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Una scia di rifiuti da Grottarossa a Castel Giubileo

Duca Gioielli

Ogni qualvolta ci si imbatte in una discarica abusiva lo stupore è d’obbligo non tanto per la quantità dei rifiuti (si sa, siamo la società dei consumi e degli sprechi) quanto per l’incredibile varietà di oggetti che usiamo e poi abbandoniamo senza alcun pudore.
Ogni cumulo di spazzatura è l’inconfondibile traccia che ognuno di noi lascia nel suo vivere quotidiano; dai rifiuti è possibile capire la professione, lo sport praticato, i gusti in fatto di alimentazione, gli hobbies.

Se tra le montagne di spazzatura troviamo delle vecchie pinne e un paio di sci acquatici possiamo affermare con sicurezza che chi li ha abbandonati amava il mare; un vecchio frigorifero e un materasso sporco fanno pensare al rinnovo del mobilio mentre mattonelle e calcinacci ci dicono che qualcuno ha restaurato la propria abitazione.
Storie diverse ma con un comune denominatore: l’inciviltà.

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Questa volta il nostro itinerario alla ricerca di “tracce umane” ha inizio sulla Via Flaminia all’altezza della Stazione di Grottarossa per terminare alla diga di Castel Giubileo: un lungo tratto attraversato da una grande arteria stradale, una ferrovia e le dimesse campagne della Valle del Tevere sottoposte, a quanto pare, a “vincolo paesaggistico”.

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Nei pressi della stazione sorge l’area archeologica di Grottarossa con i suoi mausolei, uno a corpo cilindrico e uno a torre, appena visibili dalla strada e che affacciano su di un grande piazzale dove sostano ogni giorno centinaia di auto: il luogo ideale per scaricare rifiuti.

Lungo i margini dell’asfalto grossi e variegati cumuli delimitano l’area; poco più avanti, sotto il cavalcavia dove un tempo vi erano alcuni insediamenti abusivi, oggi non sono rimaste che le tracce di quella che fu una piccola metropoli: canne, brandelli di plastica, bottiglie e sacchetti di rifiuti mischiati a vecchi scaldabagni e water in frantumi.

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All’altezza della stazione di Saxa-Rubra, nascosta dal cemento e da una siepe, sopravvive ancora una grossa baracca che tutto sommato, rispetto alla sporcizia del luogo, ci è sembrata quasi dignitosa.

Proseguendo verso Nord ogni sterrata che si incunea nella piatta campagna è costellata di rifiuti e di vecchi elettrodomestici: un vero spettacolo per chi giornalmente, a bordo del trenino, percorre quella tratta.

Arrivati nei pressi della Circonvallazione Settentrionale (quello che un tempo in maniera meno pomposa era chiamato il Grande Raccordo Anulare) si rischia di perdere l’orientamento; i lavori per la creazione della terza o quarta corsia hanno comportato la realizzazione di una serie di rampe, rotatorie e stretti budelli dove è facile perdersi.

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Imboccata la rotabile che costeggia la grande diga ci si ritrova improvvisamente in quella che qualcuno potrebbe scambiare come una succursale di Malagrotta; tra la strada e alcuni piccoli stagni sorge una bellissima discarica che possiede tutti i requisiti per entrare, con merito, nella lunga lista delle “abusive”.

Tre-quattrocento metri di rifiuti di ogni genere dove, a quanto pare, non manca proprio nulla: mobili, serbatoi di cemento, lavelli, frigoriferi, materassi, valigie, calcinacci, piastrelle, mattoni, pannelli di cartongesso, televisori, computers, paraurti fracassati e qualche vecchio divano.

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Il tutto ordinatamente allineato in grossi cumuli attraversati da un piccolo sentiero creato nel tempo da chi si reca agli stagni: mentre sbigottiti fotografiamo un simile sfacelo un pescatore con canna e guadino affronta con calma la discarica neanche fosse sulle rive di un torrente di montagna.

Sopra di noi centinaia di automobilisti sfrecciano veloci, appena il tempo di gettare uno sguardo alle tonnellate di “monnezza”.

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Quello che sorprende è che ci troviamo in una zona tutt’altro che deserta: un bel biglietto da visita per chi entra a Roma.

Eppure per impedire questa vergogna basterebbe una sbarra metallica e un paio di telecamere: una spesa irrisoria confrontata a quella che servirà per bonificare l’intera area.
Sempre che qualcuno decida di bonificarla.

Francesco Gargaglia

© riproduzione riservata – proprietà EdiWebRoma

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3 COMMENTI

  1. ho scritto tanto, ma ora anch’io cedo. non ne posso piu’ di mondezza di cacche dei cani, della maleducazione delle scritte sui muri, delle strade sporchissime, delle aiuole comunale abbandonate e sporche. e’ una battaglia persa, e allora che aumenti il menefreghismo ancora di piu’. poi qualc’osa si dovra’ pur fare…..

  2. La realtà è che si sporca più velocemente di quanto si riesca a pulire; mi hanno confermato i vigili del XX Municipio che proprio la zona della Stazione di Grottarossa era stata pulita e bonificata poco tempo fa dall’AMA. Nelle aree private poi non è possibile intervenire (o perlomeno a causa di norme inadeguate è molto difficile farlo). Dobbiamo prendere atto purtroppo che viviamo in una città (o in un paese?) di maleducati e sporcaccioni.

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