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Lo “scandalo” delle granite a Ponte Milvio

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“A Roma, in una famosa pasticceria di Ponte Milvio, due granite di limone con 4 biscottini 30 euro. In Calabria o Sicilia non più’ di 6 euro. E sono molto, molto più buone. E ti portano pure la brioche…”.

Parole su X (l’ex twitter) di Rita Dalla Chiesa, conduttrice televisiva e parlamentare di Forza Italia residente a Vigna Clara.

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Un post che ha generato uno tsunami visualizzazioni (quasi 90mila) e di commenti (oltre 500), e che pare non esser stato accolto al meglio dalla comunità di X anche perché lancia alcune accuse che ad alcuni sono apparse del tutto strumentali.

Tanto per cominciare c’è chi scrive: “Pure questa estate la storia dei bar? I prezzi sono esposti. Se uno vuole andarci ci va: andarci e spendere “tanto” col fine di pubblicarlo sui social che senso ha? Ha fatto ulteriore pubblicità a una pasticceria che merita. Se il prezzo non Le va bene è libera di andare altrove”.

A ribadire il concetto un altro commentatore: “Se ci fosse stato scritto il prezzo nel menù avresti potuto andartene, se non c’era scritto puoi andare alla prima caserma della finanza e denunciare l’accaduto…il resto sono chiacchiere da bar...”

A cui segue un invito perentorio: “Le granite vada a mangiarle in Calabria o Sicilia. Non glielo ha detto il medico di mangiarle nella pasticceria a Ponte Milvio

Non è mancata la solita tiritera sulla “capacità di spesa” di chi vive a Roma Nord: “Prezzo assolutamente esagerato. Però Rita diciamoci pure che (io sono di Roma so di cosa parlo) chi abita in quel quartiere decisamente non ha problemi a pagare 30€. È giusto? No. Ma è lo stesso concetto di andare in vacanza a Ladispoli o Porto Cervo”.

Come non poteva infine mancare il richiamo ai costi irrisori di cui godono i parlamentari nella buvette della Camera e del Senato: “Non ci si metta anche lei…dipende dal posto e dai costi che devono sostenere…cominciano ad indignarci, invece, per qualcosa di più serio? Ovvero i costi bassissimi del ristorante della buvette o degli stipendi dei parlamentari, spesso troppo alto per l’impegno profuso?”

Insomma, quella di Rita Dalla Chiesa è apparsa essere una sortita poco apprezzata visto l’elevato numero di commenti negativi che hanno fatto impallidire l’esiguo numero di commentatori schieratisi senza se e senza ma a suo favore.
PS: gentile Rita, a Roma si chiamano grattachecche, non granite

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12 COMMENTI

  1. Comunque questa storia che chiunque abiti in zona Ponte Milvio “c’ha la grana” da parte di chi qui non ci ha mai vissuto ha anche un po’ stufato.
    Qui è ancora pieno di ceti popolari, al più impiegatizi, di case popolari. Magari non ci sono più in giro quelli con le scarpe rotte, ma non è che navighino tutti nell’oro e per molti dei ceti più benestanti è anche ostentazione a suon di debiti, pardon buffi, di chi vive al di sopra dei propri mezzi o eredità di una generazione precedente che la generazione corrente fa moooolta fatica a mantenere.
    Il fatto che ci siano tanti gonzi che arrivano da altri quartieri a spendere bei soldini in cambio di fuffa perché è di moda non significa automaticamente che i residenti siano tutti così, anzi.

    • Case popolari? Forse ha sbagliato quartiere. Concordo sul fatto che non siano tutti straricchi ma case popolari proprio no. E comunque tanti esercizi commerciali non mostrano in maniera chiara e visibile il listino. Ognuno è libero di andare dove vuole e dire ciò che pensa, senza offendere o calunniare chiunque.

      • Devo contraddirla, ma case popolari ci sono eccome. Quelli che un tempo si chiamavano primo, secondo e terzo lotto, su via della Farnesina tra i civici 52 e 84, costruite negli anni ’30 del secolo scorso e destinate per lo più alle famiglie dei soldati mandati in guerra in Africa nel ’35 (e non solo) e ancora oggi non del tutto alienate e in parte ancora in possesso dell’ex IACP oggi ATER.
        Per lo più pezzature piccole, sui 40 mq, due stanze, un bagnetto e un cucinotto. 5 piani per lo più senza ascensore, se non installato posticcio.

        • Grazie per le specifiche informazioni, non ne ero a conoscenza. Fatto sta che nell’immaginario collettivo le case popolari non appartengono alla zona in questione. Le persone che occupano tali strutture, come giustamente da lei indicato, non calzano più scarpe rotte e sicuramente hanno trovato l’equilibrio giusto per poter vivere dove abitano zona (altrimenti suppongono sarebbero andati altrove).

  2. Non so quale sia questa famosa pasticceria di Ponte Milvio, ma io, sempre a Roma nord, a Corso Francia, poco distante, una granita di caffè con panna al tavolino la pago 7 euro.

  3. Gentile sig. Salvatore, come da altri sottolineato, la informo che a Ponte Milvio ci sono diversi lotti di case popolari, alcune ridotte in pessimo stato, con cornicioni che cadono letteralmente a pezzi. Deduco che non sia del posto. La retorica del “vivi a Ponte Milvio quindi sei ricco” è profondamente errata. Ci sono persone che vivono nel quartiere da molto prima che diventasse un quadrante della città alla moda, attrazione per ricchi. Il problema è che ormai trattano questo spicchio di Roma come fosse Abu Dhabi, quando chi ci vive sa che non è così e si è anche un po’ stancato di sentirsi parte di questo immaginario banalizzante e fin troppo inesatto.

  4. Solo precisione le grattachecche sono diverse dalle granite. Perché le prime sono ghiaccio raschiato con aggiunta di sciroppi, mentre le granite, come da tradizione, nascono già amalgamate in appositi contenitori/macchinari con i vari ingredienti e, di conseguenza, sono molto più saporite e cremose.

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