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Ponte Milvio, aspettando il picco della piena

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News da Ponte Milvio e dal resto di Roma Nord. Un intero pomeriggio col fiato sospeso a Ponte Milvio in attesa dell’annunciato picco della piena del Tevere. Le due arcate laterali sono completamente sommerse e le centinaia di curiosi si chiedono se mai possa esserci un’esondazione. Ma di emergenza non è il caso di parlare, la Protezione Civile, a metà pomeriggio, conferma che i livelli idrometrici del fiume continuano ad attestarsi su livelli stabili non oltre i 13,5 metri idrometrici. La situazione è stazionaria e l’evoluzione idraulica a monte di Roma fa prevedere gli stessi scenari già ipotizzati nella mattinata.

Alle 19 il livello continua ad essere stabile e la preoccupazione che possa salire oltre i 14 metri, quando scatterebbe il vero allarme, sembra rientrare. Ma la piena, avvertono le agenzie, non è affatto finita, potrebbe durare ancora qualche giorno.

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Si vociferava che nel pomeriggio sarebbe tornato il sindaco Alemanno ma da una telefonata in Campidoglio riceviamo una secca smentita.

Un’atipica movida

Ci guardiamo intorno e la scena che si presenta a Ponte Milvio ha quasi del surreale. Neanche la movida di una torrida serate estiva sarebbe riuscita a far arrivare tante persone. Diventa un’impresa anche parcheggiare lo scooter.

Un’atipica movida con centinaia di curiosi che passano da un lato all’altro con lo smart-phone in mano.
Tutti a fare foto e filmati da mandare subito su facebook e twitter. Sui profili degli utenti romani dei social network non si parla di altro che di lui: del Tevere, del biondo,anzi biondissimo Tevere che scorre irruento, quasi con rabbia.

Forze dell’Ordine in gran quantità

Vigili del Fuoco, Protezione Civile, Volontari, Agenti della Polizia Municipale in gran quantità ed in preallarme. Se sale il fiume a Ponte Milvio potrebbe succedere di tutto. E’ il ponte più vecchio ma è anche il ponte “più basso” di Roma. Dai suoi 117 metri di lunghezza una grande gru tuffa il suo braccio nell’acqua e rimuove i detriti che si ammassano sulle arcate maggiori. Far defluire la piena è l’obiettivo delle squadre al lavoro.

Bau Village distrutto

Il Tevere ha travolto tutto ciò che c’era sulle sponde. Ne sanno qualcosa i titolari di Bau Village, del loro circolo restano solo le macerie. Della spiaggia per cani, del manufatto, delle transenne non c’è più traccia. Dopo quattro anni di presenza, del villaggio non resta più nulla: tutto sommerso, tutto travolto.

Circoli sportivi allagati

Sommersi dall’acqua sono tutti i circoli sportivi posti lungo il Tevere, nell’area di Tor di Quinto, e quelli presenti in via del Baiardo. Alcuni privati, altri pubblici sono tutti allagati e  campi da gioco distrutti. Ingenti i danni.

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Uno sguardo a Roma Nord

Tiberina: a seguito dell’esondazione del fiume, è stato dato l’ordine di evacuazione del campo nomadi River ed i circa 530 rom presenti sono stati trasferiti nell’ex Fiera di Roma.
Nella zona denominata “Tenuta Piccirilli” l’acqua ha invaso il piano terra alcune abitazioni. I residenti, circa una ventina sono stati evacuati, alcuni trascorreranno la notte nelle palestre delle scuole di via Castelseprio.

Prima Porta-Labaro: continuano i disagi. Traffico molto a rilento, ancora chiusa da questa mattina la stazione La Celsa. Questa sera è stata chiusa anche quella di Due Ponti.

Flaminia, sede XX Municipio: sono in corso i lavori di svuotamento dei piani interrati del XX Municipio, allagati da questa mattina. Il presidente Giacomini ci fa sapere che nella giornata di domani gli uffici potrebbero non essere operativi al 100%. Nel caso ci fosse ancora dell’acqua nei locali si rende impossibile riattivare l’energia elettrica.

Uno sguardo alla Capitale

La situazione aggiornata a fine pomeriggio presenta il seguente quadro: alcune esondazioni verificatesi in corrispondenza delle direttrici di via Salaria- Settebagni, via della Magliana, via Flaminia e Fidene; allagamenti dovuti a rigurgiti attraverso la rete fognante si sono verificati a Ponte Salario – Prati Fiscali.
La Polizia Municipale , come gli operatori del volontariato, è impegnata con 20 squadre nel presidio dei sottopassi sulle direttrici viarie di Tevere e Aniene. Mille gli agenti impiegati nelle attività di fluidificazione del traffico. Le altre unità operative del Campidoglio hanno a disposizione 60 idrovore, 20 mezzi pesanti, sistemi di traino e materiali necessari alle attività di recupero di rifiuti flottanti. Piu’ di 100 i presidi attivati lungo le direttrici di Tevere e Aniene per garantire la massima rapidità d’intervento in caso di emergenza.

“Situazione sotto controllo”, così viene definita in un comunicato della Direzione dell’Ospedale Fatebenefratelli all’Isola Tiberina, dove la piena ha superato il livello del piano seminterrato causando infiltrazioni. “Si parla di pochi centimetri di acqua che attualmente vengono drenati dalle pompe”, spiegano dalla Direzione, che continua: “nel piano seminterrato, al momento, abbiamo sospeso la diagnostica per immagini, la radioterapia, e l’attività ordinaria delle sale operatorie, dove però rimane attiva la sala per interventi di emergenza. È stato sospeso anche l’accesso al pronto soccorso. Ma nessun allarme per i pazienti”.

Fabrizio Azzali

La nostra cronaca dell’intera giornata

E’ arrivata la piena a metà giornata (video e foto)

Via Flaminia praticamente in tilt

Ponte Milvio in attesa della piena

Caos traffico sulla Flaminia

Barconi si fracassano contro Ponte Milvio (con foto)

 

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4 COMMENTI

  1. Però se uno stà all’interno degli argini di un fiume non può lamentarsi se esonda…. Vedi circoli sportivi e Bau Village… non credete?

  2. Sig. Bruno lei ha perfettamente ragione mi lasci dire però che all’interno di Roma, a causa dei muraglioni, un “circolo”, specie se “canottieri” non può essere realizzato che sulle sponde.
    Io credo però che il problema vero sia un altro ovvero chi ha costruito, con le autorizzazioni dei comuni, sulle “aree golenali”, spazi naturali che hanno la funzione di accogliere le acque in caso di alluvione. Lo si è fatto in tutta Italia senza alcun riguardo per la sicurezza e oggi a pagare le conseguenze sono tutti. L’altro problma è il prelievo criminale di sabbia e ghiaia che ha trasformato placidi fiumi in impetuosi torrenti di montagna.
    Insomma le cause di questi disastri si conoscono bene ma nessuno pensa a rimuoverle. Ha ragione Mario Tozzi quando dice che non si possono più sprecare ingenti risorse per “mettere in sicurezza il territorio” e che la vera soluzione è ELIMINARE tutto quello che è stato costruito dove non si doveva.

  3. Concordo con quanto sopra commentato.
    Chissà se chi ha distrutto (o dato il permesso a distruggere) un’oasi avifaunistica per far spazio a una piscina per cani (!), si renderà conto almeno adesso di quello che ha combinato?… peraltro per 5.000 miserabili euro all’anno di concessione! Passata la piena, imporrei a questi soggetti (a partire da chi questo scempio ha autorizzato) la pulizia dai detriti e il ripristino dell’area protetta. Gli Sporting Club per cani snob, se proprio necessari, si posso anche fare altrove, in luogo più intelligente e non ambientalmente sensibile.

  4. E invece, niente di più facile che, al termine dell’emergenza, tutti i circoli andati distrutti presenteranno il conto al Comune (cioè all’intera comunità), lamentando lo stato di catastrofe naturale e adducendo i più fantastici e coloriti motivi.

    Cambiando l’obiettivo (in senso fotografico) e passando dallo zoom al grandangolo, ritroviamo l’immagine intera del nostro (ex) “bel Paese” (del quale, si e no, è rimasto il formaggio omonimo).
    Ormai è sistematicamente sempre colpa della natura, leopardianamente maligna.
    La devastazione e il consumo dissennati del territorio, infatti, nulla hanno a che fare con simili eventi, ma rappresentano le solite ritrite litanie di pochi irriducibili che ancora hanno pretese di “paesaggio”, di “bellezza”, di “armonia”, insomma di “cultura” (mi raccomando, tutto rigorosamente tra virgolette).

    Quando capiremo che è assolutamente non più rinviabile una drastica inversione di tendenza del modello di sviluppo (?), quando capiremo (per restare sul tema e non divagare) che il territorio è una risorsa finita e non riproducibile e nei suoi confronti è necessario avere un approccio di cultura?
    Quando capiremo che riempiendo di colate di cemento gli argini dei fiumi, le colline e le montagne, non facciamo altro che prenotare la distruzione nostra e del nostro habitat?
    Ma viviamo nella Repubblica delle lacrime di coccodrillo (e della retorica postuma).

    Torniamo alle responsabilità, anche se consapevoli che qui da noi il tema è ritenuto opzionale e folkloristico, e proponiamo una bella idea alla Giunta del nostro Municipio: passata l’emergenza, Sig. Presidente Giacomini, presenti un bel conto a quanti, nel Municipio da lei governato, hanno contribuito al disastro (naturale beninteso) con le loro costruzioni in aree golenali.
    Costoro, al massimo, potranno invocare la corresponsabilità di chi ha rilasciato le autorizzazioni.
    E, in questo caso, che problema c’è?
    Alla fine pagheremo sempre noi!!!

    Paolo Salonia (anche come portavoce del Comitato Abitare Ponte Milvio)

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