Home ATTUALITÀ Parlando de I Re di Roma a Ponte Milvio con Abbate Lillo...

Parlando de I Re di Roma a Ponte Milvio con Abbate Lillo e Damilano

Duca Gioielli

re240.jpgContro i re si fanno le rivoluzioni. In Italia non siamo (ancora) a quel punto, ma parlare di “I Re di Roma”, il libro-inchiesta dei giornalisti Lirio Abbate e Marco Lillo, ha già un che di rivoluzionario da Pallotta Libri&Bar, come è avvenuto la sera del 9 luglio. Intervenuto anche Marco Damilano, giornalista e inviato politico di L’Espresso.

Rivoluzionario perché avviene nella cornice di Ponte Milvio, a Roma Nord, il cuore di Mafia Capitale: un’associazione a delinquere (non una “banda”, badiamo bene) che parla in romanesco, che prende il caffè all’Euclide o discute al bar Vigna Stelluti, che gira in macchine intestate all’azienda Palombini, spingendosi verso il Fungo dell’Eur e il Gazometro.

Continua a leggere sotto l‘annuncio

Nomi di luoghi noti a qualunque romano, che si susseguono nelle pagine del libro e nelle parole di Lirio Abbate, delineando la geografia di una mafia “originale e autoctona”, incarnata dal “re” Massimo Carminati, da Buzzi, Bruggia e altri cognomi presenti nelle 1228 pagine dell’ordinanza “Il Mondo di Mezzo”.

Si parla di come nasce un’inchiesta del genere; le prime pagine del libro sono infatti dedicate ai primi contatti con le fonti, al reperimento di testimonianze e documenti. L’ossatura di un’inchiesta che vede la luce grazie al “coraggio di un giornale”, l’Espresso, nel 2012.

re4702.jpg

E si prosegue con l’evoluzione, tra le minacce (“Come trovo il giornalista, gli fratturo la faccia!” tuona Carminati in un’intercettazione riportata anche nel libro) e la conclamata collusione con imprenditori e politici, praticamente asserviti al Re, come nel caso di Antonio Lucarelli, capo della segreteria del sindaco nel 2013, che scende le scale del Campidoglio in fretta e furia, “tutto a posto, tutto a posto”.

Cosa? Lo sblocco di un pagamento di 300mila euro in un batter d’occhio, in favore della cooperativa 29 giugno, una delle tante tra Rosse e Bianche a spartirsi i servizi sociali nella Capitale, in perenne stato d’emergenza.

Buzzi commenterà a margine: “C’hanno paura de lui!” Di Carminati, ovviamente, colui che risolve problemi e a cui tutti si rivolgono, dai personaggi del mondo dello spettacolo ai politici; c’è anche un capitolo dedicato alla squadra di calcio della Capitale.

Un’impresa a delinquere che va a intaccare direttamente il dipartimento capitolino dei Servizi Sociali, un’impresa che affonda le sue radici nell’accoglienza ai migranti, nelle cooperative, nelle partecipate ridotte a un colabrodo (come l’Ama), che prosciuga i fondi pubblici (modo elegante per dire le tasse, ovvero soldi nostri): fa rabbia, pensando ai tagli ai servizi, quando dei ragazzini disabili non potranno trascorrere dei giorni fuori al mare perché non ci sono abbastanza fondi.

Ed è utile pensare queste cose, quando si pensa alla narrazione in qualche positiva di “Romanzo Criminale”; quando si ricorda di come qualcuno ascoltava rapito le gesta di Carminati, una volta riconosciuto, o avrebbe gradito finire in un’intercettazione con Il Nero. Per dire.

re4701.jpg

Dalla narrazione si passa all’evoluzione, anche se nel momento in cui scriviamo la situazione già sta cambiando, tra le dimissioni di personaggi altolocati del Campidoglio e lo spettro del commissariamento, probabilmente evitato grazie all’ordinanza del Prefetto Gabrielli.

Ed è Marco Lillo perentorio ad augurarsi che Ignazio Marino si dimetta, per “il puzzo dei voti”, quello di alcuni che inevitabilmente sono serviti a insediarlo in Campidoglio: qualcuno nel pubblico chiede spiegazioni, per la mancanza di nomi, per quello che potrebbe fare “Il marziano”. La risposta è chiara: dimissioni, per poi ricandidarsi con la promessa di fare piazza pulita, prendendo voti da sé. Almeno, sarebbe stata una buona idea all’inizio, ora dopo questo periodo di asserragliamento sulla poltrona è difficile stabilirlo, come pure immaginare possibili scenari; quel che è certo è che ancora Carminati ha uomini sul territorio, persone che hanno fiducia in lui.

E se questo è ancora possibile, come succede che “pallosissimi convegni politici” siano pieni, forse la paura di cambiare ha senso.

Flavia Sciolette

© RIPRODUZIONE RISERVATA

LASCIA UN COMMENTO

inserisci il tuo commento
inserisci il tuo nome