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Cassia Antica, un nuovo centro commerciale? Indaga la magistratura

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Via Cassia Antica 306Amore del territorio e caparbietà. Sono queste le caratteristiche di un gruppo di cittadini e commercianti di Roma Nord che trasformandosi in un misto tra Sherlock Holmes e Perry Mason sono riusciti a costo di notevole fatica e dispendio di denaro a capire cosa ci fosse di poco chiaro nel cambio di destinazione del civico 306 di Via Cassia Antica. Ma andiamo per passi:

Aprile 2010 Un centro commerciale sulla Cassia?

Tutto ha inizio nel mese di Aprile 2010 quando su Via Cassia Antica, nel tratto tra Piazza dei Giochi Delfici e l’allaccio con Via Cortina d’Ampezzo, ai lati del cancello del numero 306 [mappa] appaiono due striscioni [vedi galleria qui più avanti] che recitano così: Sima Gestioni Immobiliari Vende complesso Commerciale di 1350 mq con 6000 metri quadri di parcheggio. Sul Web sono ancora presenti alcune tracce di questa iniziativa. Basta cercare Via Cassia 306

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Forte è stata la preoccupazione del tessuto sociale della zona sia per le possibili implicazioni sul traffico, sia per l’impatto economico sui commercianti di zona già piegati dalla contrazione dei consumi dovuti alla crisi e dall’apertura dei centri commerciali a nord di Roma, sia per la tutela del verde in una zona sotto tutela del Parco di Veio di totale inedificabilità che non prevede l’utilizzo a scopi commerciali.

Non riuscendo ad ottenere risposte esaurienti dalle amministrazioni di prossimità i cittadini ed i commercianti della zona tramite l’Associazione AssoCommercio RomaNord a voce del suo presidente Giovanna Marchese Bellaroto si sono fatti carico di impegnarsi per scoprire quali fosse la vera destinazione.

Gennaio 2011 Dove è la verità? Richiesta di accesso agli atti.

Vista le risposte poco esaurienti il 27 Gennaio 2011 AssoCommercio RomaNord, forte della rappresentanza di oltre 80 esercizi commerciali tra Vignaclara e Ponte Milvio, invia una richiesta di accesso agli atti al Parco di Veio sulle effettive richieste presentate dai proprietari dei terreni al civico 306 per la realizzazione del complesso commerciale ipotizzato dagli striscioni apparsi. A febbraio 2011 il Parco di Veio rilascia il fascicolo relativo alla documentazione richiesta comprendente il progetto completo di planimetrie.

Febbraio 2011 L’analisi dei documenti e la concessione del Nulla Osta

L’analisi del progetto affidata all’urbanista Marta Crognale fa emergere tra le altre informazioni che in data 1 settembre 2011, a fine mandato, l’allora Direttore del Parco di Veio Salvatore Codispoti a seguito di ben 8 concessioni in sanatoria di restauro conservativo e di ulteriori 6 concessioni in sanatoria per mutazione e della destinazione d’uso da Magazzino a Commerciale, tutte rilasciate dall’Ufficio Condono del Comune di Roma, ha rilasciato il Nulla Osta. E’ doveroso precisare che le uniche attività commerciali contemplate in alcune zonizzazioni del Parco di Veio, tra cui quella in questione, sono unicamente di natura agricola, pastorizia e di orto botanico.

In merito al rilascio del nulla osta da Parte del Parco di Veio sulle richieste avanzate dai proprietari del terreno occorre precisare che in prima istanza lo stesso Ente Parco di Veio aveva respinto le richieste da parte dei costruttori in quanto non esistevano i requisiti di legittimità delle richieste stesse. Successivamente il nulla osta da parte del Parco di Veio è stato concesso in quanto atto dovuto perché le concessioni in sanatoria sono state rilasciate da parte dell’Ufficio Condono del Comune di Roma e sulle quali il Parco di Veio non ha alcun potere di veto.

In riferimento inoltre alla fine della data del mandato del Presidente del Parco di Veio Salvatore Codispoti questo è stato ufficialmente il giorno 30 Settembre poi prolungato alla fine di Ottobre per provvedere al passaggio di consegne al Commissario straordinario Massimo Pezzella.

Via Cassia 306 Vista Aerea

Vista aerea dell’area di Via Cassia all’altezza del numero civico 306

Marzo 2011 L’accesso agli atti negato dal Comune di Roma

Per analizzare la documentazione sulle diverse concessioni in sanatoria concesse all’unico proprietario del terreno in questione, lo stesso gruppo di commercianti e cittadini di zona coordinati da AssoCommercio RomaNord a Marzo 2011 ha fatto istanza di accesso agli atti all’Ufficio Condono Edilizio del Comune di Roma. Ma inspiegabilmente il Comune ha dato parere negativo negando l’accesso alla documentazione richiesta adducendo la carenza di interesse in quanto i richiedenti non erano confinanti o frontisti con le particelle catastali interessate.

Agosto 2011 Inchiesta giudiziaria sui condoni nel Parco di Veio in corso

Nel frattempo AssoCommercio RomaNord che aveva interessato delle criticità sospettate sul civico 306 la Commissione Trasparenza del XX Municipio riusciva a visionare parte della documentazione. Veniva infatti consegnata unicamente la documentazione relativa alle 8 concessioni in sanatoria di restauro conservativo, ma non quella relativa ai 6 cambi di destinazione d’uso in quanto la documentazione risultava sotto sequestro dell’Autorità Giudiziaria a causa di una inchiesta indipendente sui condoni edilizi ricadenti nel Parco di Veio.

Settembre 2011 Convocazione disattesa

Suona strano inoltre che alla convocazione del 1 settembre 2011 inviata dalla Commissione Trasparenza del XX Municipio e presieduta allora dal Consigliere Pica e dal Vice Presidente Consigliere Antonini con oggetto “Gravi presunte irregolarità civico Cassia 306. Richiesta urgente di audizione in Commissione Ambiente, i convocati direttamente interessati Roberto Carlino Presidente della V commissione Ambiente Regione Lazio e Massimo Pezzella Commissario straordinario del’Ente Parco Regionale del Parco di Veio non si siano presentati per chiarire un argomento così delicato e importante.

Fin qui la storia del presunto centro commerciale in via Cassia 306 sul quale come abbiamo accennato si sta occupando la magistratura. Nel frattempo i cartelli al civico 306 sono scomparsi.

Ma un importante elemento scaturisce dalla volontà del tessuto commerciale di zona di chiarire cosa accade sul territorio e di avere voce in capitolo.

Febbraio 2012 Il tessuto commerciale riconosciuto dal Consiglio di Stato

in data 21 febbraio 2012 il Consiglio di Stato chiamato a giudicare su ricorso presentato dai proprietari del terreno in questione che non ritenevano corretta la sentenza del TAR che dava accesso agli atti ai commercianti di zona, conferma la sentenza del TAR e concede l’accesso agli atti in quanto ritiene il tessuto commerciale di quartiere come elemento primario da tutelare per l’interesse legittimo alla sopravvivenza delle proprie aziende. Leggi la sentenza del Consiglio di Stato. Riportiamo per facilità di lettura alcune parti importanti della sentenza

Sulla scorta di tali direttive, appare del tutto corretta la valutazione operata dal T.A.R., quando ha affermato l’esistenza della legittimazione e dell’interesse degli istanti a chiedere e a ottenere l’accesso alla documentazione in questione, allo scopo di tutelare la propria posizione di operatori economici situati in una zona limitrofa comunque rientrante nel medesimo bacino d’utenza.
È quindi condivisibile l’affermazione del giudice di prime cure, che ha voluto radicare il fatto legittimante nelle conseguenze derivanti dagli spostamenti della clientela per la fruizione delle infrastrutture commerciali. Del pari, l’oggetto dell’accesso appare pertinente in relazione al detto interesse, atteso che la verifica della legittimità delle pregresse concessioni in sanatoria appare coerente con la possibilità per gli originari ricorrenti di tutelare le loro pretese in sede amministrativa o giurisdizionale, al fine di garantire il loro giro d’affari anche ostacolando i futuri insediamenti commerciali.

Intervistata in merito a questa importante sentenza del Consiglio di stato Giovanna Marchese Bellaroto presidente di AssoCommercio RomaNord e responsabile CNA di Roma per il commercio, ci ha dichiarato:

Giovanna Marchese Bellaroto“E’ per la prima volta un forte riconoscimento alla dignità del nostro lavoro di commercianti di vicinato inseriti nell’armonia di un contesto urbanistico che crea affezione al territorio e aiuta le persone a sentirsi partecipi di una collettività. Questo è il risvolto sociale del ruolo del commercio diffuso su tutto il territorio della nostra città, Roma capitale europea, con una vocazione turistica e commerciale che corre lungo i millenni della sua storia.”

“Questa sentenza ribadisce quanto sempre sostenuto da CNA Commercio sull’importanza dell’economia prodotta dal piccolo commercio della Capitale fino ad oggi troppe volte disattesa di fronte agli interessi della media e grande distribuzione e dell’edilizia ad esso collegata.”

“Come CNA Commercio mettiamo a disposizione la nostra esperienza per trasmettere li strumenti più corretti per tutelare in qualsiasi angolo della nostra città le pretese in sede amministrativa o giurisdizionale, al fine di garantire il proprio giro d’affari anche ostacolando i futuri insediamenti commerciali.”

Fabrizio Azzali

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14 COMMENTI

  1. Io all’epoca del cartello di vendita, vidi diverse volte due lussuosi macchinoni neri da cui scesero dei signori con turbanti sul capo. Mi chiesi, infatti, cosa avrebbero costruito temendo, in verità, il sorgere di altre abitazioni.

  2. In un articolo pubblicato su questo blog il 25.1.2010 ho fatto presente che il Piano di Assetto del Parco di Veio adottato dal Consiglio Direttivo il 9.12.2009 era stato pubblicato sul sito dell’Ente indebitamente, perché rischiava di innescare speculazioni fondiarie sul presunto plus-valore delle aree rese edificabili in modo non ancora certo e definitivo.
    In un successivo articolo pubblicato il 28.1.2010 ho replicato alla certezza dell’allora Presidente dell’Ente Parco di Veio avv. Fernando Petrivelli, che la pubblicazione “non … può alimentare nessuna dinamica speculativa”, limitandomi a far sapere che, con una strana coincidenza, subito dopo l’adozione del Piano di Assetto sulla Cassia erano spuntati quanto meno due cartelli che reclamizzavano la vendita di aree dentro al parco di Veio: uno di questi riguardava proprio l’area di 1350 mq. (più 600 mq. di parcheggio) con accesso dal civico n. 306 di via Cassia Antica di proprietà all’epoca della Sima Gestioni Immobiliari S.r.l. che la metteva in vendita a 9.800.000,000 € (pari a circa 5.000 €/mq.).
    L’areaveniva messa in vendita perché era stata destinata dal Piano di Assetto a sottozona edificabile D3, in difformità delle destinazioni prescritte invece sia dal PTP n. 15/7 che dal PTPR e si trovava immediatamente a ridosso della futura stazione “Parco di Veio”, prevista dal Progetto preliminare del prolungamento della linea C della Metropolitana da piazzale Clodio a Grottarossa, venendo a godere di una enorme rendita di posizione.
    L’articolo in questione fa sapere ora che la Autocentri Balduina s.r.l. ha presentato un progetto per la realizzazione di un complesso commerciale, che il 1.9.2011 ha avuto il nulla osta da parte dell’allora Direttore dell’Ente Parco di Veio in violazione dei vincoli di tutela che vietano la destinazione dell’area ad uso commerciale.
    La sentenza del Consiglio di Stato dello scorso 21 febbraio, che nega di fatto la possibilità di realizzare una destinazione commerciale dell’area, è stata pronunciata a distanza di appena 8 giorni da quando il Commissario Straordinario dell’Ente Parco di Veio, Massimo Pezzella, dopo avere revocato la delibera del 2009 di adozione del Piano di Assetto, ha adottato la “proposta” di un Piano di Assetto che è rimasto però esattamente lo stesso di 2 anni fa.
    Ne deriva che nell’esercizio del potere di autotutela sancito dall’art. 97 della nostra Costituzione il Commissario Straordinario dovrebbe annullare per vizio di legittimità quanto meno il nulla osta rilasciato dall’arch. Salvatore Codispoti nell’ultimo giorno del suo mandato di direttore, se non anche e soprattutto la destinazione a sottozona D3 dell’area in questione.

  3. ma perchè nessuno è mai positivo? scusate ma dei negozi carini li renderebbero di valore il punto che al momento è allo stato puro di abbandono e degrato con dei capannoni ventennali fatiscenti.

  4. Faccio presente al sig. “rg” che i capannoni fatiscenti di cui stiamo parlando ricadono all’interno del parco naturale di Veio che non é stato istituito di certo per farci dei “negozi” (anche se carini), ma per svolgerci delle attività che siano comunque compatibili con le finalità istitutive di quest’area naturale protetta, fra le quali non mi risulta affatto che possano rientare anche i centri commerciali.
    Gli metto ancor più in evidenza che l’essere “positivo” non significa sentirsi autorizzato a non rispettare tanto le regole che ci governano quanto la stessa sentenza del Consiglio di Stato che di fatto ha negato la posssibilità di aprirci dei negozi.
    Quanto allo stato ventennale di fatiscenza dei capannoni, é imputabile esclusivamente al privato che li ha lasciati in quelle condizioni in attesa proprio di poterci realizzare una speculazione di tipo edilizio e commerciale nella più totale indifferenza delle misure di salvaguardia del Parco di Veio.
    A voler essere “positivo” come Lei, il sottoscritto ben prima di ora aveva ipotizzato come corretta destinazione dei capannoni una loro trasformazione in fattoria didattica oppure ancora nel progetto di un “Parco Natura” per bambini che aveva proposto al Gruppo Materazzo Holding che non ha potuto acquistare il terreno a causa del prezzo altissimo richiesto dalla S.r.l. Sima Gestioni Immobiliari.
    I capannoni potrebbero inoltre diventare un centro vivaistico produttore di autoctone e di piante fruttifere locali, offrendo agli utenti la possibilità di conoscere tutte le specie arboree ed arbustive che popolano il territorio del parco e di apprezzarne i pregi ornamentali ed i valori paesistici: potrebbe svolgere in tal modo anche un compito educativo inducendo il cliente disinformato (ivi compreso anche l’ente pubblico) all’uso della “pianta adatta al posto adatto”, contribuendo in tal modo ad una più consapevole cultura naturalistica.
    Ma forse tutto questo non significa per Lei essere “positivi”, oltre che rispettosi delle regole che ci siamo dati.

  5. mi complimento con la sig.ra Giovanna Marchese Bellaroto presidente di AssoCommercio RomaNord per la Sua caparbietà nel difendere il nostro territorio e anche il sig. Rodolfo Bosi per il suo intervento pieno di contenuti interessanti.

  6. @ Bosi
    Mi scusi sig. Bosi ma la sentenza del consiglio di Stato non nega assolutamente ai proprietari di aprirci dei negozi.

    La sentenza dichiara invece, la vada a leggere, che i commercianti di zona possono tutelare le loro pretese in sede amministrativa o giurisdizionale, al fine di garantire il loro giro d’affari anche ostacolando i futuri insediamenti commerciali.

    Che poi adiscano a questa forma di tutela è una loro decisione.

  7. Trovo giusta l’osservazione del sig. Stefano g: ma io ho dato questa interpretazione della sentenza del Consiglio di Stato proprio per la posssibilità riconosciuta ai commercianti di zona di opporsi all’apertura di nuovi insediamenti commerciali (fatti di più negozi) con esposti a tutte le pubbliche amministrazioni competenti o con ricorsi al TAR del Lazio.
    Faccio anche presente che la realizzazione di un centro commerciale previa ristrutturazione dei fabbricati esistentii avverrebbe ad opera della S.r.l. Autocentri Balduina che stando a quanto mi é stato riferito per telefono (e che mi riservo di accertare) non sembra essere nemmeno la proprietaria dell’area con accesso dal civico n. 306.
    Dal momento ad ogni modo che l’osservazione del sig. Stefano g lascia implicitamente intendere che sull’area ci sia comunque la possibilità di aprirci dei negozi, anche sul presupposto di una preesistenza di una limitata vendita di cucine industriali risalente quanto meno a più di vent’anni fa (peraltro in contrasto proprio con il cambio a destinazione commerciale della precedente destinazione d’uso che era a magazzino e non certo a negozi), indipendentemente dalla sentenza del Consiglio di Stato, metto in evidenza che l’area é soggetta a vincolo paesistico la cui tutela é assicurata fra l’altro dal Piano Territoriale Paesistico (in sigla PTP) n. 15/7 “Veio-Cesano” che la destina a sottozona di tutela orientata TOb/25.
    L’art. 54 della Norme stabilisce che “nelle sottozone indicate con la sigla TOb la tutela é orientata alla riqualificazione di sistemi, di tipo idromorfologico-vegetazionali, ovvero delle valli modellate dai corsi d’acqua” (nel nostro caso dal Fosso dell’Acqua Traversa), la cui “qualità paesaggistica risulta parzialmente alterata da fenomeni di incongrua trasformazione …prevalentemente di carattere edilizio, realizzati frequentemente al di fuori degli strumenti urbanistici vigenti. Tali manufatti edilizi sono destinati … ad uso artigianale, commerciale e di piccola industria (capannoni … con depositi e rivendite)”.
    L’art. 72 delle Norme del PTP riguarda i “Manufatti incompatibili con gli obiettivi della tutela” fra i quali ricomprende i “manufatti difformi ed in contrasto con gli strumenti urbanistici vigenti quali: …ogni tipo di manufatto precario; l’attività ed i manufatti legati all’esercizio di rivendita e deposito. … Pertanto tali attività devono essere interdette ed i manufatti devono essere demoliti”.
    In forza della suddetta normativa, che é sovraordinata allo stesso PRG del Comune di Roma, non si capisce come l’Ufficio Speciale Condono Edilizio abbia potuto rilasciare quanto meno le 6 concessioni in sanatoria per mutazione della destinazione d’uso da Magazzino a Commerciale, che forse proprio per questo sono oggetto di una inchiesta penale da parte della Magistratura: a tal riguardo non risponde al vero che “il Parco di Veio non ha alcun potere di veto” sulle concessioni in sanatoria, se rilasciate dopo l’istituzione dell’area naturale protetta, dal momento che l’Ente deve esprimere il proprio “parere” sulla base di criteri che ho personalmente redatto e fatto approvare quando sono stato membro del 1° Consiglio Direttivo.
    Di certo c’é che il 1.9.2011 l’allora Direttore dell’Ente Parco di Veio ha rilasciato un nulla osta per la realizzazione di un centro commerciale previa “ristrutturazione” dei manufatti esistenti (che può comportare anche la totale demolizione e ricostruzione) in totale difformità dalle suddette prescrizioni del PTP n. 15/7.
    Non vedo in conclusione, caro sig. Stefano g, la possissbilità di aprire dei negozi in via Cassia Antica n. 306.

  8. Bene concordo con lei signor Bosi ad oggi non sapendo alcune notizie da lei esposte. Concordo pienamente per strutture legate all’ambiente l’importante è che non lascino il degrado come è ora. l’estetica è importante per una città come Roma.

  9. bene sig.Bosi anch’io pensai d’informarmi a che prezzo sarebbe stata venduta qualche mese dopo la segnalazione della messa in vendita, ipotizzando un orto comune , una fattoria didattica, un parco per bambini, anziani, animali. Mi fu risposto che era stata già venduta nonostante i cartelli fossero ancora presenti e lo furono per un altro anno circa.
    Visto che è ancora libera l’aerea si potrebbe organizzare una presa in campo stile zappata romana!

  10. Buongiorno, abito in zona da oltre 30 anni ed ho sempre notato i ruderi (ex fienili e stalle) coperti da selvatica vegetazione ed ho sempre pensato che appartenessero al limitrofo vivaio, area in stato di abbandono. Mi sono chiesta anche io come avessero d’improvviso diventare ad uso commerciale : il Condono Edilizio puo’ sanare situazioni pregresse documentabili , non è una “concessione” ad eseguire mutazioni di destinazione d’uso .Non essendo pertanto mai stato mai adibito a commerciale , come poteva accadere tutto cio’??
    Grazie a tutti coloro i quali si sono fattivamente interessati e credo con successo!
    Caterina Lucrezio

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