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    Tutto il resto è noia (tranne Djokovic)

    tennis tv
    Galvanica Bruni

    Non ci sono sport noiosi, la noia la infiocchettano certi telecronisti, ridondanti, autoreferenziali e insufficienti per il ruolo.

    L’Olimpiade ne è ampia dimostrazione, e certi dirigenti sportivi, quelli che chiedono “visibilità” per le loro discipline, dovrebbero ragionare su questo assioma.

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    Il “pazzesco” e soprattutto il nauseante “ma che cosa ha fatto?” sono entrati nel lessico delle telecronache dimenticando che per lo meno quel “ma che cosa ha fatto?” dovrebbe essere esposto al telespettatore da chi, microfono davanti, viene pagato per raccontare.

    Ma è partita persa in partenza, a tutti va bene così, per cui si procede nell’insufficienza narratoria senza che nessuno abbia il coraggio di dire “fermiamoci e proviamo a migliorarci”. Salvo abbassare il volume, come fatto ieri per la partita di pallavolo dell’Italia.

    Questione medaglie, l’Italia del ciclismo conquista il bronzo nell’inseguimento uomini, ma il tempo per osservare i volti raggianti dei nostri neanche c’è, visto che incombe la pubblicità. E poi ci sono le lacrime dell’acciaccato Tamberi, che secondo certi colletti bianchi fanno più audience.

    Finale da libro “Cuore”, Nole Djokovic sta antipatico a molti, quelli che stravincono facilmente vanno altrettanto facilmente sulle scatole e gli si cercano difetti. Però ha devoluto in beneficenza i duecentomila euro di premio del successo olimpico che la federazione serba. Gioco, partita, incontro.

    Massimiliano Morelli

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