Home AMBIENTE Camilluccia – Il cimitero militare francese, un’insolita terrazza su Roma

Camilluccia – Il cimitero militare francese, un’insolita terrazza su Roma

Galvanica Bruni

titolo.jpgCelato nel verde e nel silenzio, pur a due passi dal traffico della Camilluccia, il cimitero militare francese nel Parco di Monte Mario è un’oasi sorprendente di storia e cultura, un’insolita terrazza affacciata su Roma dove passato e presente si fondono quasi misteriosamente. Nell’arrivarci, seguendo i sentieri sinuosi che attraversano il Parco, si può tornare a fare i conti con la propria mente; ad ogni passo che si compie, è possibile infatti purificarsi dalle strutture mentali che ci vengono dettate dallo stile di vita metropolitano tornando ad esercitare un atto talmente anacronistico ai giorni nostri che fa quasi sorridere ad evocarlo: la contemplazione. La natura come l’arte assolvono una funzione consolatoria nello spettatore che può finalmente disconnettersi dalla realtà urbana lasciandosi “annientare” dal potere dalla bellezza di ciò che ha di fronte.

Così, in questa Roma d’inizio estate pervasa dall’isteria del traffico pre-vacanziero, si può trovare “conforto” per lo spirito e il corpo concedendosi una passeggiata nel verde e allo stesso tempo approfondire una pagina meno conosciuta della storia recente del nostro Paese.
Per arrivare al cimitero monumentale ci sono due vie: una molto semplice, infatti ci si può arrivare agevolmente da via della Camilluccia svoltando per via dei Casali di Santo Spirito. L’altra è decisamente più impervia (ci si deve inerpicare a piedi su Monte Mario) ma sicuramente più affascinate. Ovviamente abbiamo optato per la seconda.

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Il monte divide la città come una saracinesca verde che sembra proteggere gelosa profumi e colori insperati in una metropoli del 2010; In questo luogo è possibile imbattersi in una natura tutt’altro che “addomesticata”, infatti è incredibile come a pochi passi dal cuore pulsante fatto di cemento della città esistano macchie di una natura “perturbata” dove i colori sono pennellate di un verde violento e gli alberi con le loro fronde si stagliano minacciosi su speroni scoscesi, dove a fare da pacieri in questa splendida veduta solo il bianco delle nuvole e l’azzurro del cielo. Si viene avvolti da un silenzio fatto da tanti piccoli rumori;le fronde che si piegano,il sibilare del vento,brusii di insetti che popolano la fitta erba incolta.
Malgrado tutto è un autentico silenzio,quello che ti permette di sentire i pensieri. il tempo qui si è fermato, riparato dai rami degli alberi assoluti guardiani di questo luogo straordinario dove la natura dilaga libera,dove c’è ancora spazio per cespugli di menta selvatica che alitano aromi dai lati del sentiero.

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Certo, non tutto il parco è conservato in maniera impeccabile, anzi come VignaClaraBlog.it ha documentato in un precedente articolo (leggi qui) sono presenti molti punti di degrado vero e proprio che lo deturpano sia dal punto di vista estetico che ambientale.
Ma finalmente dopo una lunga “scarpinata” si arriva al cimitero militare francese; siamo in uno dei punti più alti della città e Roma vista da qui appare soffice come una torta, gli spigoli dei suoi marmi galleggiano in una leggera foschia biancastra che ne avvolge i contorni attenuandoli.

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Il terreno dove sorge questo luogo venne concesso nel 1945 tramite un decreto reale voluto esplicitamente dal primo ministro dell’epoca Alcide De Gasperi in segno di omaggio del Governo Italiano alle truppe francesi che combatterono senza risparmiarsi contro le forze nazi-fasciste nel nostro Paese.
Cimitière Militaire Français” – Campagne d’Italie 1943 – 1944“,così è scritto su una colonna che fa da pilastro al cancello in ferro battuto nero all’entrata nel lato nord.
Camminando lungo i viali evidentemente curati in modo maniacale dal lavoro di esperti giardinieri, si può osservare una lunghissima distesa di croci in marmo tutte uguali,a differenziarle tra loro solo i nomi, oppure, una piccola mezzaluna islamica posta per sottolineare la religione d’appartenenza del caduto;su tutte, comunque, la scritta “mort pour la France“.

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Infatti, la gran parte delle truppe francesi che vennero a combattere qui in Italia erano composte da ascari nordafricani(spesso costretti ad arruolarsi contro la loro volontà) chiamati Goumiers, i quali sacrificarono le loro giovinezze (e spesso le loro vite) combattendo con coraggio per la loro “madrepatria” acquisita.
Dei 125.000 combattenti francesi impiegati nella campagna d’Italia ne furono uccisi circa 7000. Nel cimitero di Monte Mario ne riposano 1888 e a Venafro in Molise oltre 4300. Un numero consistente di altre salme vennero rimpatriate successivamente a spese dello Stato francese su richiesta dei familiari. Ogni anno qui l’11 novembre, alla presenza dell’ambasciatore francese, si svolge una cerimonia commemorativa dei caduti.

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Vero punto cardine del cimitero è il piazzale dove tramite una doppia scalinata si accede al cuore contenutistico del sacrario. Una sorta di imponente altare (sovrastato da un tricolore francese) interamente realizzato in marmo bianco, dove è scolpita nella pietra l’effige di un uomo nudo morente (realizzazione dello scultore Fenaux) come a rappresentare la sofferenza dell’estremo sacrificio della vita di migliaia di soldati, in una sorta di “unicum concettuale” raffigurante un uomo “solo”, senza armi ne divisa dinnanzi al dolore.
Una scultura purificata da ogni richiamo alla simbologia bellica, in maniera da poter declinare nell’immagine dolente di un singolo la sofferenza e la tragedia di un intera generazione chiamata alle armi.

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Pur essendo questo un luogo di raccoglimento interiore,non suscita in chi lo visita il senso d’angoscia o di tristezza tipico dei cimiteri, come inizialmente a priori si potrebbe essere portati a credere. L’atmosfera che qui si può cogliere è di un autentica “assenza del tetro” dovuta dalla struttura architettonica “ariosa” composta da ampi e luminosi vialetti. Inoltre,ad amplificare questa sensazione, la percezione visiva di tutte le sfumature cromatiche del verde (dal più cupo al più squillante) che spicca dalle curatissime aiuole circostanti che svolgono un compito di alleggerimento in deciso contrasto con l’essenza cimiteriale di questo luogo. Si viene a creare un vero e proprio “ossimoro visivo” per gli occhi del visitatore il quale probabilmente rimarrà disorientato nel non riscontrare il consueto grigiore al quale verrebbe automatico pensare visitando luoghi dall’intrinseca connotazione funerea.

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Dopo essere stati sorpresi ancora una volta da come si possa trovare la storia a pochi passi da casa, si oltrepassa l’uscita; i clacson tornano a prendere prepotentemente il loro posto nelle orecchie con il piglio del padrone di casa, il telefono ricomincia a squillare,l ‘asfalto è incandescente come l’avevamo lasciato. Tutto normale, si ricomincia.

Giorgio Ciocca

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9 COMMENTI

  1. Molto bello l’articolo di Giorgio Ciocca che ha saputo cogliere nella solennità del luogo la serenità e pace che è comune a molti Cimiteri Militari: tutto questo mentre sui quotidiani di ieri si legge che il Sacrario di Redipuglia cade a pezzi!

  2. E’ vero io l’ho scoperto da non molto tempo,ma è un luogo bello e stranamente rilassante…..ci vado ogni tanto a passeggiare e vi invito a conoscerlo.
    Cordialità
    Rita

  3. Un posto solenne e suggestivo, lontano concettualmente dalla città. Un doloroso passaggio della storia italiana e francese. Riflessioni che si possono maturare con serenità in questo cimitero sorpresivamente leggero ed etereo. Complimenti ai curatori e giardinieri.

  4. Per caso, parlando al telefono di questo cimitero che non conosco, stasera 15 settembre 2010, leggo questo articolo letteralmente affascinante. Complimenti. Non mancherà una mia visita. Claudio

  5. Si tratta di un luogo molto bello, curatissimo come tutti i Cimiteri Militari sul nostro territorio: luoghi della memoria che sfuggono all’abbandono, al degrado e all’ignoranza dilagante nel nostro paese.
    Niente a che vedere con i cimiteri del Verano e di Prima Porta.

  6. Le autorità francesi farebbero bene anche a ricordare le tante vittime delle atrocità commesse dalle truppe francesi (i famosi “goumiers”) nel Lazio e in Toscana durante la risalita delle truppe alleate verso la linea gotica. Americani e Britannici (e il governo provvisorio del Sud) protestarono spesso nei confronti degli ufficiali francesi per il comportamento dei loro soldati ma senza effetto.

  7. Concordo con te Mauro; in Italia, i marocchini del Generale Juin, a cui era stata promessa “carta bianca” per 24 ore come premio per lo sfondamento della Linea Gustav, si resero responsabili di una serie impressionante di violenze e stupri…d’altra parte tutto questo in un cimitero non trova spazio.

  8. Il film “La ciociara” testimonia le tante atrocità compiute dalle truppe d’occupazione marocchine, ricordate anche ne “La pelle” di Malaparte… Ricordandole, non riesco a trovare nulla di “onorevole” in questo cimitero… Hanno vinto loro, amen.

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