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Un milione e mezzo di euro per il Teatro della Musica, zero per il Tevere

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pontedellamusica.jpgDopo il Ponte della Musica arriva il Teatro della Musica, un teatro all’aperto per circa 350 posti in via da realizzazione sulla sponda sinistra del Tevere, là dove vanno a poggiare i piloni in acciaio dell’omonimo ponte. Un teatro “sommergibile” perché in caso di piena del Tevere le strutture potranno essere ricoperte dalle acque e successivamente ripulite senza danni per le gradinate e il palcoscenico in cemento industriale.

Costo dell’opera un milione e cinquecentomila euro. I lavori termineranno alla fine di novembre giusto in tempo per mettere in piedi qualche spettacolo o manifestazione natalizia.

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Al teatro si accederà attraverso due gradinate già completate e in caso di necessità sarà possibile ampliare la capacità dei posti con l’aggiunta di sedie, senza contare poi il pubblico di “portoghesi” che potrà godere degli spettacoli dall’alto del ponte: un sistema magari per renderlo un poco più frequentato.

Insomma, un originale teatro all’aperto con affaccio sul Tevere, un fiume che sembra però sempre più una fogna a cielo aperto.

Gli spettatori paganti potranno ascoltare musica e gettare uno sguardo alle sporche acque melmose cercando di capire se quello che la corrente si sta portando via è un sacco della spazzatura o il cadavere di un qualche animale: uno spettacolo che neppure il Gange potrebbe offrire.

Dopo l’Auditorium, il MAXXI, il Ponte della Musica e la proposta del sindaco Alemanno (leggi qui) di destinare le vecchie officine dell’Esercito di Via Guido Reni a sala multimediale del teatro dell’Opera, arriva ora il Teatro sul fiume. Ma veramente se ne sentiva il bisogno? O forse non sarebbe stato più giusto destinare quel milione e mezzo alla pulizia e bonifica delle sponde del Tevere?

Da decenni le varie amministrazioni comunali succedutesi nel tempo ci parlano di progetti per il Tevere ma eccezion fatta per un servizio battelli che funziona a singhiozzo e la concessione delle banchine a prezzi stracciati per scopi commerciali, di cose veramente concrete non se ne vede neppure l’ombra.

Eppure lo stato del fiume, dalla confluenza dell’Aniene, è davvero drammatico e un intervento decisivo non sembra più dilazionabile specie se si tiene conto che nel 2015, in base alle Direttive Europee, dovremo presentare i nostri corsi d’acqua in “buone condizioni” e puliti.

Mentre “sopra” vanno avanti i lavori (oramai il teatro, come il ponte, ce lo dovremo tenere) “sotto” il fiume sta lentamente morendo.
Invaso dalla sporcizia e dai rifiuti, con le acque inquinate, le sponde degradate, la fauna ittica compromessa, le banchine e i ponti usate come dimora dai senza tetto (leggi qui).

Abbiamo provato ad elencare quanti e quali interventi si sarebbero potuti fare con quei soldi. Non sono tanti ma neanche pochi.
Dalla pulizia e la sistemazione dei marmi del Ponte Duca d’Aosta alla sistemazione dell’argine tra i piloni del “ponte di ferro” e ponte Milvio; dalla pulizia dell’argine sinistro tra Ponte Milvio e Ponte Duca d’Aosta al ripristino del servizio battelli.

E non solo: dalla sistemazione del galleggiante danneggiato dalla piena alla bonifica di tutte le sponde con lo sgombero di baracche e tende, senza dimenticare il ripristino dell’oasi naturale sul lungotevere a valle di Ponte Flaminio e la creazione di un campo di gara per canoe e kayak.

Altre idee pro Tevere sono le benvenute.

E che dire poi del “problema parcheggi” che continua, con grave indifferenza, ad essere ignorato; chi si recherà al nuovo teatro sul fiume dove parcheggerà il proprio mezzo dal momento che tutta l’area e in modo particolare Piazza Gentile da Fabriano è permanentemente satura di auto?
Forse al parcheggio a pagamento dell’Auditorium? Le foto scattate in una qualsiasi domenica pomeriggio sembrano smentire questa ipotesi.

Certo, un milione e mezzo di euro per un teatro non sono molti, ma resta sempre il fatto che si tratta di soldi del contribuente romano, quel contribuente che avrebbe invece tutto il diritto di pretendere il risanamento del fiume che attraversa la sua città.

Francesco Gargaglia

riproduzione riservata – proprietà EdiWebRoma


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4 COMMENTI

  1. Frequento spesso l’ARDIS e sono rimasto allibito quando mi hanno fatto notare che NON c’è una lira pardon euro per dragare il Tevere come si faceva una volta.
    Invece per ponti e festival etc. inutili si spende e spande (e ci si mangia sopra): poi ci preoccupiamo che è una fogna a cielo aperto? Che c’è il pericolo di inondazioni? Ma Sindaco, quando controlli a Ponte Milvio le piene, non ti sei mai chiesto perchè non si draga il fiume? O è più importante fare fronte con Moccia contro quasi tutti per sti cavolo di lucchetti? Confido caro Sindaco, il mio anche, in un Tuo scatto di intelligenza e farmi ripulire questa fogna che è il fiume che ho sotto casa: per lo meno se straripa e mi sommerge, preferisco il Biondo Tevere all’attuale m….

  2. Si spera che …un giorno si decidano anche i lavori necessari ad evitare i laghetti che si formano ai due lati del ponte Duca d’Aosta -lato Flaminio- ogni volta che piove.

  3. Il servizio battelli era una buona idea. All’inizio l’ho utilizzato andando alla fermata con la bici ( si poteva mettere la bici sul battello). Sono convinto che l’insuccesso dell’iniziativa e il conseguente degrado siano dovuti alla mancanza di un mezzo pubblico che porti le persone alle fermate. Credo che anche molti turisti, sapendo di poter fare un giro sul tevere, e potendolo raggiungere con un mezzo, lo utilizzerebbero. Inoltre in tal modo diventerebbe necessario tenere le strutture e le vie di accesso più decorose.

  4. Il servizio battelli di Roma è stata una eccellente iniziativa, amata dai romani e dai turisti; le ragione della riduzione del servizio a mio avviso sono molteplici. Innanzi tutto la portata del fiume che nei mesi estivi va in secca e in quelli invernali aumenta portando una infinità di detriti (alcuni, come alberi, di dimensioni enormi). E poi : la sporcizia e l’abbandono delle sponde, la mancanza di servizi collegati (come fa osservare Luciano), gli accessi alle banchine da sempre delle vere e proprie “latrine”. Non va neppure sottovalutato il fatto che comunque era un servizio “in perdita”, ma questo il Comune di Roma lo sapeva quando ha investito per attrezzare gli approdi (al solito, un servizio gradito e a prezi popolari, ha scarse probabilità di sopravvivenza). La creazione invece di una rete di piccoli e veloci batteli poteva essere una alternativa ai mezzi con le ruote e una opportunità di lavoro per molti giovani (a Parigi i battelli sono pilotati da giovanissimi, ragazzi e soprattutto ragazze).

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