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Ponte Milvio e la spiaggia “Polverini”

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Chi mai immaginerebbe che dove c’è oggi una scarpata sporca e ricoperta da disordinata vegetazione che scende fin sulle acque del Tevere c’era in passato una lunghissima spiaggia dalle sabbie bianche; bianche come quelle della Costa Smeralda o di Teulada.

Era la famosa “spiaggia Polverini”, sulla riva sinistra del fiume, che da Ponte Milvio arrivava sin quasi a Ponte Risorgimento; a spiegare il perché si chiamasse “polverini” ci sono due tesi: la prima che abbia preso il nome da tale Polverini, barcarolo che trasportava persone e merci da una riva all’altra; altra tesi è che la finissima sabbia bianca della riva assomigliava molto alla  polvere.

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Oggi i romani hanno purtroppo una idea molto particolare del loro fiume ingabbiato in muraglioni alti 18 metri e posti alla distanza di 100; dove non ci sono muraglioni c’è una scomposta vegetazione arricchita di rifiuti e una sabbia color ferro. In realtà tutti i fiumi del mondo sono altra cosa: hanno spiagge di ciottoli o sabbia fine e la vegetazione è quella ripariale, verdissima e senza rifiuti.

Il Tevere in passato era proprio cosi, o quasi: nelle sue acque vi si bagnava fin dal ‘500 la popolazione dell’urbe; le acque erano “bionde” a causa dei detriti portati dalla corrente (fenomeno che si può ancora notare alla foce del fiume Farfa); sul greto sorgevano capanni per i bagnanti mentre i “barcaroli” facevano la sponda tra una riva e l’altra.

I “barcaroli” erano cosa diversa dai “fiumaroli” che vagavano per il Tevere per pescare anguille e salvare sprovveduti in difficoltà (si dice che “er Ciriola” abbia salvato 160 persone, tra incapaci e aspiranti suicidi).

Nei primi del novecento la “Spiaggia Polverini”, bellissima, era di gran moda  e sulle rive si nuotava, si pescava o si facevano acrobatici tuffi da improvvisate passerelle.

A frequentare la spiaggia anche i “fiumaroli” come Zibibbo, Archimede, Augustarello, sor Memmo, Giggetto er pescatore o Eugenio Cornacchia, campione di tuffi e di canoa, autore di questa romantica descrizione del fiume:

“Ricordete che er fiume vede e sente, e l’urtima parola è sempre sua. Se dici li mortacci sotto ar ponte subito l’eco t’arisponne. “li tua…aaa”. Pure se l’aribatti dentro ar sonno lui t’aripete sempre “e de tu nonno…ooo!” (da “La via Flaminia” di Mario Matteucci).

Tutto filò liscio fino al 1932 quando Mussolini decise che sulla spiaggia doveva nascere una colonia per “giovani marinaretti”, e così fu; i giovani in divisa da marinaio si addestravano al nuoto, alla voga e a salire su di un finto albero navale piantato al suolo. Si formavano così giovani marinai, nocchieri e segnalatori.

Fu gioco forza migrare verso Ponte Risorgimento ma dal momento che le auto erano roba da ricchi e che non c’era la metropolitana, si continuò a frequentare, specie da parte dei giovani organizzati in bande come “i pellerossa”,   le rive del Tevere. Una frequentazione che durò fino alla fine degli anni ’50 quando si cominciò a bazzicare le spiagge di Ostia.

Persa parte della spiaggia a favore della “Legione marinara” molti, tra barcaroli e fiumaroli si organizzarono con battelli e galleggianti ancorati alle banchine o ai ponti. Il più famoso quello del “Ciriola”  ormeggiato a Ponte S.Angelo, una traballante imbarcazione che servì da sfondo ad una serie di pellicole “sentimentali” come “Poveri ma belli” girate subito dopo la guerra: protagonisti la bellissima Lorella De Luca (mamma dell’attrice Fiorenza Tessari), Marisa Allasio, Renato Salvatori e  il “rubacuori” Maurizio Arena.

Purtroppo il destino del Tevere, che con i romani aveva avuto sempre un eccellente  rapporto, era segnato; dopo i muraglioni arrivarono gli anni del boom economico, le dighe e gli sbarramenti, l’inquinamento dovuto agli scarichi fognari di una città che cresceva a vista d’occhio.

A fare il bagno al Tevere (eccezion fatta per Mister OK) si rischiava come minimo una colite acuta se non qualcosa di più grave; le spiagge di Ostia e Torvaianica erano a qualche chilometro dalla città e le “lambrette” insieme alle “utilitarie” andavano diffondendosi. La spiaggia  “Polverini” fu abbandonata e inghiottita dalla vegetazione e dai rifiuti di una città che non amava più il proprio fiume.

Anche “barcaroli” e “fiumaroli” come i dinosauri si estinsero; solo uno ne sopravvisse che con la sua barca a fondo piatto e la “bilancia” pescava le anguille che poi rivendeva al mercato all’aperto di Ponte Milvio: ma parliamo oramai degli anni ’80.

La Sindaca Raggi ha provato a ridare una spiaggia ai romani, la “Tiberis” costata 250.000 euro per un mese e mezzo di apertura, giusto per consentire ai non vacanzieri di prendere un po’ di sole; l’esperimento non ha avuto però un gran successo. Ora anche Gualtieri la vuole riportare in auge allungando il periodo di apertura e limitando l’impegno economico a 78.000 euro.

Il fatto è che una spiaggia senza poter fare un bagno è come una “carbonara” senza guanciale.

Francesco Gargaglia

Storie e segreti del Tevere, parla un fiumarolo doc

 

 

 

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