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Minchia, signor tenente: mafia, leggerezza e senso del dovere al Teatro de’ Servi

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In scena fino al 27 marzo al Teatro de’ Servi di via del Mortaro, 22 (angolo via del Tritone), “Minchia signor tenente” è uno spettacolo, scritto da  Antonio Grosso, che affronta il tema della mafia attraverso il punto di vista dell’ironia e della sensibilità. In un paesino della Sicilia, terra di contraddizioni ma “isola, isola bedda“,  l’ordinaria, lenta ma spassosa quotidianità di una piccola stazione di carabinieri viene sconvolta da un importante evento.

Cinque carabinieri e la loro routine giornaliera. Senso del dovere e giornate trascorse tra le denunce surreali di uno smemorato cronico (l’irresistibile Natale Russo), una relazione sentimentale non autorizzata dal regolamento interno e pochissimo lavoro da svolgere. Cinque ragazzi come tanti altri, che cercano di fare del loro meglio e che si vedono piombare addosso un tenente rigido, pignolo e stizzoso. Mentre si sparge la voce circa la presenza in paese di un mafioso latitante, il tenente affida a due dei suoi subordinati un delicatissimo incarico….

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Sullo sfondo della vicenda c’è la Sicilia, terra meravigliosa e tormentata, prigioniera di “uno Stato nello Stato”, devastata dalla furia omicida di una “mala pianta”, infestata da una polvere velenosa, onnipresente ed annichilente.

Lo spettacolo firmato da Antonio Grosso e diretto da Nicola Pistoia si divide tra il divertimento della prima parte e la riflessione amara della seconda, mescola con garbo ed attenzione situazioni comiche spassose e considerazioni impegnative e serie sul tema della mafia.
Dal clima ozioso e rilassato, che troveremmo in una domenica radiosa di sole o in un’isola disabitata, si passa gradualmente e coerentemente ad atmosfere per le quali si addensano all’orizzonte nubi gravide di una pioggia nera e sporca. Ed ecco che l’espressione, l’imprecazione, la denuncia “Minchia signor tenente” svela tutto il suo significato, trovando la sua giusta collocazione.

Un’espressione che significa consapevolezza ma non rassegnazione, rabbia ma non smarrimento del senso del dovere. Una considerazione espressa a denti stretti, perchè gridarla significherebbe insubordinarsi, ma non farla vorrebbe dire arrendersi alla legge del più forte e al male del mondo.

Insomma, uno spettacolo ben assemblato e riuscito che presenta al pubblico un cast d’attori giovani, affiatati e puntali: Daniele Antonini, Fabrizio D’Alessio, Josefia Forlì (già visto nell’ottimo “Hai un minuto per me?” andato in scena al Teatro de’ Servi  prima di questo rappresentazione), lo stesso autore Antonio Grosso (che vedremo a metà aprile sul piccolo schermo in Sabato, Domenica e Lunedì, la commedia in tre atti scritta nel 1959 da Eduardo De Filippo ed adattata per la televisione da Massimo Ranieri), Francesco Nannarelli, Antonello Pascale e Maria Antonietta Tilloca (pittrice ed attrice di teatro, nota al pubblico televisivo per la sua partecipazione alla prima edizione del Grande Fratello, diplomata all’Accademia di Belle Arti e protagonista in passato di alcune commedie musicali).

Alla fine dello rappresentazione, dopo gli applausi del pubblico, Antonio Grosso dice agli spettatori: “siamo abituati a vedere i volti di Totò Riina, Badalamenti e Messina Denaro, ma la mafia è soprattutto nelle piccole cose, nei comportamenti di ogni giorno ed è più forte che mai! Siate liberi e non abbiate paura!“, per poi concludere, in tono decisamente più leggero: “se vi è piaciuto lo spettacolo, raccontatelo, se non vi è piaciuto fatevi i fatti vostri!”.
Noi lo abbiamo raccontato.

Giovanni Berti

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