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Il Fantasma dei Baustelle all’Auditorium

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baustelle120.jpgE venne il giorno dell’annuncio. Dopo un’attesa durata settimane, i Baustelle hanno finalmente ufficializzato le date estive del tour a supporto di Fantasma, la loro sesta fatica in studio data alle stampe lo scorso mese di febbraio. La band di Montepulciano capitanata da Francesco Bianconi sarà di scena a Roma, presso la Cavea dell’Auditorium Parco della Musica, sabato 27 luglio alle 21.

D’accordo, non è semplice mettere in piedi uno spettacolo in cui si vogliano riproporre fedelmente dal vivo i suoni di un disco arioso, orchestrale e ricco di arrangiamenti come – appunto – Fantasma (registrato con l’ausilio dei 60 elementi della FilmHarmony Orchestra di Breslavia, Polonia) con tutto ciò che ne consegue in termini di rigore nella scelta delle location più adatte, però – diamine ! – mancava all’appello proprio la Capitale, che non è certo povera in quanto a soluzioni. Capitale con cui peraltro l’ensemble toscano coltiva da sempre un rapporto particolarmente intenso.

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Alla fine però l’attesa è valsa la pena: la Cavea è certamente lo scenario ideale per valorizzare un certo tipo di suoni, e non a caso negli ultimi anni è stata scelta come teatro delle proprie esibizioni da alcune tra le più importanti personalità in campo pop-rock, jazz, funk e soul.

I Baustelle tra i grandi, seppur riferendoci al solo ambito italiano, ci rientrano di sicuro. Il trio completato da Rachele Bastreghi e Claudio Biasini, è da anni uno dei nomi di punta dell’indie-pop italiano.

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L’esordio risale al 2000 con Sussidiario Illustrato della Giovinezza, seguito nel 2003 da La Moda del Lento e nel 2005 da La Malavita, opera che li ha catapultati nel circuito mainstream a dispetto del loro atteggiamento da sempre poco avvezzo alla sovraesposizione mediatica, tanto che subito dopo, con Amen (2008), si discostano dal pop inteso nell’accezione più canonica del termine per addentrarsi in territori meno rassicuranti ed immediati, esplorati ancora più a fondo nel successivo e fiacco I Mistici dell’Occidente (2010).

Quello dei Baustelle è stato un percorso all’incontrario. Hanno iniziato proponendo un pop colloso, radiofonico, accessibile, ma allo stesso tempo raffinato e pieno di rimandi nonché retro e demodé. E comunque degno della migliore tradizione canzonistica italiana. Tuttavia, nel momento in cui le cose hanno iniziato a mettersi bene e il successo da agognato è divenuto reale, hanno virato bruscamente verso sentieri più tortuosi.

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Fantasma è forse il coronamento di questo tracciato, un lavoro ambizioso con cui la band toscana oltre a riproporsi ad altissimi livelli ispirativi ha alzato ulteriormente il tiro fin dalle intenzioni di partenza imbottendo le tracce di citazioni e riferimenti che vanno da Morricone a Dario Argento passando per De Andrè e Serge Gainsbourg. Niente male per coloro che erano stati definiti come i Quentin Tarantino della musica italiana.

Il disco, registrato all’interno della fortezza medicea di Montepulciano, si presenta come una sorta di concept sul tempo che passa, e si colloca sulla scia delle ultime prove su lunga distanza di Verdena e Teatro degli Orrori, vale a dire Wow (2011) e Il Mondo Nuovo (2012): opere concettuali, lunghe, difficili da assimilare, piene di intermezzi strumentali e cambi di ritmo, da ascoltare per intero sorseggiando un bourbon davanti al camino (ma non era l’epoca di internet, degli MP3, della musica mordi e fuggi ?)

Le trame di Fantasma sono fittissime e presentano una moltitudine di livelli sovrapposti. La scrittura è eccelsa e Bianconi si conferma ancora una volta come una delle penne più ispirate tra i cantautori italiani contemporanei raggiungendo vette compositive degne del Folkstudio.

I testi sono malinconici, poetici, a tratti strazianti, senza però mai rinunciare al consueto humor.

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Ma quello che rende Fantasma oseremmo dire un capolavoro (forse l’opera migliore dei Baustelle) è quel suo essere sospeso tra l’opera sinfonica e il colossal cinematografico. Il sound è pomposo e solenne ma allo stesso tempo leggero, frizzante. I pezzi si lasciano ascoltare senza soluzione di continuità, non ci sono momenti di stanca o pause, e la tensione rimane alta dall’inizio alla fine. Le atmosfere sono prevalentemente gotiche ma lasciano spazio a qualche sprazzo di luce che rende il tutto bilanciato e in perfetta armonia.

Bianconi e soci hanno presentato a febbraio ad un’anteprima del tour con quattro date in posti al coperto avvalendosi per intero dell’orchestra con la quale avevano registrato il disco, per poi dare il via ad un tour teatrale, tuttora in corso, più scarno e con un numero di elementi orchestrali assai ridotto.
A seguire, quindi, il tour estivo nel cui programma figura la data romana con orchestra di nuovo al completo.

Valerio Di Marco

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