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XX, il motu proprio di Giacomini: dimissioni

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gianni_giacomini.jpgCe l’aveva anticipato pochi giorni fa ed ha mantenuto la parola. Gianni Giacomini, presidente del XX Municipio dal 2008, oggi, 1 marzo, ha rassegnato le dimissioni. Ottantasei giorni prima della scadenza naturale del mandato abbandona il comando sulla spinta di una mozione di sfiducia di un’eterogenea maggioranza creatasi in seno al Consiglio.

Si consuma così l’ultimo atto di una crisi delineatasi da tempo e acutizzatasi negli ultimi due mesi con l’uscita dal PdL di due consiglieri (Calendino passato a FdI e Massimini all’UDC) e il dissenso di altri tre (Ariola, Mori e Targa) che pur rimasti sotto la bandiera bianco-azzurra hanno rotto i ponti con Giacomini, i suoi fedelissimi e la loro linea politica.

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Dall’unione di questi cinque con le forze tradizionali dell’opposizione, PD, SEL e CPI, è nata una variegata maggioranza, sono infatti 13 su 25, che il 19 febbraio ha depositato una mozione di sfiducia che sarà oggetto di una seduta di Consiglio convocata appositamente per lunedì 4 marzo.

Sarà una seduta storica di cui non c’è traccia nel passato del XX Municipio. Se la mozione sarà approvata comporterà automaticamente la cessazione dalla carica del Presidente Giacomini e dei suoi assessori e il contestuale scioglimento del Consiglio e a curare la gestione ordinaria del municipio fino alle prossime elezioni sarà un commissario ad acta nominato dal Sindaco.

Le dimissioni di Giacomini, comunicate questa mattina al sindaco Alemanno e al Consiglio del Municipio, arrivano oggi, 1 marzo, forse per spiazzare la strategia dei tredici ed evitare il passaggio in aula. Essere dimissionari è una cosa, essere sfiduciati è un’altra.

Ma stando al TUEL, Testo Unico sugli Enti Locali, pare che le dimissioni odierne non congelerebbero la situazione, così ci riferiscono gli esperti.
L’articolo 53 prevede infatti che “Le dimissioni diventano efficaci ed irrevocabili trascorso il termine di 20 giorni dalla loro presentazione”. Ne consegue che fino al 21 Marzo Presidente, assessori e soprattutto Consiglio restano nelle loro funzioni e quindi l’assemblea avrebbe pieno titolo a riunirsi lunedì 4 marzo per dibattere la mozione.

Ma di cosa lo accusano i tredici firmatari? A Giacomini, si legge nella mozione, si rimprovera “una rischiosa assenza di stabilità nella copertura di determinati ruoli”, di non aver attuato la “trasparenza degli atti amministrativi”, di non aver contrastato “situazioni di illegalità e abusivismo”, di “non aver attivato alcun organo consultivo” a garanzia della democrazia partecipata, di aver svilito più volte il Consiglio capovolgendone gli indirizzi politici, di aver causato un continuo avvicendamento nella direzione del municipio, ben cinque direttori in cinque anni, e di aver allontanato diversi dirigenti solo perché non allineati.

Accuse forti, pesanti, che proprio perché fatte anche da tre appartenenti al PdL e da due ex suonano come una piena sconfessione della linea politica che ha governato il Municipio negli ultimi cinque anni.

Saranno di certo tre giorni convulsi quelli che mancano alla seduta di lunedì 4 marzo, giorni nei quali si decideranno mosse e strategie. Che farà Giacomini, si presenterà in aula o la snobberà? Confuterà o meno la validità della seduta?

E il pensiero ci torna ad un sabato di inizio anno.
Era il 5 gennaio quando in una veloce intervista telefonica di metà pomeriggio Giacomini ebbe a dirci: “Chi mi attacca per il solo gusto di farlo almeno lo faccia su argomenti concreti perché una cosa è certa: politicamente parlando, fra pochi mesi sarò io a cantar per loro il de profundis”.
Ironia della sorte. Purtroppo per lui le parti si sono rovesciate, 13 cantori l’hanno bruciato sul tempo.

Claudio Cafasso

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3 COMMENTI

  1. Devo sottolineare che tra “i rimproveri” fatti con la mozione di sfiducia dei 13 consiglieri firmatari c’e’ anche un passaggio importante e degno di nota.
    “In quasi 5 anni di amministrazione si e’ assistito a numerose dimissioni volontarie da parte di titolari di cariche pubbliche municipali ……. ma anche ad altri procedimenti di revoca o sfiducia di cariche istituzionali e che tutte queste vicende hanno paralizzato l’azione politica dell’intero Consiglio Municipale; tutto questo ha avuto la conseguenza di radicalizzare l’accentramento dei poteri nella Giunta, svilendo il ruolo del Consiglio Municipale”.
    La carica istituzionale che il Signor Giacomini ha revocato e alla quale si fa riferimento e’ quella che ricopriva il sottoscritto in quanto Assessore di quella Giunta, incarico al quale sono arrivato dopo essere stato ELETTO dai cittadini per la terza volta consecutiva dal 2001 al 2008.
    Revoca che ho impugnato al TAR Lazio e che e’ stata annullata per mancanza di motivazioni concrete e veritiere …. Giacomini pensava che il suo giochetto delle 3 carte potesse funzionare anche davanti ai Giudici!
    Dopo la mia revoca e’ successo di tutto come bene hanno esposto i consiglieri con la loro mozione dove si scopre molto bene la figura di una sorta di reuccio dispostico che pensava di governare a suon di minacce abusando dei propri poteri nel totale disprezzo degli organi collegiali e della legalita’.
    Oggi l’epilogo di questa brutta pagina politica il Presidente dimissionario dichiara le proprie dimissioni dicendo che manda tutti a casa ….
    Anche se i fatti mi hanno dato ragione devo ribadire che mi auguro che questa vicenda restituisca al territorio dignita’ e la BUONA POLITICA che merita!
    Devo anche aggiungere, spezzando una lancia in favore dei miei ex colleghi assessori e prima di tutto ancora amici, che Giacomini non ha accentrato i poteri sulla Giunta ma li ha evocati a se gestendo il territorio come fosse il proprio orticello svilendo soprattutto il diritto dei cittadini ad avere un buon governo rappresentato da chi hanno eletto, come nel mio caso, quello degli assessori e della maggioranza dei consiglieri municipali che ricordo a tutti sono eletti con le preferenze e non con il porcellum dove vincono gli amichetti dei capi.

  2. Da semplice cittadino mi chiedo cosa sarebbe accaduto se:

    1) il PDL e la Lega (dopo Lusi, così non vengo criticato) non avessero fatto man bassa delle casse pubbliche, la stampa libera non avesse fatto loro le pulci e la magistratura “forcaiola” (all’estero direbbero legittima) non avesse adempiuto al proprio dovere.

    2) se Grillo avesse continuato a fare il miliardario (come avrebbe tanto desiderato un noto figlio di un bravo meccanico)

    3) se giovani ragazzi e cittadini più maturi non si fossero rimboccati le maniche

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