Non sempre lo sport regala sorrisi. Stavolta c’è da sottolineare la protesta (e la rabbia, che resterà tale, repressa) di chi sarà costretto a rinunciare all’attività fisica nella giornata di giovedì.
Per “motivi di ordine pubblico”, chi generalmente si allena nella piscina del Foro Italico vedrà annullata la sua giornata di sport. Agli atleti che frequentano la vasca storica dell’arte natatoria romana è infatti arrivata una comunicazione ove si legge che a partire dalle 14 la piscina sarà chiusa.
Così, fra genitori che dovranno fare i salti mortali per spiegare ai figli che giovedì non si scende in acqua e motivazioni più o meno giustificate, il dio pallone cancella ancora una volta i sogni di chi ama fare sport. E impedisce un pomeriggio di divertimento, oltre che di sano agonismo.
“Non è possibile, ogni volta è la stessa storia”, questo il canovaccio delle lamentele di chi, puntualmente, si trova costretto a rinunciare a qualcosa per dare spazio al calcio. Alcuni genitori di ragazzi che non possono allenarsi fanno il riferimento al Sei nazioni. “Possibile – dicono – che col rugby queste cose non accadono e col pallone, puntualmente, dobbiamo rimetterci?”. Domanda lecita, risposta assente.
C’è chi è pronto a scrivere a Giovanni Malagò, presidente del Coni, chi minaccia di far cambiare sport al proprio figlio. È protesta silenziosa, educata, per certi versi elegante.
Protesta che non troverà riscontro perché poi viene offerta sempre la solita risposta, quella del calcio che muove denaro in grado di finanziare (ma come?) anche gli altri sport.
Dimenticando che poi il nuoto diventa “sport nazionale” quando cominciano i Giochi olimpici e tutti, pure i pallonari, aspettano medaglie dai nuotatori come s’aspettava la manna dal cielo.
Leonardo Morelli
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