Home ATTUALITÀ Multe pazze a Roma: atto nono

Multe pazze a Roma: atto nono

ArsBiomedica

Una recente sentenza del Giudice di Pace bacchetta il comportamento del Comune di Roma ed apre le porte a tanti altri ricorsi

ufficio-gdp-roma.jpg

Continua a leggere sotto l‘annuncio

Se vi dovesse arrivare una cartella esattoriale dalla Gerit per una contravvenzione di anni fa il cui originario importo si è nel frattempo triplicato o anche quadruplicato, questo articolo fa per voi. O meglio, è la sentenza n.7901/08 del Giudice di Pace di Roma che fa per voi, sentenza che decreta che quando l’importo di una multa si raddoppia, si triplica o si quadruplica per effetto degli interessi di mora dovuti al “colpevole ritardo” con il quale il Comune di Roma richiede l’iscrizione a ruolo dell’importo , tali interessi non sono dovuti. Si badi bene, i soli interessi e non l’importo della multa, quello andrà comunque pagato. Ricordando che una sentenza di un Giudice di Pace non crea un precedente appellabile ma certamente fa opinione ed agevola l’istruttoria di un successivo analogo ricorso, vi raccontiamo il fatto.

Un automobilista romano riceve una cartella esattoriale con 4 multe di 5 anni fa, due delle quali di soli 40 euro l’una che però, per effetto del lungo tempo impiegato dal Comune – nonostante l’informatizzazione in atto – per chiederne alla Gerit la messa a ruolo, erano arrivate a valere circa 160 euro l’una in virtù delle maggiorazioni e degli interessi applicabili ogni sei mesi.   
L’automobilista ha fatto ricorso ed il Giudice di Pace, accogliendo le motivazioni addotte, ha sanzionato questo comportamento scorretto affermando che ” il Comune, nella veste di creditore, deve comportarsi secondo le regole della correttezza indicate nel Codice Civile” e quindi dilatare ad arte ed a dismisura i tempi di riscossione per procedere alla stessa in via coattiva solo a ridosso della scadenza dei termini di prescrizione “rappresenta un comportamento gravemente colposo dell’Amministrazione”.  Il Comune di Roma ha perso la causa, è stato condannato a pagare le spese processuali e gli è stato intimato di escutere dal cittadino il solo importo originario delle multe.

La morale è semplice: l’inefficienza (o la mala fede) di un’Amministrazione Comunale in virtù della quale le iscrizioni a ruolo vengono richieste con tutta calma non può ricadere sulle spalle dei cittadini. Pagare una multa è giusto e doveroso, ma è giusto e doveroso pagarne l’imposto previsto e non quello che serve a rimpinguare le casse dell’Amministrazione. L’argomento è stato egregiamente trattato da Luca Lippera nel suo articolo su Il Messaggero del 13 Marzo (clicca qui)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

1 commento

LASCIA UN COMMENTO

inserisci il tuo commento
inserisci il tuo nome