Home ATTUALITÀ Teatro Drive-in a Tor di Quinto, D’Ambrosi non smette di stupire

Teatro Drive-in a Tor di Quinto, D’Ambrosi non smette di stupire

Galvanica Bruni

drive-inPrendete il Teatro. Prendete il Drive-in. Uniteli, e avrete il Teatro Drive-in. Esatto, andate lì in macchina e vi godete lo show seduti nell’abitacolo a pochi metri dal palco. Anche se il palco…non c’è. O meglio, c’è ma è una macchina come la vostra, con dentro gli attori che recitano. La scena è tutta lì.

Luogo e data X dell’esperimento sono l’area parcheggio di Viale Tor di Quinto, martedì 2 dicembre. In verità, si tratta di una replica (la “prima” c’è stata il giorno precedente) ed è la serata conclusiva del Festival del Teatro Occipitale organizzato dal Teatro Patologico di Via Cassia. Lo spettacolo in programma s’intitola “Bestialità”, scritto e diretto da Dario D’Ambrosi.

Continua a leggere sotto l‘annuncio

Dicevamo che gli attori recitano in un’automobile. Come fare a sentirli? Grazie ad un avanzatissimo sistema audio per cui ogni passeggero ha a disposizione un paio di cuffie che gli permettono di ascoltare le battute dei protagonisti e percepire ogni loro minimo sospiro e movimento. E in effetti, sembra proprio di averli lì accanto a noi.

In verità, all’inizio non ci capiamo molto. Arriviamo sul posto mezz’ora prima dell’orario scritto in cartellone ma non c’è nessuno. Le indicazioni latitano e anche il telefono degli organizzatori squilla a vuoto. Che abbiano annullato causa maltempo? Potevano almeno avvertire. Decidiamo di aspettare altri dieci minuti, dopo di che ce ne andremo al cinema.

D’un tratto, mentre sostiamo nell’area dell’ex Gran Teatro, notiamo un capannello di gente ferma nel piazzale sul lato opposto del Viale. Si capisce che sta succedendo qualcosa. E mentre ci dirigiamo lì, subito dopo l’inversione di marcia all’altezza dell’ingresso della Caserma “Salvo D’Acquisto”, come d’incanto ecco spuntare sul marciapiede un grosso cartello con l’indicazione di svoltare a destra per lo spettacolo. Dieci minuti fa non c’era. Sembra tutto un pò troppo improvvisato ma la curiosità e l’eccitazione fanno sbollire subito il nervosismo iniziale.

drive2.jpg

Nello spiazzo c’è una fila di auto parcheggiate col muso rivolto verso alcuni alberi. Parcheggiamo anche noi. “Ma il palco dov’è ?” , chiediamo alla ragazza dei biglietti, “Adesso vedrete, non vi diciamo nulla prima”.

Un tecnico passa di macchina in macchina sistemando alcuni fili negli abitacoli. Al centro c’è il mixer da cui partono i fili, che coprono al massimo la distanza di cinque macchine di qua e cinque di là. Pertanto, quelli che sono arrivati dopo devono accontentarsi di parcheggiare da un’altra parte e seguire lo spettacolo nella macchina di qualcun altro che nemmeno conoscono. Molto social. A noi, per fortuna, capitano due ragazze tranquille.

Indossiamo le cuffie, la walk-in music è un jazz soffuso e rilassante che dopo qualche minuto s’interrompe e lascia spazio al silenzio. Ci siamo. Ma di fronte a noi la scena è sempre vuota. Da dove spunteranno ? Una delle due ragazze ci dice che una sua amica c’è stata la sera prima e le ha raccontato di aver capito dopo cinque minuti che lo spettacolo era iniziato. Bene.

Ma ecco che dall’oscurità spuntano i fari di una grossa berlina che parcheggia tra gli alberi con la parte anteriore rivolta verso di noi. Dentro c’è Maria Pia Calzone, la Donna Imma della serie TV Gomorra. E poi, a piedi, ecco Francesco Montanari, il Libanese di Romanzo Criminale.

drive1.jpg

Vede l’auto e si avvicina al finestrino: “Tu sei tu ?” “Sì. E tu sei tu ?” “Sì”. Loro sono due sconosciuti che si sono dati un appuntamento al buio in chat. Lui è un rapinatore appena uscito di galera, lei dice di essere una professoressa di filosofia, ma è troppo svitata per crederle.

Tra i due inizia un dialogo alla Basic Instinct, informale e senza convenevoli, sul piacere morboso, il senso della vita e quello della noia. Un crescendo emotivo che lascia col fiato sospeso fino al drammatico epilogo.

Bravissimi gli attori, bellissimo il testo, straordinario l’esperimento. E alla fine non si applaude, si suona il clacson.

Valerio Di Marco

© riproduzione riservata – proprietà EdiWebRoma

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

LASCIA UN COMMENTO

inserisci il tuo commento
inserisci il tuo nome