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Uno spicchio del cimitero Flaminio trasformato in oasi privata

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Galvanica Bruni

Tanto imbarazzo in casa della municipalizzata Ama. Imbarazzo ma anche la richiesta di sostegno. Mentre l’amministrazione capitolina attende, per esprimersi, una relazione dell’azienda.

Nella mattina di mercoledì 17 maggio, la testata giornalistica on-line “Fanpage” denuncia un caso di ordinaria cattiva gestione di beni comuni. Nel mirino c’e’ il cimitero Flaminio di Prima Porta e il macroscopico abuso da parte della famiglia Brischetto.

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Il giovane Nicholas Orsus Brischetto è morto a luglio dello scorso anno dopo essersi schiantato contro il guardrail sul Raccordo Anulare alla guida di una vettura di grossa cilindrata noleggiata e poi ridotta a rottame. Al suo fianco, un coetaneo che riprendeva la folle corsa, con contorno di slalom tra le auto e spericolati sorpassi nella corsia di emergenza, per postare il filmato su Tik Tok. A bordo anche una ragazza, in stato interessante ed uscita miracolosamente illesa dal violento impatto.

Quella corsa di una sera di metà luglio, non era la prima filmata e postata da Nicholas  Brischetto e dai suoi amici.  Sui social, a piacere, era facile rintracciare i filmati delle corse clandestine. Sul filo dei 300 all’ora. Anche quella sera il  tachimetro – ultima inquadratura del filmato – era fisso sui 293 chilometri orari.

Amava la velocità Nicholas, le auto di lusso, le donne, lo champagne: e per rendergli omaggio amici e parenti ai funerali hanno esposto donne, auto, champagne. Con i palloncini lasciati liberi di volare in cielo. La bara bianca con le maniglie d’oro. Ad accompagnare il feretro le note di “I will survive” di Gloria Gaynor.

In quel pomeriggio di fine luglio molti ricordarono i funerali di sette anni prima, sempre in piena estate. Per l’ultimo saluto a Vittorio Casamonica; i cavalli neri che trainavano una carrozza, i petali lanciati sulla folla da un elicottero, la banda, la musica del “Padrino”.
Un accostamento inevitabile, nelle roventi estati romane.

Anche i Brischetto sono una famiglia sinti, di origine abruzzese, radicata a Roma est. E prima dei funerali un gigantesco murale per omaggiare Nicholas era apparso sulla facciata di una palazzina popolare a Ponte di Nona vecchia. Il ritratto di Nicholas e la vettura accartocciata. E le auto sgommanti con i motori a mille davanti al murale. Ostentazione di sfarzo e potere. Quel murale fu fatto rimuovere.

Quello che non e’ stato ancora fatto rimuovere e’ l’abuso al cimitero Flaminio. Un vero e proprio altare dedicato dalla famiglia al rampollo ucciso dall’alta velocità.

La tomba del ragazzo e’ riparata – dal sole e dalla pioggia – da un tendone fissato al muro, con a caratteri cubitali il nome Nicholas; davanti all’altarino un finto prato verde, una panchina per riposare e due telecamere che riprendono chiunque passi da quelle parti. A sorvegliare la tomba del discendente della famiglia Brischetto. E sui ripiani fanno bella mostra lattine vuote di redbull, auto in miniatura, bottiglie di champagne, statuette di angeli, dediche e cioccolatini.

Insomma uno spicchio del cimitero Flaminio di Prima Porta trasformato in un’oasi privata della famiglia Brischetto. Delimitato da vasi di fiori.

Su “Fanpage”, il padre Christian racconta l’acquisizione come un diritto, in attesa di ottenere i permessi per un cappella tutta per Nicholas. Nel frattempo fa quel che vuole. Installa telecamere, posiziona panchine, piazza vasi e tappeti di plastica, tende.

Da Ama replicano che gli addetti della municipalizzata sono stati ripetutamente intimiditi e minacciati dai familiari del defunto. Le telecamere fatte rimuovere grazie all’intervento della polizia, sono state riposizionate, ogni tentativo di convincere i Brischetto a togliere l’altarino, si è scontrato contro la pervicacia  della famiglia.

Per Ama ormai l’intera faccenda – in attesa del via libera alla cappella – e’ una questione da ordine pubblico, di cui devono sentirsi investite le forze di polizia. Nessun addetto Ama vuol farsi picchiare.

Rossana Livolsi

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5 COMMENTI

  1. Chissà perché, leggendo questo bell’articolo del’ottima Rossana Livolsi, mi è tornato in mente
    l’accorata lettera di Paolo Salonia sulla malamovida a Ponte Milvio … Ovvero “il potere in tutte le sue forme”…

  2. Questa vicenda che si è conclusa (almeno per il momento) nella maniera più giusta si presta però a due considerazioni:
    – nel nostro paese a quanto pare “la Legge” non mette paura a nessuno (gli unici ad esserne intimoriti sono gli onesti)
    – il Cimitero di Prima Porta non è mai stato un esempio di sobrietà o di solennità: edifici tutti diversi negli stili piu improbabili; tombe con colonne, statue, vasi, pupazzi, sciarpe con i colori delle squadre di calcio e una marea di fiori di plastica “made in china”. Cosa costava fare edifici tutti uguali, semplici, sobri e solenni e impedire di trasformare le tombe nella “curva sud”.
    Conclusione: abbiamo quello che ci meritiamo.

    • Lei ha detto una grande verità: gli unici ad essere intimoriti dalla Legge sono gli onesti.
      Non sono d’accordo, invece, sul fatto che “abbiamo quello che ci meritiamo”: Le sembra giusto che chi ha sempre osservato norme e leggi debba subire angherie e soprusi da che non le osserva affatto?

  3. No Signor Venza non mi sembra giusto ma tant’è.
    Per smontare quell’altarino ci sono voluti 20 uomini in divisa e 1 assessore…..neppure per ammazzare Bonnie e Clyde furono usati così tanti tutori dell’ordine…..

  4. Quello che è successo in queste ore all’interno del Cimitero Flaminio credo che debba spingere le Forze dell’ordine, lo Stato ad una chiara e decisa presa di posizione. Soprattutto se, a livello locale, per incapacità, impreparazione o disinteresse, non sia possibile. Ho mantenuto sinora nei confronti dell’attuale Giunta capitolina una posizione di neutralità, aspettandone a mano a mano l’operato ma a questo punto appare del tutto evidente la totale inadeguatezza nel governare Roma.

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