L’appuntamento con Sara e Alfredo è in via degli Olimpionici davanti al Centro Anziani; è un caldo pomeriggio dell’ultimo giorno di agosto e le strade sono ancora deserte. Hanno voluto incontrarci per mostrare a Vignaclarablog.it le condizioni in cui si trova il quartiere in cui sono nati e dove ancora risiedono.
“I guai sono cominciati” ci dice subito Sara “con l’Auditorium: a noi residenti non ha portato nulla di buono, solo auto, bus e tanta sporcizia; il valore degli appartamenti è schizzato alle stelle e la maggior parte delle famiglie che risiedevano al Villaggio Olimpico ha venduto nella speranza di intascare un bel gruzzolo… noi no” ci dice con un certo orgoglio.
Mentre ci avviciniamo al viadotto di Corso Francia, affollato di bus turistici, è la volta di Alfredo: “Il connubio Villaggio Olimpico- Natura è andato perso da tempo; nel 1960 qui vennero piantati 900 alberi di grande fusto e oltre 8.000 arbusti. Oggi siamo sommersi dalle erbacce, rifiuti e calcinacci”.
E’ vero: nei prati l’erba è altissima e l’infestante Ailanto si va diffondendo ovunque.
Quando per la XVII Olimpiade venne scelta Roma, il progetto per la realizzazione del Villaggio Olimpico fu affidato ad alcuni tra i più bravi e noti architetti italiani e nacque così quello che venne definito come “il più bel quartiere popolare d’Europa”.
Un primato che durò pochi anni.
Il “villaggio” negli anni ’80 balzò agli onori delle cronache per le equivoche frequentazioni di prostitute e transessuali; seguirono poi nomadi, sbandati e tossicodipendenti fino a quando qualcuno al Comune di Roma pensò bene che gli ampi spazi e i lunghi viali potevano essere utilizzati per il parcheggio dei bus turistici.
Ci guardiamo intorno ed è evidente l’abbandono e la trascuratezza; i marciapiedi sono per lo più frantumati dalle radici dei pini, l’asfalto delle strade è un colabrodo, i sacchetti dei rifiuti vengono abbandonati sotto gli alberi mentre il viadotto fa da tetto ad alcuni sbandati che si sono sistemati con materassi e brande.
Camminiamo sotto Corso di Francia e Alfredo ci mostra cavi e barre metalliche che scendono dai piloni di cemento armato; si tratta forse di prese a terra che prive di ancoraggio fluttuano nell’aria come sottili tentacoli.
“E pensare” ci dice amareggiato “che qualche anno fa il viadotto è stato sottoposto ad una lunga e costosa manutenzione”.
Siamo arrivati in Via Norvegia dove in fila indiano sostano i bus turistici; altri sono parcheggiati al di sotto della sopraelevata realizzata nel 1960 da Nervi su progetto di Cafiero, Monaco e Moretti.
Quella che nelle intenzioni doveva essere una “passeggiata coperta” si è trasformata in uno squallido e sporco parcheggio dove i conducenti dei bus, nelle lunghe attese, lavano i loro mezzi con spazzola e secchio.
“Il Comune, dopo le tante proteste dei residenti” ci dice Sara “sembra essere intenzionato a spostare parte dei bus accanto al Palazzetto dello Sport, su via Nedo Nadi. Un’altra scelta infelice dal momento che si tratta di una strada dove non si trova parcheggio neanche a pagarlo”.
Il nostro accaldato “tour” prosegue lungo Via Gran Bretagna dove un tempo c’era un bellissimo giardino con una fontana di cemento e un piccolo canale come quello dei Giardini del Lago a Villa Borghese; ma di acqua non c’è traccia.
Le vasche sono sporche, danneggiate e ricolme di erbacce e rifiuti; i residenti del Villaggio vorrebbero riportarla all’antico splendore ma per il momento la vasca serve da sedile (e a volte da letto) ai tanti sbandati che frequentano il “dispensario” della Parrocchia di San Valentino.
Le panchine sono scomparse e l’erba dei prati è talmente alta da rendere addirittura difficoltoso il passaggio.
Il nostro giro termina nei pressi di Piazza Grecia, centro nevralgico del Villaggio Olimpico; quella che doveva essere l’agorà di questo splendido quartiere oggi è una piazza desolata priva di qualsiasi abbellimento su cui affacciano alcuni esercizi commerciali.
“Siamo molto scoraggiati” ci dicono Sara e Alfredo “ma non intendiamo arrenderci. Siamo nati in questo quartiere e vi abbiamo trascorso anni felicissimi”.
Al momento di stringerci la mano ci confermano la loro voglia di combattere almeno fino a quando il Comune di Roma non si ricorderà che il “Villaggio Olimpico” esiste ancora.
Dirigendoci verso Viale Tiziano, alla fine del grande piazzale che il venerdì ospita il mercato, ci fermiamo ad osservare l’antica vasca romana in marmo. Posizionata nel 1960 all’ingresso del quartiere sparì misteriosamente per alcuni anni; ora, altrettanto misteriosamente è tornata, e fa bella mostra di se all’inizio di Viale XVII Olimpiade.
E’ un po’ il simbolo del Villaggio Olimpico dal momento che viene usata come un bidone dei rifiuti.
Francesco Gargaglia
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Sono nato e cresciuto nel Villaggio Olimpico.
Negli anni 70 vi erano giochi, parchi, stava già andando in disuso tutto ma era ancora un mondo tutto da esplorare dove i bambini trovavano giochi e sicurezza.
Poi la speculazione (spazio e verde da sfruttare) e la mancanza di fondi a causa della cattiva gestione hanno inevitabilmente portato al degrado.
La storia di questa zona è simile a quella di tante altre in questa città, unica al mondo per bellezza, storia e patrimonio artistico, ed ugualmente unica per quantità di Lanzichenecchi che , vestiti da salvatori, hanno depradato dove hanno potuto per se stessi, per gli amici e per i parenti.
Esprimo solo opinioni personali.
Non sono assolutamente daccordo con l’affermazione di Sara e Alfredo scondo cui “i guai per il Villaggio Olimpico sono iniziati con l’Auditorium”.
Al contrario la presenza dell’Auditorium ha sicuramente valorizzato il quartiere ed ha arricchito con un’opera architettonica di pregio un quartiere giustamente ritenuto esemplare dal punto di vista urbanistico.
Il Villaggio Olimpico è un quartiere con una dotazione di spazi verdi senza eguali a Roma. Ciò lo rende particolarmente vivibile ma anche molto oneroso da mentenere.
Credo che il motivo del degrado attuale dipenda da questo.
In questa fase di carenza di fondi per la manutenzione degli spazi pubblici il Villaggio Olimpico soffre di questa carenza più di altri quartirei di Roma.
Però i “clienti” e visitatori dell’Auditorium vengono quasi tutti in automobile, che inquina, e ne arrivano tante…e molti parcheggiano, spesso indisturbati, selvaggiamente: sui marciapiedi, in mezzo alla strada a lato dei paletti para marciapiede in Viale De Coubertin, restringendo la strada e costringendo le auto a marciare contromano, sui prati… addirittura sotto i piani piloty delle palazzine ove, peraltro, è teoricamente vietato parcheggiare anche ai residenti per impossibilità di concessione di certificato prevenzione incendi, essendo zona a rischio idrogeologico.
Per non parlare della spazzatura e cartacce e lattine e bottiglie lasciate in giro.
Tante auto ntutte insieme ad ogni evento non fanno certo respirare aria buona ai residenti; il problema è comune ad altri quartieri ma, prima, questo quartiere era praticamente abituato alle sole auto dei residenti; che, contrariamente a molti degli attuali che hanno acquistato, non avevano due o tre auto a famiglia.
Il Villaggio Olimpico era molto degradato anche prima che si costruisse l’Auditorium. Peccato perchè per come è stato concepito sarebbe un quartiere modello. Secondo me la sua vicinanza con il centro rende gli spazi del Villaggio molto appetibili da parte della speculazione edilizia e quindi si preferisce lasciarlo nel degrado per giustificare futuri interventi di “riqualificazione” che porteranno inevitabilmente a nuovo cemento e meno verde.