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Il Giorno del Ricordo sabato a Vigna Clara

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Per il terzo anno consecutivo, sabato 10 febbraio, alle 11, nel  giardino in via de Viti de Marco, a Vigna Clara, verrà celebrato il Giorno del Ricordo con una commemorazione delle vittime delle Foibe e dell’esodo Giuliano-Dalmata.

“Sarà una cerimonia di raccoglimento e un esercizio di memoria – dichiara Daniele Torquati, presidente del Municipio XV – che quest’amministrazione ha istituito ed organizzato per la prima volta nella storia del Municipio dal 2022 per ricordare questa tragedia che coinvolse migliaia di italiani”.

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IL GIORNO DEL RICORDO

Il 10 febbraio si celebra in tutta Italia la “Giornata del Ricordo”, una ricorrenza istituita nel 2004 con una legge dello Stato allo scopo di “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.

Si tratta di una ricorrenza nazionale istituita a 59 anni dai fatti: l’eccidio delle foibe e l’esodo delle popolazioni dall’ Istria e Dalmazia. Un evento che ancora oggi suscita purtroppo polemiche (basterebbe pensare alle dichiarazioni fatte qualche anno fa da un rettore universitario) e qualche opposizione (ogni anno vengono imbrattate con vernice rossa molte lapidi che ricordano quanti gettati nelle foibe).

L’origine di questa tragedia va fatta risalire a ben prima della 2° Guerra Mondiale, quando a Versailles per l’opposizione del presidente USA Wilson (un premio Nobel per la pace che odiava neri e italiani) vennero negati all’Italia i territori previsti dagli accordi di Londra e la città di Fiume. Da allora i contrasti tra il nostro paese e la Jugoslavia, esacerbati dalla guerra e dall’occupazione italiana, portarono a quella che a tutti gli effetti deve essere considerata una operazione di “pulizia etnica”: 10.000 infoibati (anche se il numero preciso di italiani assassinati non è mai stato determinato con precisione) e 350.000 istriani fuggiti dalle loro case per il timore di essere  uccisi dai partigiani comunisti. Un esodo biblico compiuto tra l’indifferenza del mondo intero.

Per 59 anni i governi italiani e le forze politiche per una sorta di assurdo opportunismo hanno ignorato questa tragedia tra le proteste dei profughi e dei parenti delle vittime.

Massimo Zamorani in “Dalla Slovenia la mappa dell’orrore” scrive: “Sono spariti sottoterra diciottomila croati, ustascia e no, seimila cetnici (partigiani serbi monarchici) e poi belgradisti, militari tedeschi, religiosi civili di ogni genere e età: contadini, operai, commercianti, insegnanti, professionisti. Sono stati ripuliti interi villaggi nella Valle dell’Isonzo, perché come aveva rilevato Teodoro Francesconi, storico degli eventi giuliani, gli ordini erano di eliminare tutti gli italiani che vivevano sulla sponda sinistra del fiume”.

A queste parole fanno eco quelle di Carlo Panella. “Il vero problema delle foibe non è allora assicurare alla giustizia gli assassini, ma l’incapacità di reagire con un minimo di dignità nazionale, di democratico senso degli interessi nazionali, davanti alle vittime e ai superstiti di un enorme operazione di pulizia etnica. Si è arrivati al punto che agli infoibati si è negata, in nome della realpolitik non solo giustizia ma addirittura la pietas”. Bisognerà aspettare i sette anni della presidenza Cossiga perché un Capo di Stato italiano deponga una corona sulla foiba di Basovizza.

Oggi che siamo fortunatamente lontanissimi da quei fatti che nessuno, neanche un rettore universitario può  più negare, la Giornata del Ricordo deve essere uno stimolo, specie per le nuove generazioni, per far si che fatti così terribili non si ripetano mai più.

Non esistono crimini di serie A e di serie B: ogni crimine contro l’umanità va ricordato e celebrato con la stessa forza lontano da polemiche e basse insinuazioni.

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1 commento

  1. ma nessuno trova vergognoso il fatto che la targa sia apposta sul mozzone di un pino tagliato e che l’alberello piantato è morto e mai ripiantumato ?

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