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Labaro, Edith Bruck incontra gli allievi del Pascal

Edith-Bruck
ArsMedica

Giovedì 6 marzo, alcune quinte classi dell’Istituto Biagio Pascal di labaro, diretto dal prof. Antonio Volpe, hanno partecipato all’incontro con la scrittrice e testimone della Shoah Edith Bruck.

Dopo aver partecipato al viaggio della memoria a Cracovia ed Auschwitz, gli allievi del Pascal hanno realizzato un video ed intervistato uno degli ultimi testimoni viventi della Shoah che dal 1959 gira per le scuole italiane a raccontare la sua storia perché non si ripetano più gli orrori dei campi di concentramento.

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Edith Bruck

Pseudonimo di Edith Steinschreiber (Tiszabercel, 3 maggio 1931), è una scrittrice, poetessa, traduttrice, regista e testimone della Shoah ungherese naturalizzata italiana.

«Nascere per caso / nascere donna / nascere povera / nascere ebrea / è troppo / in una sola vita» (Edith Bruck, Versi vissuti – Poesie (1975-1990))

Edith Steinschreiber, poi Bruck dal cognome acquisito dal primo marito sposato per evitare il servizio militare obbligatorio, nasce a Tiszabercel, e cresce a Tiszakarád, un piccolo villaggio ungherese ai confini con la Slovacchia.

È l’ultima dei sei figli di una povera famiglia ebraica. Conosce, fin dall’infanzia, l’ostilità e le discriminazioni che nel suo Paese, come nel resto d’Europa, investono gli ebrei. Nella primavera del 1944, a tredici anni, dal ghetto di Sátoraljaújhely viene deportata ad Auschwitz e poi in altri campi tedeschi: Kaufering, Landsberg, Dachau, Christianstadt e, infine, Bergen-Belsen, dove verrà liberata, insieme alla sorella, nell’aprile del 1945.

Non faranno ritorno la madre, il padre, un fratello e altri familiari. Dopo la liberazione da parte degli anglo-americani tenta il rientro in Ungheria, nella sua casa; ben presto scopre però che la fine della guerra non significa pace né accoglienza, ma nuove difficoltà e, soprattutto, nuove peregrinazioni alla ricerca di un posto nel mondo dove poter vivere.

Nel 1946 raggiunge in Cecoslovacchia una delle sue sorelle maggiori, salvate da Perlasca a Budapest, ma il tentativo di ricongiungimento fallisce.

Nel settembre del 1948 raggiunge Israele, a ridosso della nascita del nuovo Stato. Qui – per evitare il servizio militare – si sposa e prende il cognome che ancora oggi porta: Bruck.
Nel 1954, spinta dall’impossibilità di inserirsi e di riconoscersi nel Paese immaginato “di latte e miele”, non riuscendo ad accettare la realtà segnata da conflitti e tensioni, giunge in Italia e si stabilisce a Roma, dove ancora oggi risiede.

Malgrado l’avanzare dell’età e il peso che l’attività comporta, Edith Bruck non rinuncia alla propria missione di portare la propria testimonianza presso scuole e università in tutta Italia.

Nel gennaio 2019 è invitata a testimoniare dal presidente Sergio Mattarella nel corso delle celebrazioni del Giorno della Memoria al Quirinale, dove è stata intervistata da Francesca Fialdini e brani della sua opera sono stati recitati da Isabella Ragonese.

A settembre del 2020 il ministro della salute Roberto Speranza vuole la scrittrice e testimone della Shoah nella commissione per riformare il «sistema di assistenza sanitaria e socio-sanitaria alla popolazione anziana, puntando su servizi sul territorio, assistenza domiciliare e sanità digitale»

Il 20 febbraio 2021 papa Francesco ha fatto visita a Edith Bruck, nella sua casa romana; nel salutarla, ha detto: «Sono venuto qui da lei per ringraziarla della sua testimonianza e rendere omaggio al popolo martire della pazzia del populismo nazista e con sincerità le ripeto le parole che ho pronunciato dal cuore allo Yad Vashem e che ripeto davanti ad ogni persona che come lei ha sofferto tanto a causa di questo: perdono, Signore, a nome dell’umanità”.

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1 commento

  1. Chissà se tutti in fondo hanno la consapevolezza che incontreranno un monumento di storia, di resilienza e di umanità…che fortuna poterla incontrare.

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