Chi mastica di cose militari potrebbe definirla “un’area di bivacco”: nascosta tra la vegetazione, una via di accesso e una di fuga, vicino all’acqua o ad una via di comunicazione. Per tutti gli altri invece non è altro che una baracca o il solito insediamento abusivo: a Roma ce ne sono a centinaia concentrati soprattutto nei parchi.
Da qui ogni mattina escono i “cacciatori di rifiuti”, quelli che sopravvivono frugando nei cassonetti; un popolo nomade che conosce i luoghi più degradati della metropoli e che si sposta da una discarica all’altra incalzato dalle forze dell’ordine.
Che questa gente tornasse all’Inviolatella era da immaginarselo; proprio nel punto dove alcuni mesi fa si era proceduto al una complessa ed onerosa opera di pulizia e di bonifica; tutto inutile perché le baracche sono tornate ad occupare quel nascosto canalone a pochi passi dalla Cassia Nuova (non abbiamo voluto pubblicare le foto dell’insediamento per la presenza di alcuni bambini).
Baracche fatte di detriti e nailon; ma c’è anche chi per il gran caldo dorme in mezzo ai cespugli utilizzando come materasso un semplice telo colorato e per gabinetto un cespuglio.
Il Commissario dell’Ente Parco di Veio, da tempo, per scongiurare il degrado chiede l’assegnazione del casaletto di Via dell’Inviolatella Borghese da adibire a sede dei guarda parco; i Comitati Cittadini, invece, da anni sollecitano l’apertura del Parco convinti che la frequentazione dei cittadini possa scongiurare la creazione di insediamenti abusivi e discariche.
Proposte che non sembrano scuotere dal loro torpore gli Amministratori di questa città.
Ma la situazione dell’Inviolatella è la stessa di tante altre aree verdi di Roma Nord; aree molto belle e ampie come il Parco Volusia, l’Insugherata, il Pineto e Monte Mario, sconvolte dal fuoco e utilizzate come accampamenti da nomadi e senza tetto.
Siamo andati a vedere i danni provocati dagli incendi sulle pendici di Monte Mario e a pochi passi da una delle più trafficate e convulse arterie di Roma, a pochi metri dalla cittadella giudiziaria, abbiamo scovato tra la vegetazione l’ennesima discarica abusiva.
Nascosta da un muro in tufo e dalla disordinata vegetazione abbiamo trovato porte e finestre (i resti di un insediamento) e montagne di rifiuti di ogni genere al disotto degli oleandri.
Poco distante, il passaggio pedonale che da Via Gomenizza porta alla “rampa” Falcone e Borsellino, lo abbiamo trovato ostruito dalla vegetazione e da alcuni alberi precipitati al suolo.
Un ammasso di vegetazione rinsecchita a ridosso delle abitazioni: basterebbe un semplice mozzicone di sigaretta per provocare un disastro.
Neppure su quella che è una delle più belle terrazze di Roma la situazione sembra essere se non felice almeno “normale”; lungo il sentiero che dallo Zodiaco porta al Parco di Monte Mario, tra il bosco andato in fumo e i cartelli della riserva divelti, ancora montagne di rifiuti.
Evidentemente chi viene in questo luogo suggestivo non trova di meglio che bere una birra, gettare la bottiglia vuota dalla scarpata e agganciare il solito, lucchetto alla balaustra metallica. Ma si sa, qui la natura è protetta.
Francesco Gargaglia
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E avanziamo ancora pretese di europeismo ?!?!
Ma per favore, a calci nel…….ci devono prendere !
E che l’impronta sia ben visibile sulle terga.