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Dal Mali alla Flaminia: parla un ospite del Point Hotel

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Duca Gioielli

Sono settanta, vengono dal Gambia, dal Mali e dalla Nigeria, per lo più sono mussulmani. Tutti arrivati in Italia come migranti, alcuni in attesa del permesso di soggiorno, altri dei documenti di identità. Dormono in stanze di sette, otto o dieci persone. Siamo al Point Hotel, in via Flaminia 988.

Un hotel poco conosciuto, balzato alla cronaca a luglio 2015 quando la Prefettura vi destinò cinquanta rifugiati spostati temporaneamente da un centro di accoglienza sito a Ciampino.

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Torniamo all’estate 2015

Era il 4 luglio quando fu data la notizia che il Point Hotel era stato trasformato in un piccolo centro di accoglienza, sullo stile di quello chiuso a inizio giugno nel campeggio Tiber sulla Tiberina, e che la gestione era stata affidata alla Croce Rossa Italiana di Roma.

La cosa destò parecchio clamore perchè accadde all’insaputa dei media e dei residenti che, con una lettera aperta a Daniele Torquati, presidente del XV Municipio, chiesero garanzie in termini di sicurezza.

Garanzie che vennero poi dal Prefetto Gabrielli. Il 9 luglio, in un incontro con cittadini e comitati nella sede del XV, Gabrielli conferma che i cinquanta migranti del Point sarebbero stati ritrasferiti al loro centro di provenienza a inizio di settembre.

Ma oggi sono ancora lì, fra le preoccupazioni di chi non vede di buon occhio questa presenza ritenendo che sia fonte di potenziale rischi sicurezza .

Ma ce n’erano già venti

Non solo i cinquanta di luglio non sono stati trasferiti, ma recandoci sul posto abbiamo appurato la presenza di altri migranti, circa una ventina, arrivati al Point Hotel ancor prima dei cinquanta.

Fra questi c’è Silko, nome di fantasia perché il nostro interlocutore ha accettato di parlarci solo a patto di rimanere anonimo.

Lo abbiamo incontrato fuori dalla struttura e con non poche difficoltà, sia per la lingua sia per il suo timore. Solo dopo diversi tentativi ha infatti accettato di raccontarci la sua storia personale ma anche come si svolge la vita all’interno dell’Hotel.

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In attesa di uno status…

Oggi Silko ha ottenuto un permesso di soggiorno provvisorio, dato a chi come lui non è ancora stato identificato perché sprovvisto di documenti di identità. Solo dopo che questa sarà stata accertata ufficialmente e solo dopo che saranno verificati tutti i presupposti della sua richiesta potrà ottenere l’asilo politico.

Tenendo conto che molti come lui arrivano da territori in guerra, la richiesta di documentazione al paese di origine è lunga ed ardua, motivo per il quale molti sono in attesa da tantissimo tempo.

Una storia la sua che va ad intrecciarsi con quella di tutti gli altri che vivono al Point.

La fuga dal Mali

Nel 2012 Silko si vede costretto a fuggire dalla sua casa in Mali perché dopo la morte del padre dei malviventi locali vogliono impossessarsi del piccolo terreno ereditato. Gli fanno delle angherie, gli rendono la vita difficile, arrivano a minacciarlo più volte di morte, l’ultima  rischia veramente di rimetterci la vita. E’ costretto a fuggire.

Fra alterne vicende, che lo vedono addirittura finire in galera perché trovato senza documenti che gli erano stati rubati, alla fine arriva in Libia dove insieme con altri novanta uomini si ritrova su di un gommone diretto a Lampedusa.

Silko non paga il viaggio, un amico del padre incontrato durante la fuga gli da una mano prestandogli il denaro. A Silko l’Italia pare la terra promessa, sul gommone già fantastica di ricominciare una vita dignitosa e poter ricongiungersi con la mamma rimasta in Mali.

Dopo tre giorni di navigazione, senza cibo, al freddo e con la paura di affondare, Silko arriva a Lampedusa. E’ febbraio del 2014. Da lì viene trasferito nel Centro di Accoglienza di Ciampino dove rimane fino a quando, siamo a fine primavera 2015, viene spostato al Point Hotel. Dopo qualche giorno ottiene il permesso di soggiorno provvisorio.

Le giornate nel Point Hotel

Nell’attesa che venga regolarizzata la sua posizione e di ottenere i documenti definitivi, Silko sta cercando di integrarsi.

Ogni mattina, dal lunedì al giovedì, frequenta un corso per imparare l’italiano all’Università popolare, vicino la stazione Termini. Il costo è irrisorio, 10 euro al mese che Silko riesce a pagare col poco che guadagna facendo lavoretti da giardiniere o da muratore trovati intorno all’hotel Point grazie al passa parola locale.

Ovvio, è tutto in nero, ma con quei soldi riesce anche a comperarsi indumenti o scarpe, oggetti che non vengono forniti dalla Croce Rossa.

“Non ci danno denaro in contanti, in mano per intenderci. Neanche i 2,50 euro di cui tutti parlano. Ogni mese riceviamo l’abbonamento per i mezzi pubblici e ogni settimana una ricarica di 5 euro per il cellulare” continua a raccontarci Silko smentendo così tutte le credenze sui 35 euro dati ad ogni migrante.

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Come passano le giornate nell’Hotel? Ognuno dei settanta ospiti ha l’incarico di provvedere alla pulizia della propria stanza e dei locali comuni.
“Certo – ci dice Silko – poi dipende dalle singole persone come impiegare il tempo. C’è chi passa la giornata a non fare nulla ma c’è anche chi, come me, ne approfitta per imparare l’italiano, per trovarsi pronto a cercare un lavoro non appena arrivano i documenti”.

Andate e venite come vi pare? “Ci sono orari e delle regole da rispettare. Nel caso qualcuno volesse passare la notte fuori deve avvertire l’operatore della Croce Rossa. Se non lo fa, dopo il terzo giorno consecutivo di assenza non verrebbe più riammesso al Centro”.

Chiediamo a Silko se la convivenza è difficile, se ci scappano risse, se qualcuno dei settanta ospiti va in giro ad infastidire i residenti.
Ci guarda serio, poi risponde “io imparo l’italiano e voglio fare una vita normale in Italia, non cerco pietà ma solo la possibilità di vivere dignitosamente. Esco la mattina per andare a studiare, torno per i pasti, nel pomeriggio faccio qualche lavoretto e la sera dormo nella stanza con altri 5 ragazzi. Se c’è qualcuno che vuole approfittarsi di questa situazione o che crea problemi agli abitanti della zona io non lo so e se lo sapessi lo direi subito all’operatore della CRI. Perché qui io sono amico di chi è onesto e vuole vivere la sua vita in modo giusto e legale”.

Una rondine…

Silko accetta un caffè, poi ci chiede l’ora e comincia a scalpitare, ha un giardino da sistemare. Ci saluta e si allontana, e alla fin fine quello che vediamo è solo un ragazzo di vent’anni nato in un paese lontano e fuggito dalle angherie e dalla guerra.

Una rondine non fa primavera ma di sicuro ne è un buon messaggero.

Valentina Ciaccio

© riproduzione riservata – proprietà EdiWebRoma

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19 COMMENTI

  1. Vergognatevi 15 municipio che lasciate senza casa e senza asilo senza cibo senza corrente elettrica ecc ecc gli italiani che pagano le vostre poltrone e a chi non ne ha nessun diritto ricaricate anche il telefonino …vergogna!vergogna!vergogna!!dove sono tutti i filosofi di questo blog che neanche una riga hanno dedicato a questa vergogna!!!!dove sono quelli che si nascondono dietro tristi falsi nomi!!..dove siete??..

  2. Scusate mi sono dimenticato l abbonamento per i mezzi pubblici che i nostri pensionati o studenti non riescono neanche più a pagare…

  3. Questo articolo mette in evidenza con chiarezza cristallina il business sull’accoglienza, perché quei 35 euro al giorno per immigrato qualcuno li prende.

  4. Esatto Ivana.
    Quei soldi vanno alle Cooperative che possono lucrarci e dare posti di lavoro ad amici e compagni.
    Dall’altro lato poi esiste la questione della proprietà.
    La proprietà è la stessa dei principali luoghi di accoglienza.
    Quando Gabrielli ha tentato di rispondere a questa censura, ha scaricato la responsabilità sulla Croce Rossa e sulla “neutralità” della scelta.
    Dire che è superficiale, anche stavolta è davvero poco.
    Sono tanti i costruttori e proprietari che oggi non vedono l’ora di far fruttare qualche immobile che non riesce più a fruttare quanto dovrebbe.
    Brava Valentina a raccontare questa storia. E’ stato un articolo molto preciso e professionale.
    Però dietro c’è qualcosa di molto diverso purtroppo.
    Come da decenni a Roma purtroppo…
    G.Mori

  5. Sono un’operatrice sociale. Ho lavorato, e lavoro, in diverse realtà nel sociale. Centri d’accoglienza per senza fissa dimora (italiani), centri d’accoglienza per ragazze madri o nuclei familiari, centri d’accoglienza per immigrati richiedenti asilo, quindi conosco da vicino queste realtà, e non quello che si sente in televisione.

    I centri d’accoglienza gestiti dalla Croce Rossa, da regolamento della Prefettura, non prevedono l’erogazione di soldi agli utenti. Gli utenti non ricevono soldi, semplicemente perchè non è previsto. I centri d’accoglienza dove gli utenti percepiscono soldi ( e sono 45 EURO AL MESE, non al giorno), sono i centri SPRAR che sono gestiti ed amministrati direttamente dal Ministero con il finanziamento dell’Unione Europea, in quanto previsto dal regolamento Europeo. I centri d’accoglienza gestiti dalla Prefettura ( Italia), non erogano soldi.

    I nostri governi ( senza fare un discorso di destra o sinistra perchè sarebbe inutile), hanno tagliato tutti i fondi destinati al sociale . I fondi per le persone disabili, per i professori di sostegno, per i centri diurni per anziani, bambini, disabili, hanno tagliato le pensioni, reso difficile avere l’accompagno e letteralmente abbandonato i più bisognosi. I tagli nel sociale l’hanno fatti i governi italiani, non gli immigrati.

    Noi paghiamo tasse troppo alte per gli stipendi che percepiamo. Lavoriamo, lavoriamo ma dobbiamo sempre fare i conti per arrivare a fine mese ed il sacrificio è all’ordine del giorno, Lo stipendio medio dell’italiano è 1.000 euro, con il quale non ce la fai a pagare affitto, bollette, fare la spesa, vestirti, e se hai i figli poi… E queste tasse le hanno messe i nostri governi, non gli immigrati.

    Dobbiamo stare attenti perchè ce la stiamo prendendo con il nemico sbagliato, Stiamo facendo la guerra tra poveri. Non è colpa dell’immigrato se le cose vanno male in questo paese e se a noi ci si alza la pressione troppo spesso per il nervoso o se soffriamo di gastrite, è colpa della nostra politica che ci sta dissanguando. L’immigrato non ci porta via niente, anzi, vive con i nostri avanzi. Perchè fidatevi, quello che mangiano nei centri d’accoglienza, è veramente cibo di pessima qualità e spesso definirlo cibo è un complimento troppo grosso.

    Dobbiamo inoltre fare una notevole differenza tra il migrante economico ( colui che lascia il suo paese per ragioni economiche, per cercare lavoro altrove), rifugiato ( colui che lascia il suo paese perchè costretto a fuggire per via di guerre o situazioni che mettono in pericolo la sua stessa vita).
    In questo centro d’accoglienza ci sono RIFUGIATI. Sono tutti ragazzi scappati da guerre, la maggior parte hanno appena 20 anni e sono vittime di torture, di prigionia libica dove hanno subito ogni violazione dei diritti umani, questi ragazzi sono delle vittime! Hanno fatto 3 giorni in mare perchè costretti a fuggire. Voi non potete immaginare cosa voglia dire lasciare la propria famiglia ( la parte rimasta in vita), stare lontano dal proprio paese e ritrovarsi in un posto dove non ti vogliono, ti trattano come un animale, non parli la lingua, non conosci nessuno, sei completamente solo e vivi in un centro insieme ad altri disperati, mangiando pietanze schifose e difendendoti continuamente dalla frustrazione e dalla cattiveria del popolo che ti ospita. Noi ce la prendiamo con loro, quando sono solo persone che soffrono e da esseri umani abbiamo il diritto e l’obbligo di aiutarli. Non sono loro il nostro nemico, non sono loro la causa dei nostri problemi. Dobbiamo rimanere lucidi e capire chi è il vero nemico.

    Un ragazzo pakistano del mio centro,è venuto in ufficio per farmi vedere un video sul telefono. In questo video si vede la polizia che massacra di botte, fino ad uccidere, un ragazzo di appena 20 anni. Si vede bene la faccia completamente sfigurata dalle bastonate e sangue, sangue ovunque. Quel ragazzo, mi spiega dopo, è il fratello. Il padre è stato ucciso nella stessa maniera 2 settimane prima del fratello. Poi esclama ” ora finalmente mi crederanno quando dico che sono un rifugiato, scappato alla morte, e che non sono venuto qui per rubare il lavoro agli italiani. Io un lavoro in Pakistan lo avevo.”

  6. Maria tutti gli immigrati hanno una storia strappalacrime da raccontare. Una storia strappalacrime senza la quale l’escamotage della richiesta d’asilo sarebbe impossibile e la patetica strategia di comunicazione del governo sulla questione non reggerebbe.
    Spiace dirlo ma anche l’articolo qui su appiattisce i reali contenuti su toni volutamente strappalacrime finendo quasi per indisporre chi realmente sa quanti soldi sono stati destinati dalla prefettura al Roma Point e cosa fanno davvero i suoi “ospiti”, non certo giardinaggio.

  7. visto che sembra così bene informato signor Edoardo ce lo dica lei cosa fanno davvero quei ragazzi: rubano ? spacciano ? violentano ? rapinano ? vanno in giro nudi sotto l’impermeabile ? spaventano la gente di notte ? Quanti fatti sono successi da quando stanno li ? quante volte si sono sentite le sirene della polizia e dei carabinieri ?

  8. Le sirene di Polizia e Carabinieri al Roma Point non si sono mai viste, ma non certo perché la situazione sia sotto controllo, bensì perchè quel tratto di via Flaminia è terra di nessuno.

    Basta farsi un giro qui per capire cosa fanno tutto il giorno i personaggi che popolano la via: mentre dal tramonto in poi i transessuali stazionano ai lati della strada offrendo spettacoli osceni, gli immigrati del Roma Point si trascinano giorno e notte avanti e in dietro dal centro Euclide a Saxa Rubra parlando al cellulare, rovistando tra i cassonetti e controllando una per una le macchine parcheggiate lungo la via per vedere se sono chiuse o qualcuno se le è dimenticate aperte per rimediare qualcosa da vendere a pochi spiccioli agli zingari che vivono poco più avanti e che passano ogni mattina a ricettare la refurtiva.

    E per assistere a (e subire) questo spettacolo quotidiano il governo attraverso il prefetto sborsa decine di milioni di euro al mese solo nella provincia di Roma. Ogni anno fioccano bandi nuovi e nuovi stanziamenti di soldi pubblici (i nostri) preannunciati da massicci e tambureggianti campagne stampa e di comunicazione che cercano di far convergere l’opinione pubblica sulla tesi della “emergenza umanitaria”.

    La verità è che in Senegal, in Ghana, in Costa d’Avorio l’economia è solida e non c’è ombra né di guerra né di persecuzione. E neanche in Mali c’è la guerra, seppur c’è corruzione e poco lavoro.

    Tra gli immigrati del Roma Point, e non è un caso, non c’è una donna, non un anziano né un bambino: sono tutti uomini e adulti. Le donne non scappano dalle guerre e persecuzioni? E i bambini? Rimangono a combatterle?

  9. Sign. Edoardo, se a Roma (sulla Flaminia) si vive così male, mentre in Ghana, Senegal e Costa d’Avorio si sta bene….perché non emigra lei verso quei lidi ? Auguri e buon viaggio

  10. in Mali non c’è guerra ?!? Beh, forse è meglio che si aggiorni un po’ egregio signore.
    http://www.internazionale.it/notizie/2015/11/21/mali-francia-terrorismo

    Posso dire che le sue parole mettono tanta tristezza ? Tutta la grande preoccupazione dovuta alla presenza di quei ragazzi è perchè “si trascinano giorno e notte avanti e in dietro dal centro Euclide a Saxa Rubra parlando al cellulare, rovistando tra i cassonetti e controllando una per una le macchine parcheggiate lungo la via per vedere se sono chiuse o qualcuno se le è dimenticate aperte per rimediare qualcosa da vendere a pochi spiccioli agli zingari che vivono poco più avanti e che passano ogni mattina a ricettare la refurtiva”. Oh mamma mia che brutta vista, vero ? E ci dica, quanti furti nelle auto sono avvenuti ? quante denunce sono state fatte ? Mi sa che lei parla tanto per, come quando dice che in Mali non c’è guerra.

  11. Signora Martina se gradisce la vista può andare al Roma Point a chiedere ai suoi amici “rifugiati” di spostarsi a fare ciò che pare non turbarla affatto sotto casa sua, o sotto la scuola dei suoi figli se ne ha (il Roma Point è attaccato alla scuola di via di Valle Vescovo).

    Se poi vogliamo far credere che nel Mali c’è la guerra, bene facciamolo credere, anche se un attentato terroristico è difficile da far passare come tale. Difficile davvero, perché altrimenti dovremmo dire che in Francia c’è una guerra ben più atroce, visto che nell’ultimo anno hanno subito almeno una decina di attacchi simili; dovremmo dire che anche in Tunisia c’è la guerra; in Libano c’è la guerra; in Russia; India; Stati Uniti; Canada. Insomma il mappamondo della demagogia è tutto in guerra se serve, no?

    Direi che anche in Val di Susa c’è una situazione intollerabile per via degli attacchi dinamitardi dei NO TAV. Potrebbe essere il momento giusto per una bella ondata migratoria di stambecchi in cerca di asilo. In Val di Susa c’è la guerra.

  12. Signor Edoardo se invece di spendere tutte queste energie mentali a fare dell’iornia gratuita lei avesse letto qualche riga in più dove viene detto che “Gli attentati di Bamako mostrano che i combattimenti in Mali continuano anche a due anni dall’intervento francese. Nel nord del Mali sono ancora presenti una miriade di gruppi armati e da qualche tempo il problema del jihadismo sembra diffondersi verso sud” si sarebbe risparmiato una gran bella figuraccia.
    Non c’ niente di peggio di chi vuole negare l’evidenza e l’evidenza, oltre alla guerra in Mali che sta facendo migliaia di morti fra la popolazione civile di cui a lei poco importa, è anche che quei ragazzi nell’albergo Point non fanno nulla di male e l’unica loro colpa è di avere la pelle nera che fa poco chic in via Flaminia, vero? Non è stato in grado di documentare nessun atto delinquenziale, dice che “guardano le macchine” ma non cita nessun furto, ora arriva a nascondersi dietro la presenza di una scuola. E allora, teme per caso che quei ragazzi si mangino i bambini ? E’ questo l’insegnamento che date ai bambini dalle parti vostre, odia il prossimo tuo quando il colore della pelle è diverso dal tuo ? Lo sa come si chiama tutto questo ? una parola che cominica con R e finisce con O ma non è romanticismo. Che tristezza.

  13. Passi il volersi attaccarsi ad un articolo per perorare ciecamente le proprie opinioni; passi pure la filastrocca della “guerra che è ovunque” per trovare giustificazioni ad un’ingiustificabile immigrazione massiccia, selettiva (giovani maschi adulti) e globale (da ogni continente); e vabbé, a questo punto passi anche l’odioso tentativo di trasformare un problema urgente di sicurezza in una questione di snobismo da quartieri alti.

    Quando però parte la più bassa e scontata delle accuse di razzismo per gettare discredito sull’interlocutore e sulle sue posizioni vuol dire che è proprio ora di lasciarla sola con i suoi slogan degni della più moderna demagogia renziana.
    Au revoir.

  14. Signor Edoardo… In Mali c’è la guerra dal 2011. Si informi bene prima di parlare. Inoltre, i ragazzi del Roma Point li conosco personalmente, perchè sono stata la loro operatrice per 2 anni. Li conosco dal giorno che sono sbarcati a Lampedusa. Lei Non si deve assolutamente permettere di insinuare che loro siano dei ladri o degli spacciatori, perchè non è assolutamente vero. Inoltre, le loro storie sono assolutamente vere accompagnate da certificati medici per le torture subite. Sono delle vittime e dovete lasciarli stare. Il ragazzo dell’articolo ( che conosco perfettamente), si , fa il giardiniere per pagarsi la scuola media, visto che il centro non glie la paga. Non parlate di ciò che non conoscete. Sono d’accordo sul fatto che l’articolo sia piatto, e molte cose dette dal ragazzo sono state trascritte male ( esempio: la storia dell’amico del padre che gli ha dato i soldi per il viaggio è pura finzione). Se hanno una storia strappalacrime, è una storia vera e va rispettata. Mi fa schifo chi se la prende con si soffre.

  15. Inoltre, signor Edoardo, nel centro d’accoglienza di Roma Point sono tutti uomini maggiorenni, perchè è un centro per uomini maggiorenni. I centri d’accoglienza sono o per minori maschi, o per minori donne, o per uomini maggiorenni, o per donne maggiorenni, o per nuclei familiari. L’unico centro che “ammassa” qualsiasi tipo di utenza è il CARA di Castelnuovo di Porto. Quindi si, le donne ed i bambini scappano, ma li trova in centri separati. Prima di arrivare a considerazioni di qualsiasi genere ( come questa, che in Mali non c’è la guerra, che i ragazzi del Roma Point rubano e spacciano,che le loro storie siano finte, etc…) si informi, ma si informi concretamente.

  16. Ieri pomeriggio gli immigrati ospiti del Roma point sono stati sorpresi da residenti di via Flaminia mentre, nascosti dietro ai cassettoni dei rifiuti di fronte l’hotel erano intenti a bruciare le parti di protezione di centinaia e centinaia di metri di cavi elettrici rubati per estrarne il rame all’interno. Alcuni residenti hanno scattato delle foto e non hanno osato avvicinarsi. Una storia strappalacrime

  17. E la polizia non è stata chiamata? Io passo tutti i giorni sulla strada , ma che fastidio arrecato camminando? Giocano a pallone, prendono il treno….

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