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Tevere, passata la piena non si gabbi lo santo

Duca Gioielli

L’onda di piena del fiume Tevere che per un paio di giorni ha attraversato Roma ha lasciato dietro di sé una serie di piccoli e grandi disastri; ad essere danneggiati sono stati soprattutto gli impianti sportivi che occupano le sponde. L’incredibile quantità di pioggia caduta in 48 ore su Toscana e Umbria ha innalzato pericolosamente il livello delle acque nell’invaso di Corbara dove si è reso necessario aprire la diga. Un’enorme quantità di acqua si è così riversata nelle campagne dell’orvietano e di Roma Nord portando poi il Tevere, all’interno della Capitale, ad un livello davvero impressionante.

La furia delle acque ha trascinato via alcuni galleggianti a monte di Ponte Milvio (i resti sono ancora incastrati nell’arcata di sinistra) allagando poi tutti gli impianti e i circoli sportivi costruiti all’interno degli argini.

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Ad essere allagati sono stati gli impianti dell’Aniene, del CUS Roma, della RAI , del Circolo Magistrati e poi tutti i circoli remieri che, per forza di cose, si affacciano sul Tevere.

Tantissimi i danni provocati dalle acque che hanno trasportato ingenti quantità di fango e detriti; ad emergenza terminata e con un livello delle acque accettabili ecco come si presenta oggi la situazione, in particolare a Roma Nord.

Va detto subito che la furia della corrente ha provocato, in alcuni casi, il cedimento delle sponde mentre all’interno della città ha causato il distacco di numerose lastre di marmo poste a protezione degli alti muraglioni.

In zona Tor di Quinto l’acqua si è riversata all’interno di alcune piscine appena ripulite e manutenzionate mentre nei pressi del ponte di via del Foro Italico ad andare sott’acqua sono stati i campi di calcio e di tennis del CUS Roma.

Gravi i danni provocati dalla rottura degli ormeggi di un paio di galleggianti del Circolo Canottieri Aniene che non è stato possibile recuperare: dopo essere andati a frantumarsi contro Ponte Milvio si sono inabissati.

Sugli antichissimi piloni che hanno retto magnificamente alla tremenda pressione dell’acqua oggi rimangono montagne di detriti per lo più costituiti da grossi tronchi scheggiati. La forza della corrente ha letteralmente strappato dalle sponde gigantesche piante che, come navi alla deriva, corrono ora al centro del fiume.

Ricoperti di acqua e fango tutti i campi da tennis dei circoli storici della capitale e le strutture, nei pressi di Ponte Milvio, di Bau Village: la lunga e stretta piscina per cani si riconosce a fatica in mezzo ad un mare di fango.

Sommerso anche il nuovo Teatro della Musica che ha subito il collaudo ancora prima di essere terminato.
Di questa opera ci siamo occupati già in passato ritenendola una realizzazione,data la vicinanza con l’Auditorium, del tutto superflua (leggi qui). Il teatro, in fase di ultimazione, è stato pensato proprio per resistere ad una eventuale piena solo che non ci si aspettava che questo avvenisse in fase di costruzione; e così ad essere sommerso dal fango e dall’acqua è stato tutto il cantiere. Oggi ad emergenza terminata resta uno spesso e molle strato di fango.

Ancora una volta ci chiediamo se quel milione e mezzo di euro investito per realizzare questo teatro a pelo d’acqua non sarebbe stato meglio impiegarlo per ripulire le sponde e dragare il fiume in maniera tale da liberare l’alveo da ostacoli di varia natura (a cominciare dalle carcasse di auto e scooter e dalle centinaia di tonnellate di detriti che si depositano tra le rive e i galleggianti).

Le cause di questo disastro che ha causato innumerevoli danni sono ben note e le abbiamo evidenziate in un nostro articolo pubblicato in tempi non sospetti (leggi qui).
Qualcuno poi potrebbe aggiungere che in fin dei conti la colpa è di chi ha costruito nei pressi del fiume o peggio ancora di chi ha rilasciato le autorizzazioni per costruire.

Il fatto è che oggi oltre alla grave incuria del territorio si aggiunge anche il fenomeno delle piogge persistenti, quelle in grado di scaricare in appena 48 ore la stessa quantità di pioggia che generalmente cade in un semestre.
Cementificazione e “bombe d’acqua” sono pertanto gli ingredienti di questo micidiale cocktail a cui purtroppo dobbiamo abituarci.

Ma cosa ne sarà ora di questa massa di detriti, rifiuti, di pezzi di barconi che giacciono lungo le sponde del Tevere?

Dopo la piena di dicembre 2008 occorsero quattro mesi prima che fosse dato il via ad un’imponente opera di bonifica (leggi qui) costata quasi un milione di euro ed altri quattro perché i lavori si concludessero consentendo ai romani di tornare a godere del loro fiume.
Si dovrà aspettare altrettanto anche adesso?

Stando a quanto dichiarato dal Sindaco Alemanno parrebbe di no. Sabato 17 novembre, dal suo blog personale, ha fatto sapere che “cessata l’emergenza sul Tevere, le strutture regionali e comunali sono all’opera per ripristinare la pulizia e la funzionalità degli argini del fiume. In particolare preoccupa l’agibilità delle piste ciclabili e delle banchine e il ripristino dei danni subiti dai circoli sportivi che si affacciano sul fiume.”

“Lunedì – prosegue Alemanno – invierò una prima lettera alla Protezione Civile della Regione Lazio per attivare la procedura per ottenere una quota degli stanziamenti del Governo per risarcire i danni dell’alluvione e la prossima settimana avrò degli incontri con i responsabili dei circoli sportivi. Ricordo che nel 2008 per una piena di minore entità furono stanziati 7 milioni di euro. Roma Capitale – conclude il sindaco – è pronta a collaborare con la Regione Lazio, cui spetta la funzione di vigilanza sul Fiume Tevere, per ripristinare nel più breve tempo possibile la situazione ante alluvione.”

Resta il fatto che nel 2008 per compiere la bonifica delle banchine occorsero quasi otto mesi. Stiamo a vedere se ora, con le imminenti elezioni, le ruspe saranno messe in moto un po’ più rapidamente.

Francesco Gargaglia

riproduzione riservata – proprietà EdiWebRoma

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1 commento

  1. Invece di spendere 1,5milioni di euro per il teatro sotto il nuovo Ponte della Musica, non era meglio effettuare lavori idonei per mettere in protezione gli argini presso Ponte Milvio?

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