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Vigna Clara, tremila litri di benzina sotto piazza Giuochi Delfici

inchiesta in esclusiva di VignaClaraBlog.it

Benzinaio Piazza Giochi Delfici
Benzinaio Piazza Giochi Delfici
Derattizzazioni e disinfestazioni a Roma

Un distributore chiuso da oltre dieci anni, due pompe rivestite con finta edera, sbarre che delimitano tutta l’area. Siamo in piazza Giuochi Delfici, a Vigna Clara, esattamente al civico 32 sotto il cui suolo ci sono quattro serbatoi dell’ex distributore. E se ancora ci fossero tutti, con oltre tremila litri di carburante al loro interno.

A darne notizia a VignaClarablog.it fu Tonino, ex benzinaio e gestore dell’impianto per oltre 50 anni che, a margine dell’intervista pubblicata a ottobre 2023, alla nostra Redazione accennò al fatto che secondo lui con la chiusura del distributore i serbatoi non erano stati svuotati. Se vera, sarebbe stata una notizia inquietante.

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Un passo indietro

Benzinaio Piazza Giochi Delfici
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Andiamo con ordine. Quel distributore venne aperto nel 1961, l’ultimo giorno di febbraio, da Tonino col proprietario. E Tonino, lì, ha passato i giorni più belli della sua vita, parole sue. Era diventato un punto di riferimento per tutto il quartiere. Conosceva quasi tutti, fungeva persino da ufficio postale. Gli lasciavano pacchi e buste che poi gli amici cui erano destinati passavano a prendere. Vianello e la Mondaini, la Carrà, Carosone, Trovaioli… i personaggi più noti del quartiere erano suoi clienti abituali.

Di piazza Giuochi Delfici ha visto e vissuto tutto. E nell’intervista ha raccontato di quando cercarono di mettere i semafori e fu un flop clamoroso; di quando andava a salutare Moro che ogni mattina si fermava a pregare nella chiesa Santa Chiara; di Almirante che passava alla pompa con la sua 500, di quando Magalli mise in fuga un paio di ladri con una pistola giocattolo.

Perché lui del quartiere sapeva tutto. Qualcuno glielo raccontava e lui ‘informava’ i passanti. Era il giornale parlato di Vigna Clara.

Scorrono gli anni, l’impianto viene chiuso

Benzinaio Piazza Giochi Delfici
Benzinaio Piazza Giochi Delfici

Passano gli anni, tanti. Arriviamo così al 2012 quando i proprietari dell’impianto decidono di chiuderlo e ne danno comunicazione al Comune. A marzo dello stesso anno, il Dipartimento capitolino “Sviluppo economico e attività produttive” prende formalmente atto della cessazione dell’attività di vendita di carburante e della chiusura definitiva dell’impianto provvedendo alla revoca delle licenze commerciali.

Maggio del 2013. Funzionari dell’Agenzia delle Dogane procedono alla revoca e ritiro della licenza fiscale e alla presenza della proprietà appongono i sigilli alle colonnine e ai serbatoi dell’impianto.

Il fatto viene verbalizzato in un documento dal quale emerge esplicitamente sia il quantitativo di carburante giacente, sia che la proprietà “è stata avvertita del fatto che, qualora intendesse estrarre il suddetto prodotto, dovrà preventivamente darne tempestiva comunicazione a questo Ufficio (ndr, Agenzia delle Dogane) al fine di poter dissuggellare il serbatoio interessato”.

Ma i serbatoi non erano vuoti

Quanto carburante c’era al momento nel sottosuolo del civico 32 di piazza Giuochi Delfici? Nel verbale è chiaramente specificata la presenza di circa tremila e duecento litri di benzina distribuiti in tre serbatoi e circa ottanta di gasolio nel quarto. Insomma, una quantità non irrilevante. Anche dal punto di vista economico: al valore d’epoca circa cinquemila e cinquecento euro.

Sarebbe quindi stato interessante recuperare tutto quel carburante e, così facendo, svuotare, bonificare e rimuovere i serbatoi. Tenuto peraltro conto che proprio nel 2013 il Governo stanziava i contributi per i costi di ripristino ambientale sostenuti dai titolari di distributori di carburanti a seguito della chiusura degli impianti effettuata dal 1° gennaio 2012 al 31 dicembre 2014.

A chi si trovava in questa situazione poteva essere riconosciuto un contributo pari al 60% delle spese sostenute fino a un massimo di 70mila euro. Bonifica serbatoi, smaltimento e recupero dei rifiuti liquidi, messa in sicurezza operativa della struttura erano tutte attività specificatamente previste dal DM 19 aprile 2013.

Ma questo non accadde. Nonostante che nel 2012 il Comune, formalizzando la cessazione dell’attività avesse imposto alla proprietà di rimuovere le attrezzature interrate e di superficie, in piazza dei Giuochi Delfici 32 l’area del distributore viene semplicemente chiusa con delle sbarre e le pompe, inattive, restano lì in bella vista, come icone dei ricordi dei tanti noti e non noti che dal 1961 in poi si son fermati a fare benzina e due chiacchiere con Tonino.

Poi, nei mesi a cavallo fra aprile 2019 e luglio 2020 (lo storico di street-view di google non inganna) le due colonnine vengono occultate con della finta vegetazione. E così ancora oggi sono.

E la benzina? E il gasolio? Sono sempre lì, nel sottosuolo. Nei quattro serbatoi che, a quanto pare, non sarebbero mai stati svuotati, visto che le strutture dell’impianto recano ancora i sigilli apposti dall’Agenzia delle Dogane come confermato in uno scritto del Dipartimento capitolino di pochi giorni fa.

E quindi? La parola al geologo

Se i sigilli non sono stati rimossi viene quindi spontaneo dubitare che in tutti questi anni siano state effettuate anche quelle attività di manutenzione dei serbatoi necessarie per evitare contaminazioni ambientali e per garantire adeguati livelli di sicurezza.

Le prove di tenuta e di integrità salvaguardano infatti dal danno ambientale; la mancata effettuazione di verifiche su serbatoi datati e in condizioni di criticità può invece prefigurare una condizione di potenziale rischio.

Una situazione di questo genere richiede attenzione, in quanto implica alcuni rischi, sia di carattere ambientale che per l’incolumità pubblica“.
Ad affermarlo è il dott. Antonio Pepoli, geologo, buon conoscitore della zona in quanto residente da oltre 50 anni a Vigna Clara, poco distante da piazza Giuochi Delfici. Gli abbiamo rivolto alcune domande.

Dottor Pepoli, da geologo come valuta questa situazione?
Geologicamente parlando, ci troviamo alle pendici orientali di Monte Mario, da dove, percorrendo via della Camilluccia e via Cortina D’Ampezzo si giunge a Vigna Clara, via di Vigna Stelluti, e infine Corso Francia e il Tevere. Le litologie che costituiscono questa zona sono sabbie, ghiaie, limi e argille, più o meno compatte, cementate o sciolte, con un grado di permeabilità che consente la presenza di una circolazione di acque sotterranee che terminano il loro percorso nel Tevere, scorrendo nel sottosuolo del nostro quartiere.
E’ facile immaginare che la presenza di un accumulo di sostanze inquinanti, seppur confinate (speriamo), è un pericolo potenziale di inquinamento delle falde sotterranee”.

La voragine che nel 2019, per la terza volta consecutiva, si è aperta in via di Vigna Stelluti a brevissima distanza dal distributore potrebbe aver compromesso l’integrità dei serbatoi?
La voragine che si è aperta nel 2019 è stata provocata dalla rottura di una conduttura idrica dove l’acqua scorre con pressione importante e l’acqua fuoriuscita nel sottosuolo ha asportato del materiale. Se la sottoescavazione si è estesa fino all’area dei serbatoi, questi potrebbero essersi destabilizzati o danneggiati”.

Senza creare allarmismi, la domanda è d’obbligo: tre serbatoi contenenti complessivamente tremila litri di benzina, pur se integri sono comunque un pericolo?
Bisogna distinguere due situazioni. Un serbatoio nuovo, integro, collocato nella sua sede a regola d’arte rispettando le prescrizioni tecniche richieste, contenente idrocarburi, costituisce una situazione di pericolo per definizione, e questo pericolo deve essere gestito seguendo delle regole per tenere sotto controllo il conseguente rischio che si verifichi un evento negativo”.

“Nel nostro caso, pur dando per certo che le condizioni iniziali fossero ottimali, questi serbatoi sono interrati da almeno qualche decennio (sessant’anni se non sono mai stati sostituiti) e sono stati ormai inevitabilmente aggrediti dalla corrosione, dovuta all’umidità del sottosuolo, all’azione degli stessi idrocarburi contenuti e all’azione delle correnti vaganti dovute alle dispersioni delle reti elettriche; inoltre sono più di dieci anni che probabilmente non vengono più controllati”.

“In teoria benzina e gasolio potrebbero già essersi totalmente dispersi nel sottosuolo andando ad inquinare le falde idriche che dopo un breve percorso confluiscono nel Tevere. Inoltre non bisogna trascurare il fatto che con la corrosione i serbatoi diventano più deboli alle pressioni provenienti dall’esterno”.

“Un recipiente pieno, anche se potenzialmente indebolito dal tempo, ha una sua resistenza rispetto alla pressione laterale proveniente dal terreno circostante e alla pressione verticale proveniente dalla copertura (intendendo suolo, manufatti ed eventuali veicoli sovrastanti in sosta). Se il contenuto si disperde e il volume occupato si svuota, a sostenere il tutto rimane solo la resistenza dell’involucro, e ciò potrebbe causare un cedimento o addirittura lo schiacciamento del serbatoio”.

La storia è questa

La storia è questa, abbiamo raccolto testimonianze e documenti ufficiali per raccontare la vicenda. Quei tremila litri saranno ancora tutti lì, forse saranno di meno, spersi nel sottosuolo. Abbiamo cercato di contattare altri testimoni, soprattutto quelli direttamente interessati e strettamente connessi alla vicenda. Volevamo ascoltare le loro voci, ma non c’è stato verso, per motivi disparati.
E’ ovvio che la redazione di VignaClaraBlob.it è comunque a disposizione per qualsiasi ulteriore conferma (o smentita) della stessa. Noi siamo qui, e la porta è aperta.

Claudio Cafasso

© RIPRODUZIONE RISERVATA

2 COMMENTI

  1. Una domanda: e l’impianto di Viale Tor di Quinto fra Ponte Milvio e il Ponte Flaminio è ancora lì? E’ parecchio tempo che non passo da quelle parti e lo ricordo ancora in sede.

  2. Buonasera a tutti, il problema dei distributori di carburanti dismessi, ma vale anche per gli altri chioschi – giornalai, fiorai ecc. dev’essere risolto a monte, con una copertura assicurativa che in caso di cessazione, copra tutte le spese per il ripristino della situazion ante.
    Certo, nel caso di distributori di carburante i costi per bonificare l’area e smaltire i rifiuti sono considerevoli, ma sarebbe sufficiente obbligare i titolari a stipulare una copertura assicurativa (fidejussione indicizzata) per sostenere il costo futuro.
    Per quanto concerne chioschi di giornali, fiorai ecc il costo è limitato al solo smaltimento del materiale.
    Purtroppo si vedono in giro diversi chioschi, ormai abbandonati da anni, che troneggiano all’aperto aumentando il degrado dei quartieri.

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