Home CRONACA Sopra e sotto  Ponte Duca d’Aosta: degrado, rifiuti e baracche

Sopra e sotto  Ponte Duca d’Aosta: degrado, rifiuti e baracche

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Ponte Duca d’Aosta. Sopra, è sporco, maltrattato, ricoperto di scritte e danneggiato. E sotto? Rifiuti, baracche, feci, topi. E non da ieri. Quella che non c’è più è la sua bellezza affogata com’è dalla sporcizia e dai rifiuti.

Solenne e severo quando lo si attraversa. Estremamente bello e elegante quando si osserva il suo profilo con un’unica arcata che scavalca il fiume per cento metri”. Così ne parla la scrittrice Emanuela Sanna. Peccato che della solennità, bellezza ed eleganza oggi non rimane niente se non un immagine degradata dall’abbandono e dal lerciume a cui istituzioni e cittadini sembrano essersi oramai assuefatti.

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Inaugurato nel 1942,  ideato dall’Architetto Vincenzo Fasolo che si avvalse della collaborazione dell’Ingegnere Antonio Martinelli, fu realizzato in cemento armato e ricoperto di lastre di travertino; lungo 222 metri e largo 30,  era il giusto completamento  e accesso al complesso del Foro Italico. Oggi, di fatto Ponte Duca d’Aosta è stato ridotto ad accesso diretto dei tifosi che si recano allo Stadio Olimpico e di tanto in tanto luogo di scontro fisico fra le tifoserie opposte.

Sporco, imbrattato di scritte, danneggiato, è circondato da una incredibile quantità di sporcizia e rifiuti che interessa entrambe le sponde dove vanno a finire le due arcate minori aventi la funzione di sfiatatoi in caso di piena.

Baracche, materassi, divani sgangherati, l’accampamento di una donna che vive circondata da montagne di rifiuti: questo sulla riva destra.

Su quella sinistra c’è un vero e proprio accampamento con la sua discarica che occupa interamente le scalinate che un tempo davano accesso alle rive del Tevere.

Al di là di ogni considerazione sulle condizioni vergognose in cui versa il ponte e le sue pertinenze, sui mancati interventi, è lecito interrogarsi se tutto questo sia possibile in un periodo post-COVID dove la nazione è uscita stremata ed economicamente debilitata da una gravissima infezione virale.
Cosa c’è in quelle montagne di rifiuti, di avanzi di cibo, di feci che da anni stazionano ai piedi del ponte?  Ancora ci viene chiesto di indossare la mascherina quando ci rechiamo in un ambulatorio e studio medico e poi consentiamo  che una bomba biologica di quella fatta rimanga per anni ad inquinare acque, terreno ed aria.

A chi spetta pulire?

Nel mare magnum degli enti e delle istituzioni che a vario titolo hanno competenza sul tratto urbano del Tevere l’attore primario è la Regione Lazio, tant’è che a fine ottobre 2022 ha annunciato di aver stanziato 2 milioni di euro per la manutenzione e la pulizia delle banchine del tratto Castel Giubileo – Ponte Marconi.

Sfalcio e decespugliamento delle erbe e degli arbusti presenti sugli argini, sulle sponde e sul letto del fiume; rimozione e smaltimento di rifiuti solidi e altro materiale proveniente da scarichi abusivi; lavaggio delle banchine e abbattimento di strutture eventualmente presenti nell’area di intervento, questi sono i lavori previsti.

Il nostro è un impegno che stiamo portando avanti in questi anni con grande determinazione e con questo ulteriore stanziamento facciamo un altro importante passo in avanti. Il Tevere rappresenta uno dei simboli della città di Roma, le sue sponde sono frequentate da turisti e cittadini nel corso di tutto l’anno. Questi lavori ci consentiranno di metterlo in sicurezza, laddove è maggiormente a rischio, e di dargli anche una luce nuova, perché diventi non solo un biglietto da visita degno della Capitale di un Paese, ma anche luogo di socialità, incontro, sport, divertimento e cultura”, ha dichiarato nell’occasione Mauro Alessandri, assessore uscente ai Lavori Pubblici e Tutela del Territorio della Regione.

Nell’annuncio non veniva però spiegato quando sarebbe stato dato il via a questo intervento straordinario. Nel mentre, rifiuti liquami topi e feci continuano ad aumentare.

Francesco Gargaglia

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2 COMMENTI

  1. Il degrado è visibile anche senza scendere sulle banchine, soprattutto la banchina sinistra che nel tratto che va da Ponte Milvio fino a Ponte Duca D’Aosta è praticamente inaccessibile. Sarebbe bello poter usufruire anche della banchina sinistra del Tevere oltre che di quella destra, anche se molti tratti sarebbero comunque inaccessaibili per i vari circoli presenti. La riva sinistra, più selvaggia della destra, potrebbe diventare un oasi lineare, come nel tratto di Lungotevere delle Navi, anche se ultimamente anche questo risulta un po’ trascurato.

  2. Qualche anno fa il Comitato Robin Hood, del benemerito estensore del presente,
    organizzò una ripulitura della sponda destra nel tratto compreso tra Ponte Milvio
    e Ponte Duca d’Aosta, in collaborazione con AMA : aderirono diverse associazioni
    di volontariato e Comitati di zona. Ero presente con il Comitato per via Gradoli.
    Ricordo un gran bu………
    Tempo e fatica sprecati.
    Come già modestamente asserito su codesto giornale: una città senza futuro.

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