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Vigna Clara – Come ti sconvolgo la scuola

Galvanica Bruni

Il Circolo Didattico Merelli (Malvano, Mengotti, Serra e Zandonai) e la Scuola Media Petrassi (Maratona e Nitti) stanno per finire sotto la scure del processo di riorganizzazione della Rete Scolastica di Roma Capitale. Processo che, avviato il 7 settembre 2011 dalla Regione Lazio con “l’Atto di indirizzo sulla programmazione della Rete Scolastica. Anno 2012/2013”, si concluderà con l’emanazione delle decisioni definitive il prossimo 15 gennaio. Molti però sono i dubbi e le preoccupazioni dei cittadini rispetto alle possibili novità con cui si dovranno scontrare quando accompagneranno i figli a scuola all’inizio del prossimo anno scolastico.

In questo bailamme proprio il caso del Circolo Merelli e della Petrassi è abbastanza emblematico di come il processo di riorganizzazione sia stato portato avanti.

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Il 2 novembre 2011 la Giunta di Roma Capitale emanava la delibera 36, con la quale stabiliva la soppressione, tra gli altri, del Circolo Didattico Merelli e della Scuola Media Statale Petrassi e il successivo riaccorpamento dei sei plessi, che attualmente compongono le due scuole, in due istituti comprensivi, ovvero scuole che ospitino al loro interno entrambi gli ordini di studio della scuola dell’obbligo: da una parte l’Istituto Merelli, comprendente Malvano, Maratona e Zandonai, dall’altra l’istituto Ferrante Aporti, comprendente Nitti, Serra e Mengotti.

Ma poco più di un mese dopo, per l’esattezza il 7 dicembre, con la delibera 392 sempre la Giunta di Roma Capitale, in una sorta di gioco dei quattro cantoni, modifica la composizione dei due nuovi istituti comprensivi: il Merelli ora comprende Malvano, Maratona e Mengotti, mentre il Ferrante Aporti risulta composto da Serra, Nitti e Zandonai.

La prima ipotesi ricalcava una logica geografica abbastanza comprensibile (un istituto gravitante sull’area Camilluccia – Farnesina – Ponte Milvio e l’altro su Corso Francia – Fleming), in questa seconda versione invece, con l’inversione dei plessi Zandonai e Mengotti, i due istituti farebbero capo a territori che si intersecano tra loro.

Particolarmente complessa risulterebbe la situazione per gli studenti della Zandonai, che secondo la delibera 392, dovrebbero andare a frequentare le medie alla Nitti, mentre, fino ad oggi, data la vicinanza tra le due scuole, si riversavano in massa sulla Maratona.

Se si pensa che non esistono collegamenti con mezzi pubblici diretti tra le zone Camilluccia e Farnesina, principale bacino di utenza della Zandonai, con Via Nitti e che non è pensabile che bambini di undici dodici anni percorrano due, o più, chilometri a piedi attraversando il trafficatissimo Corso di Francia per recarsi a scuola, è facilmente prevedibile che molte saranno le domande di trasferimento da un istituto all’altro presentate dagli studenti al momento dell’uscita dalla quinta elementare.

Quelli che, pur provenendo dalle due zone citate, accetteranno di andare alla Nitti o che, più verosimilmente, non riusciranno ad ottenere il trasferimento, andranno ad ingrossare il traffico di Corso Francia per accompagnare i figli a scuola.

Con l’approssimarsi della scadenza del 15 gennaio, i genitori della Zandonai hanno lanciato una petizione su internet per chiedere a tutte le amministrazioni locali coinvolte nel processo (Municipio XX, Roma Capitale, Provincia di Roma e Regione Lazio) quantomeno di ripristinare la composizione degli istituti comprensivi come era stata definita dalla prima delibera.

In realtà, problemi simili esisterebbero anche per la Mengotti, il cui bacino di utenza non è molto dissimile da quello della Zandonai, ma essendo questa scuola già più spostata verso Corso Francia e molto più vicina alla Nitti, per di più con un numero di studenti sensibilmente inferiore rispetto a Zandonai, l’impatto dovrebbe essere di minore entità; inoltre è ipotizzabile che a tendere il bacino di utenza si possa con facilità ulteriormente spostare verso Corso Francia e Collina Fleming, cosa invece molto difficile che possa accadere per Zandonai.

Considerando che gli istituti comprensivi nascono per garantire un processo di continuità didattica, un eccessivo numero di trasferimenti tra un isituto e l’altro non rappresenterebbe certo un fatto positivo.

Anche sui numeri degli studenti dei futuri istituti comprensivi ci sono dubbi: la delibera 392 riporta 1.054 alunni per il Ferrante Aporti e 970 per il Merelli. Tali numeri sono bene o male in linea con quanto previsto dal Decreto Legge 98/2011, ma essi rappresentano né più né meno che la somma dei bambini che oggi frequentano i sei plessi del Circolo Merelli e della Scuola Petrassi riorganizzata secondo la ricomposizione definita dalla delibera 392; che domani i flussi di iscrizione alle classi prime elementari dei nuovi istituti comprensivi garantiscano a regime gli stessi “volumi” è tutto da dimostrare.

Abbiamo interpellato due autorevoli rappresentanti del Municipio XX, l’Assessore alla Scuola Marco Perina e il Vicepresidente della Commissione Scuola, nonché capogruppo del PD, Daniele Torquati, per chiedere loro, esponenti dell’isitituzione locale più vicina alla cittadinanza, un parere su tutta la vicenda.

Secondo Daniele Torquati “Questa è l’ennesima dimostrazione che il Comune e il Municipio, nonostante lo stesso colore politico, non siano in grado di interloquire positivamente riguardo a concreti problemi dei cittadini. Il dimensionamento, fortemente caldeggiato dall’amministrazione comunale, è una conseguenza della riforma Gelmini, la quale, come in questo caso, calata dall’alto crea semplicemente danni e disordini alle amministrazioni locali. Di recente abbiamo chiesto in commissione scuola che sia rivisto l’assetto che il Dipartimento ha proposto e, soprattutto, chiediamo che sia rispettata la volontà della stessa commissione che in passato già si era espressa per non apportare modifiche all’assetto delle scuole del XX Municipio”.

Con le prevedibili differenze, anche l’Assessore Marco Perina ha usato toni un po’ critici.
“In prima istanza Ia Giunta e la Commissione Scuola del XX Municipio, concordemente con il parere espresso dalla Rete scolastica e dai Dirigenti degli Istituti, aveva deliberato, come previsto dalla nota del Dipartimento Scuola di Roma Capitale, che il Circolo Didattico Merelli e la Scuola Media Petrassi non venissero coinvolti nel processo di riorganizzazione. In seguito ci è stato comunicato che non era possibile soddisfare la nostra richiesta perché il MIUR riteneva fondamentale la trasformazione delle scuole in istituti comprensivi; su questa base abbiamo allora manifestato accordo su quanto prescritto dalla prima delibera, ovvero sulla creazione dei due istituti utilizzando la Via Cassia come spartiacque nel processo di accorpamento: i plessi alla sinistra della Cassia (Malvano, Zandonai e Maratona) avrebbero costituito l’Istituto di Vigna Clara – Ponte Milvio, mentre quelli alla destra (Mengotti, Ferrante Aporti e Nitti) sarebbero confluiti nell’istituto Fleming – Corso Francia”.

“Poi – continua Marco Perina – senza che venissimo più consultati, è arrivata la delibera 392 che invertiva Mengotti con Zandonai. Non capendo assolutamente quale fosse la ratio di tale decisione e anzi essendo convinto che sia un provvedimento sbagliato, ho scritto, condividendo con la Commissione Scuola Municipale, all’assessore alla Scuola del Comune De Palo e al dott. Giovanni Williams, Direttore del Dipartimento Servizi Educativi e Scolastici di Roma Capitale, chiedendo che si tornasse alla prima configurazione e segnalando anche altre incongruenze (ad esempio in merito alla scuola Bruno Buozzi a La Storta); in risposta ho ricevuto ampie garanzie di soddisfazione delle richieste da me espresse.”

In sostanza, nonostante i desideri bipartisan della cittadinanza e dei rappresentanti politici del XX Municipio, le possibilità che si mantenga lo status quo sono praticamente nulle; poi, sia se, come ci ha detto l’Assessore Perina, la Zandonai tornerà ad essere accorpata con la Maratona, sia se invece a farlo sarà la Mengotti, la speranza è che, almeno per i primi anni, i dirigenti scolastici dei due nuovi istituti gestiscano con una certa elasticità i “flussi migratori” da una scuola all’altra e poi per il futuro si vedrà.

Ma per capire come si possa arrivare a queste situazioni è bene fare qualche riflessione di carattere più generale.

Come viene specificato nelle premesse della stessa delibera 361, a monte del processo di riorganizzazione della rete scolastica c’è il “L’art. 19 del D.L. 6 luglio 2011, n. 98, poi convertito nella legge n. 111 del 15 luglio 2011, articolo che, al comma 4, stabilisce che “al fine di garantire un processo di continuità didattica nell’ambito dello stesso ciclo di istruzione, a decorrere dall’anno scolastico 2011-2012 la scuola dell’infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado sono aggregate in istituti comprensivi, con la conseguente soppressione delle istituzioni scolastiche autonome costituite separatamente da direzioni didattiche e scuole secondarie di I grado; gli istituti compresivi per acquisire l’autonomia devono essere costituiti con almeno 1.000 alunni, ridotti a 500 per le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche”.

E non ci sarebbe niente di male, se non fosse che il titolo del Decreto Legge 98 è “Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria”; ovvero il decreto era una delle tante manovre finanziarie che nel corso del 2011 sono state emanate per provare a salvaguardare il bilancio dello stato. A questo punto ci chiediamo quale sia il motivo per cui una legge finanziaria ospiti un comma che dichiara finalità di carattere pedagogico.

Forse proprio in questa apparente discrasia si annoda il grande male della scuola italiana: questo infatti è l’ennesimo provvedimento che, pur incidendo pesantemente sulla vita della scuola, non ha come finalità il bene di quest’ultima, degli studenti e di chi ci lavora, ma obiettivi altri, ad essa esterni; poi, magari, il provvedimento può anche rivelarsi positivo per la scuola, ma tale effetto non rientrava tra i suoi obiettivi.

Il caso più eclatante, fortunatamente, almeno per ora, non andato in porto, è rappresentato dal disegno di legge n. 409 a firma del senatore Giorgio Rosario Costa che chiedeva di posticipare l’inizio dell’anno scolastico ad ottobre per favorire il settore del turismo.
In sostanza la patina di pedagogia serve a mascherare la reale finalità del Comma 4 dell’Art. 19 del D.L. 98: tagliare i costi; alla luce di questa considerazione si capisce di come non ci sia grande interesse a tutelare il bene della scuola, ma solo quello di ridurre le spese; come? Riducendo il numero di scuole.
Fatto curioso è che a questa riduzione, avvenuta sì se si prende in considerazione l’intero processo di riorganizzazione, non hanno contribuito gli interventi sulle nostre due scuole, che, soppresse e riaccorpate, sempre due sono rimaste.

Inoltre ci sia permesso di avere seri dubbi sul fatto che, anche se animati dalle migliori intenzioni, in soli quattro mesi, da settembre a gennaio, si possa riorganizzare l’intera rete scolastica di Roma senza che si verifichino “effetti collaterali” non desiderati e soprattutto non desiderabili.

↓seppe Guernica Reitano

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