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Jonis Bascir e l’importanza di essere diverso

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jonis1.jpgNato a Roma da padre somalo e madre italiana (“sono cresciuto a pajata e cicoria ripassata in padella“), Jonis Bascir è attore, personaggio televisivo e musicista. Famoso per la sua interpretazione nella serie televisiva Un medico in famiglia, è anche autore di testi teatrali e presidente della squadra di calcio Italianattori. Insomma un personaggio poliedrico e pieno di interessi che vive a Roma Nord, più precisamente all’inizio di Via Flaminia Nuova: “di fronte al traffico”, commenta lui mentre comincia la nostra chiacchierata.

Dopo anni di riflessioni sulla sua identità di romano-somalo, lei porta in scena il monologo “Beige, l’importanza di essere diverso”. Ci racconta come le sue origini hanno influenzato la sua vita e il suo lavoro in Italia? Il mio spettacolo è, diciamo, una excursus delle mie esperienze tra diversità e integrazione. In Beige racconto tutto quello che mi è successo sia nella vita quotidiana, sia nel lavoro; tutte le complicazioni e anche le gioie di avere un colore di pelle diverso rispetto agli altri, aspetto che negli anni ha assunto un significato sempre diverso.

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Negli anni Sessanta, quando sono nato, avere un colore di pelle diverso, era una cosa quasi esotica, che richiamava paesi lontani e che aveva una sua eccezionalità. Poi col tempo le cose sono cambiate, quando negli anni Ottanta, Novanta sono cominciate le prime immigrazioni avere la pelle scura non era di certo qualcosa di cui vantarsi. Ma con la popolarità ottenuta con il Medico in famiglia tutto è andato per il meglio.

Sul lavoro, essere mulatto mi condiziona molto, perché mi costringe, sebbene io sia romano al cento per cento come cultura e parlata, a ricoprire ruoli da straniero. Negli ultimi anni mi sono impuntato per recitare nella mia lingua, nel mio dialetto, cosa naturalmente molto più più semplice che inventarsi ogni volta l’ accento di un arabo o di un sud americano.

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Da quanto tempo vive in via Flaminia e perché questa scelta? Nel mio spettacolo racconto tutte le mie peregrinazioni per Roma, sono nato a Piazzale delle Province, poi sono andato all’Eur, in seguito a Porta Portese poi a Monti e attualmente “in esilio” a Roma Nord. Prima di arrivare qui ho vissuto sei mesi all’Eur e come ben sa per quelli che abitano all’Eur, Roma nord è un posto lontano, come lo è l’Eur per gli abitanti di Roma Nord.

Per questo nello spettacolo gioco sul termine “esilio”. Come italo somalo ho saltato la linea del fuoco e ho provato i due estremi Roma sud e Roma nord. Sono arrivato in questo quartiere negli anni 2000, conosco il territorio come le mie tasche e ora come ora non andrei mai a vivere all’Eur, è molto più lontano dal centro.

Ha vissuto il suo essere diverso in entrambi i continenti, in Italia era diversamente bianco, in Somalia era diversamente nero. Oggi a quale paese sente di appartenere? Per i somali io ero un “bianco puzzolente”, per i bambini italiani “er negretto”; insomma avevo una colorazione particolare ovunque. Dove sarei dovuto andare a vivere?
Nello spettacolo faccio un elenco dei posti dove sarei potuto andare a vivere per confondermi nella folla senza che nessuno mi notasse per il mio color beige. Ma nella realtà io appartengo a questa città, essendo nato qui e avendo vissuto con mia madre, italiana, mi sento italiano a tutti gli effetti. E poi si sa che sono le donne a tramandare cultura e tradizioni.

Son cresciuto a pajata e cicoria ripassata in padella, la mia cultura è Aldo Fabrizi e faccio Aldo Fabrizi nello spettacolo. Della Somalia qualcosa sto recuperando; adesso per esempio sono contentissimo di dover interpretare il ruolo di un somalo in un film. Lavoro su me stesso e sui miei ricordi d’infanzia, ma sono nato qui e appartengo a questa cultura.

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Luci e ombre di Roma Nord… Roma Nord è un quartiere residenziale e per me questa è un’accezione non positiva, preferisco i quartieri centrali in cui esci di casa e hai il quartiere intorno, come quando abitavo in centro. Devo dire che il caos scatenato del traffico di via Flaminia è una nota abbastanza dolente.

Nota positiva è sicuramente l’aria che si respira. L’aria di un’educazione generale diffusa, è tutto molto tranquillo. E in più la zona Roma Nord si trova in una posizione strategica per me che lavoro alla Rai sia in Prati che e a Saxa Rubra, mi trovo perfettamente nel centro. E adesso che abito qua per assurdo quando lavoro a Cinecittà prendendo il Raccordo, in orari non da guerra da traffico, ci metto 20 minuti ad arrivare sulla Tuscolana mentre dal centro ce ne mettevo più di quaranta.

Strategicamente ben posizionata sebbene mal fornita da qualunque mezzo,se riaprisse la stazione di Vigna Clara qua davanti sarei uno degli uomini più felici del quartiere.

Dalla sua biografia si apprende che oltre ad essere un attore e personaggio del piccolo schermo, è anche musicista… Si, proprio in questo momento infatti sto montando delle musiche per un film. Un film nato all’interno della squadra di calcio in cui gioco, l’Italianattori.

Chiacchierando tra noi nel dopo allenamento al Salaria Sport Village è venuta fuori l’idea e adesso con la regia di Marco Risi, che gioca con noi, stiamo realizzando “Tre tocchi” come il tipo di allenamento che facciamo in campo nel quale non puoi toccare la palla più di tre volte. Interpreterò anche una parte nel film, ma il mio ruolo è fare le musiche e ne sono entusiasta.

Anna Garbarino

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