Home ATTUALITÀ Fine dei Giochi

    Fine dei Giochi

    olimpiadi 2024
    Galvanica Bruni

    Si chiude il sipario su Parigi 2024, e già s’intravede quello di Los Angeles 2028. Il passaggio di consegne fra le due città è cosa fatta, con buona pace di chi vagheggia ancora un’edizione romana.

    Ognuno stila le sue classifiche e dirama pagelle. Quella che segue, la nostra. Al contrario e senza fronzoli.

    Continua a leggere sotto l‘annuncio

    10 alle schermaglie fra il ministro dello sport Andrea Abodi e il presidente del Coni Giovanni Malagò. Non poteva esserci momento peggiore per scagliare il guanto di sfida.

    9 alle chiacchiere e al chiacchiericcio di improvvisati del microfono, che non sanno render giustizia alle discipline sportive che commentano.

    8 alla cagnara regalata per Imane Khelif, i dubbi sul suo sesso e la paranoica lite politica venuta fuori dalla vicenda. Fortuna che Montecitorio questi giorni è chiuso per ferie.

    7 ai letti di cartone, costruiti non per risparmiare ma per impedire incesti, orge e chi più ne ha, ne metta. Chi ha avuto la pensata lo sa che si può fare anche sulla lavatrice?

    6 alla retorica delle seconde voci, chiamate ad “aiutare” il telecronista. È mancata solo la chicca del “Parigi val bene una messa”, altrimenti le avremmo ascoltate tutte.

    5 a chi, tv accreditata ai Giochi, ha pensato bene di mandare in differita alcuni momenti topici. La cultura del risparmio viene adottata “a convenienza”. O forse sarebbe meglio scrivere “ad minchiam”.

    4 alle domande “perdenti” e a chi ha criticato il quarto posto della diciannovenne Benedetta Pilato. Pierre de Coubertin si starà rovesciando nella tomba.

    3 ai calcoli di Tamberi e alla telenovela che s’è creata attorno alla sfortuna del marchigiano. Ma di qualcosa si doveva pure parlare, no?

    2 alla Senna, oggi sporca, ieri no, domani un po’ e un po’. Certo, non è che il Tevere stia meglio, ma è meglio accusare Parigi che difendere Roma.

    1 a chi ha rosicato per la medaglia d’oro della pallavolo femminile. Ci sta, ci sta chi ha rosicato. Perché quando la volpe non arriva all’uva, dice sempre che è rancica.

    Massimiliano Morelli

     

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    LASCIA UN COMMENTO

    inserisci il tuo commento
    inserisci il tuo nome