune sono stati in 10.365, a votare la stessa lista per il municipio 12.373.
Esattamente duemila elettori hanno dato o rinnovato la loro fiducia a Torquati e al PD locale guardandosi bene dal darla al candidato sindaco del PD e ai dem in corsa per il campidoglio. Significherà qualcosa?

E in casa Marchini si suona la stessa musica.

L’ing.Alfio ha avuto nel XV  11.127 voti mentre Mocci 12.605 battendo il suo “capo” con millecinquecento voti di preferenza in più. Come non ricordare quanta presa abbia Mocci sul suo territorio d’origine?

E non finisce qui. A dimostrare che essere o non essere conosciuto su e dal territorio a livello locale conta moltissimo lo dimostrano una volta di più i risultati in casa Fratelli d’Italia.

A Giorgia Meloni nel XV hanno dato fiducia in 14.395, a Isabella Foglietta in 12.272: duemila elettori della destra tradizionale e che poco hanno conosciuto Foglietta nei suoi tre anni scarsi di attività politica vieppiù sotto altre bandiere, hanno optato per altro candidato alla presidenza o non l’hanno proprio indicato.

E a confermare la teoria che il territorio conta e pure molto prendendo addirittura il sopravvento sugli ideali ecco ancora un paio di casi, sempre nel XV, dove Mario Adinolfi (Popolo della Famiglia) ha preso 435 voti, ben 300 in meno di Fabrizio Proietti Toppi “suo” candidato alla presidenza ma “storica” presenza della politica locale.
E che dire di Casapound? La destra verace del XV ha dato a Vittorio di Mario 1584 voti mentre Simone Di Stefano, candidato sindaco, ne ha avuti 1008. Dove sono andati i cinquecento in meno?

Riflessioni che sono già storia e che non scoprono nulla di nuovo tranne un fatto: il 19 giugno al ballottaggio non servirà solo essere noti ma bisognerà esser maestri nel pescare nei bacini altrui e in quello degli indecisi ricordando che l’assenteismo, storicamente,  al secondo turno è maggiore del primo.
Ma servirà soprattutto essere credibili fino in fondo e fino all’ultimo impegno preso.

Claudio Cafasso

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