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Bloccata la Roma-Viterbo per furto di rame dai binari

Duca Gioielli

rm-vt.JPGLa razzia infinita dell’oro rosso alimenta un mercato nero internazionale – di Emanuela Micucci

Nuovi disagi ieri mattina per i viaggiatori della ferrovia Roma Nord a causa del furto di alcuni cavi di rame. Rallentamenti e sospensione di 14 corse in entrambi i sensi di marcia nella tratta Roma-Civitacastellana-Viterbo si sono verificati fin dall’inizio del servizio. Forti i disagi provocati ai passeggeri. Principalmente ritardi o blocchi sulla linea, come è accaduto ieri ai cittadini del XX Municipio e ai pendolari che utilizzano la ferrovia Roma-Viterbo per recarsi a lavoro. “Sono stati dovuti – spiega Metropolitana di Roma, gestore della ferrovia – a ragioni di sicurezza”, in quanto i cavi di rame rubati permettevano il funzionamento dei segnali elettrici.

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Tornano a colpire i ladri di rame. Una corsa all’oro rosso divenuta negli ultimi anni a Roma e nel Lazio una vera emergenza, che alimenta il mercato clandestino in Italia e all’estero, soprattutto nell’Est europeo e in Estremo Oriente. La Cina in particolare. Un business in continua crescita, con le quotazioni del metallo impazzite proprio per la forte richiesta internazionale. Utilizzato nell’edilizia, i trasporti, l’elettronica e l’industria, il rame è un metallo esistente alla corrosione, robusto e flessibile. E’ il migliore conduttore elettrico dopo l’argento e può essere riciclato al 100%.

Il più ricercato è proprio il rame della rete ferroviaria per il suo livello di qualità e di purezza. Ed infatti è anche il più rubato. Furti che provocano alle ferrovie danni per circa 3 milioni di euro all’anno. Per non parlare dei forti disagi provocati ai pendolari. “Non solo dobbiamo viaggiare su vagoni sporchi – commenta inferocita Alessia, responsabile di un punto vendita – e spesso in ritardo, dobbiamo anche vedere soppresse le corse a causa degli immigrati che rubano il rame. Aprirò il negozio in centro in ritardo a causa delle ferrovie: chi mi paga i danni ?”. “Si annuncia l’acquisto di nuovi treni, ma a sorvegliare la linea ferroviaria chi pensa?”, aggiunge Maurizio, ingegnere. Non c’è pericolo di incidenti per i passeggeri. La sottrazione dei cavi di rame fa scattare i meccanismi di sicurezza che interrompono il circuito, bloccando la corrente e, quindi la linea ferroviaria, per il tempo necessario alla riparazione dei guasti.

“I rom rubano il rame per rivenderlo ma prima bruciano i cavi di notte sotto agli argini del Tevere – spiega la signora Rosy alla stazione di Labaro – La puzza e il fumo arrivano fino alle finestre di casa, soprattutto d’estate quando vorremmo tenere le finestre aperte per il caldo. Sono fumi tossici”.
Il rituale è sempre lo stesso. I ladri agiscono di notte, indisturbati. Zaini in spalla e tronchesi in mano, arrivano sui binari, in un quarto d’ora mettono a segno il colpo e spariscono nel nulla. Nel buio all’improvviso gli agenti della polizia ferroviaria (Polfer) notano un luccichio sui binari: sono le trecce tagliate di netto di un cavo appena rubato. I ladri sono appena passati di lì, ma coglierli in flagranza di reato è difficile. Troppa estesa la linea ferroviaria (16 mila chilometri), troppo rapido il colpo dei soliti ignoti del rame. I ladri stanno già concludendo il rituale: i cavi di rame, avvolti nella plastica, vengono bruciati. Resta solo il metallo che viene rivenduto a un mercato nero sempre più dinamico. Lo popola una piccola manovalanza, spesso straniera, ma non mancano anche gli italiani. Rumeni e nomadi sono i più accreditati. Cercano un guadagno facile, rivendendo il metallo ai grossisti.
I prezzi del rame hanno subito una crescita impressionante. Se nel 2003 costava 1.500 dollari alla tonnellata. Oggi la media è di oltre in media 8.000 dollari per ogni tonnellata. In parallelo sono cresciuti i furti. Un chilo di rame sul mercato clandestino può arrivare a costare anche 10 euro.

La vasta diffusione di questo mercato parallelo ha spinto a maggio 2006 Guido Longo, direttore del Servizio polizia ferroviaria, a costituire una task force per contrastare il fenomeno. In ognuno dei 15 compartimenti Polfer sono stati istituiti dei gruppi di poliziotti specializzati e coordinati dal primo dirigente Pietro Milone.
La strategia della Polfer si concentra sul contrasto del riciclaggio, essendo difficile cogliere i ladri sul fatto. “Chi ruba l’oro rosso è costretto – spiega Milone – a rivenderlo in tempi rapidi. In genere i ricettatori sono i grandi rivenditori italiani, nella maggior parte dei casi dotati di fonderie. Per questo motivo è necessario scoraggiare gli addetti ai lavori, in particolare i gestori di depositi ferrosi, a comprare rame di dubbia provenienza”. La Polfer quindi monitora i depositi di rottami e materiale ferroso; intensifica i controlli amministrativi di routine, puntando sulla regolarità delle licenze commerciali.
Le trecce di rame delle rete ferroviaria italiana hanno una forma, una dimensione e dei marchi inconfondibili: sono composte da vari cavetti annodati e hanno un diametro particolare di 11,9 millimetri. I poliziotti riescono dunque a riconoscere il rame rubato alle ferrovie. Ma la loro è una lotta contro il tempo. Una volta fuso, infatti, anche questo metallo diventa irriconoscibile.
Nell’ultimo anno la strategia della Polfer è divenuta sempre più internazionale: si è concentrata sul mercato internazionale e, quindi, sulle ditte di import ed export che comprano il metallo. Spesso il rame esportato è già trattato e proprio per questo in molti casi le ditte ne ignorano la provenienza. Per questo motivo su sollecitazione della polizia ferroviaria italiana è stato costituito un gruppo di studio permanente dedicato ai furti di rame all’interno del Colpofer, un organismo formato da aziende e polizie ferroviarie di 26 Paesi europei.
Emanuela Micucci

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2 COMMENTI

  1. e se davvero il disastro fosse provocato da furto di un collegamento del vagone? per quale motivo non dovremmo pensarlo, dato che certi materiali ferrosi vengono rubati per guadagni illeciti?………ho la certezza che questo è l’unico elemento che ha scatenato il disastro!!! grazie.

  2. Gent.ssa sign.ora Anna Maria,
    un anno fa, il 24 luglio 2008, giorno dei disagi sulla linea ferroviaria di cui parlo nell’articolo qui sopra, Vignaclarablog ha semplicemente dato prontamente notizia dei disagi subiti dai passeggeri della Roma-Viterbo spiegandone il motivo nell’imminenza del fatto. Appunto, il furto di cavi di rame lungo la linea ferroviaria secondo gli accertamenti delle autorità competenti, confermati anche da Metropolitane di Roma che ha dovuto degistire l’emergenza garantendo la sicurezza dei propri passeggeri.
    Altre ipotesi o congetture non suffragate da fatti e dati certi e verificati non è nostro costume farle nè compito di una corretta informazione.
    Abbiamo invece preso spunto dal fatto di cronaca locale per approfondire il tema del furto di rame. Un problema, come spiegato nell’articolo, molto serio e legato un grande business internazionale tanto da spingere la Polfer, la polizia ferroviaria, a costitutire un’apposita task force per contrastarlo e a sollecitare la nascita di un gruppo di studio dedicato ai futri di rame all’inerno dell’europeo Colpofer.

    La saluto cordialmente.

    Emanuela Micucci

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