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Flaminia, Malborghetto e Villa di Livia domenica aperti al pubblico

malborghetto
Galvanica Bruni

Una passeggiata tra i resti della civiltà romana a Malborghetto, sulla Flaminia, dove secondo la tradizione Costantino si accampò alla vigilia della battaglia di Ponte Milvio, o una visita alla scoperta della Villa di Livia, a Prima Porta, sempre sulla Flaminia.E’ quanto propone ai romani la Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma nella prossima domenica.

L’Arco di Malborghetto, sulla Flaminia, e Villa di Livia, a Prima Porta, saranno infatti aperti con visite libere, gratuite e senza prenotazione domenica 29 gennaio dalle 9.30 alle 16.30 (ultimo ingresso alle 15.30).

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Arco di Malborghetto

Uscendo da Roma, oltrepassato il cimitero Flaminio, la Flaminia inizia a essere costeggiata sul lato destro dalla ferrovia Roma-Civitacastellana-Viterbo, che in alcuni punti s’interrompe con dei piccoli passaggi per permettere il transito alle automobili dirette verso la campagna.

Poco prima della stazione di Sacrofano, al Km 19.400, uno di questi valichi immette su una stradina parallela, via Barlassina, che conduce a Malborghetto, un posto dove archeologia, storia e natura si armonizzano in modo unico e dove rivive la tradizione secondo la quale Costantino, accampatosi proprio lì, abbia visto al tramonto nel cielo il segno della croce. Il giorno dopo, il 28 ottobre del 312, Costantino sbaragliava vicino a Ponte Milvio l’esercito del rivale Massenzio.

Diventato imperatore, Costantino per celebrare la battaglia e il sogno premonitore fece erigere a Malborghetto un arco quadrangolare la cui struttura è ancora oggi visibile.

Si tratta di un arco “tetrapilo”, il nome con cui si indica un arco a quattro arcate, una costruzione – cioè – a quattro lati, ognuno dei quali intagliato da un arco. Solo nel Medioevo fu trasformato in casale. Anzi prima in fortezza, poi in osteria, poi ancora in stazione di posta e infine in abitazione rurale circondata da un borgo. I segni degli archi sono riscontrabili solo ad uno sguardo più approfondito. Sulle facciate dell’edificio, infatti, si nota come i “buchi” siano stati riempiti per ricavarne facciate.

L’area archeologica, infine, è impreziosita da un piccolo museo.

La Villa di Livia

Ubicato in via di Villa di Livia 187, a Prima Porta, L’omonima Villa, i cui resti sorgono sempre lungo la Via Flaminia all’interno di un parco incontaminato, regala l’emozione della scoperta di quelle che furono le stanze della moglie di Augusto con gli ambienti privati e la zona di rappresentanza, un piccolo giardino interno e una grande terrazza da cui si poteva ammirare il Tevere.

Anche per questa villa c’è una leggenda, riportata da Plinio, secondo la quale un’aquila lasciò cadere dall’alto nel grembo di Livia una gallina di straordinario candore, che teneva nel becco un ramo di alloro con le sue bacche. Consigliata dagli aruspici, Livia allevò il volatile e piantò il rametto, da cui nacque un bosco.

Grazie alle ricerche archeologiche della Soprintendenza Speciale di Roma, è stato possibile scoprire buona parte delle strutture antiche. Varcata la soglia della Villa, ci si immette negli ambienti privati dove sono ancora visibili le camere da letto, cubicula, di Livia e dell’imperatore, l’atrio e un piccolo giardino interno, e la zona di rappresentanza, costituita da grandi ambienti.

Tutto il complesso aveva le pareti affrescate e i pavimenti a mosaico e in opus sectile. Una grande terrazza porticata con giardino, probabilmente il lauretum ricordato dalle fonti, ornava il lato orientale della residenza imperiale, da cui si poteva ammirare il Tevere.

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