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Fleming, sgomberata la baraccopoli di Salvatore in via Gosio

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salvatore240.jpgSalvatore, il clochard del Fleming, ha dovuto sgomberare. Dopo due anni, tra il pomeriggio di martedì 20 e la mattina di mercoledì 21, i residenti di via Gosio hanno salutato Salvatore, chi a malincuore chi felice per il ritrovato ordine. In quel lembo di verde che intercorre tra l’inversione di marcia su Corso Francia e via Gosio, oggi non rimane più nulla della baraccopoli. È tutto pulito, ma Salvatore dove sarà andato?

La proposta di smantellare la favela di via Gosio era stata presentata da Fratelli d’Italia ed era il primo punto all’ordine del Consiglio del XV Municipio tenutosi nella mattinata di martedì 20. Al di là di come è andata la votazione, veloci come raramente accade, alle 17.30 dello stesso giorno è stata effettuata la prima fase di sgombero, durante la quale è stato portato via l’80% del materiale e dei rifiuti che erano presenti.

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Stamattina, è stato portato via il resto. Alle 9.30, lo spazio era già stato tutto ripulito.

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Avevamo incontrato e conosciuto Salvatore esattamente un anno fa (leggi qui). Durante la lunga, divertente e fantasiosa chiacchierataci aveva raccontato delle sue origini russo-africane, ma anche un po’ nipponiche e israeliane, e di come abbia scelto di diventare barbone dopo essere stato impiegato Fiat e, poi, autotrasportatore.

Due anni fa, era arrivato al Fleming e aveva iniziato a costruire la sua “villetta” en plein air: un denso agglomerato di cartoni, teli, buste di plastica, sedie, materassi, libri, cibo e molta spazzatura. Salvatore non ha mai dato fastidio a nessuno, salutava tutti e intratteneva chiunque volesse con qualche racconto di una vita più sognata che vissuta.

Numerosi residenti di via Gosio hanno sempre cercato di aiutarlo, chi portandogli del cibo chi regalandogli una vecchia sedia. Ma una casa a cielo aperto, sul ciglio della strada, senza corrente, acqua e bagno è pur sempre una favela, una piccola discarica sia alla vista che all’olfatto.

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“Mi dispiace per Salvatore – ci racconta una signora residente nel palazzo davanti all’ex baracca – ma è giusto così, qui non poteva più stare. Non ha mai dato fastidio, ma con quello che si paga di condominio e spazzatura non era giusto che potesse stanziare qui. Spero che abbiano provveduto a trovargli una sistemazione migliore”.

In effetti, il Municipio ha provato ad aiutarlo a sistemarsi in un luogo diverso, più caldo e più igienico, ma lui non ne ha voluto sapere.

“Purtroppo Salvatore – dichiara su Facebook Marco Paccione, capogruppo PD nel XV Municipio – è stato avvicinato per la terza volta in queste ultime settimane dagli assistenti sociali ed ha nuovamente rifiutato di farsi trovare una sistemazione all’interno del piano freddo. Un team del sociale, che ha partecipato nelle fasi di sgombero, continuerà a monitorare per cercare di risolvere anche la sua situazione ma non si può “obbligare” allo stato dei fatti ad accettare una sistemazione.”

Analoga è la testimonianza rilasciata da Giorgio Mori, responsabile dello “Sportello del cittadino” di via Serra, secondo il quale Salvatore non era un senza fissa dimora, ma solo una persona che voleva vivere nei cartoni e aveva rifiutato ogni altra proposta alternativa dal Comune di Roma.

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“Dico non senza fissa dimora, perché sappiamo che la madre ha un alloggio popolare, ma lui non vuole altre sistemazioni nonostante il comune gliele abbia offerte. In due anni – spiega Mori – il microinsediamento è divenuto una baraccopoli. Inoltre l’accumulo seriale di Salvatore ha fatto sì che da tempo alcuni cittadini gli portassero non solo da mangiare, ma pure altri beni come materassi, letti, elettrodomestici inutilizzabili etc.”

“Da mesi un furgone di romeni passava la mattina e raccoglieva quanto datogli da Salvatore. Ma non basta” continua Mori sottolinenando che “Salvatore di notte e di giorno attraversava la tangenziale per appendere i vestiti sopra il Mc Donald e aveva raccolto una cinquantina di taniche per l’acqua con motivi sconosciuti visto che era a fianco di una fontanella. Quelle taniche potevano cadere in ogni momento e provocare un incidente sulla tangenziale”.

D’altronde Salvatore fece la sua scelta tanti anni fa, quando decise di dire addio ad approfittatori, farabutti, Stato, tasse e identità. Così, ci piace immaginarlo in viaggio, verso un’altra avventura, alla ricerca di un nuovo angolo di verde come casa e nuovi volti a cui raccontare le sue intricate leggende.

Giulia Vincenzi

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4 COMMENTI

  1. menomale era ora, era uno schifo pazzesco non si poteva più passare per la puzza, se si giustifica anche solo un evento di questi poi ci si ritrova in una discarica. Il decoro urbano non è questione di cuore o altro..è rispetto per tutti. Spero sia in una struttura adeguata

  2. Sicuramente una situazione indecorosa, ma perché sgombriamo Salvatore e non quelle schifezze vergognose ed indecenti dei campi rom? Possibile che debbano costringerci a sopportare gli accampamenti lungo la tangenziale o lungo la Flaminia? Salvatore e’ un barbone, innocuo, almeno…

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