
Dette così sembrano cifre kolossal: un milione e 800mila cinghiali abbattuti in tutta Italia in sette anni. Gli ultimi sette. Nel Lazio, centomila.
Negli ultimi sette anni in Italia è stata affrontata anche la peste suina che a partire dal Piemonte e dalla Liguria da due anni e mezzo ha sostanzialmente congelato i prelievi di capi. Né il recente decreto legge approvato in collegato con la finanziaria da sé è in grado di cambiare le cose. A meno che non serva come grimaldello per le regioni per intestarsi qualche iniziativa a fianco di cacciatori e associazioni di agricoltori. Per il momento – data la fresca entrata in vigore – è in stand by.
Con il commissariamento e l’allentamento delle misure adottate dai parchi, gli abbattimenti si sono fortemente ridimensionati. Maurizio Gubbiotti presidente di Romanatura, individua in mille capi l’anno, per almeno 3/ 4 anni, la misura compatibile con un ridimensionamento dell’emergenza cinghiali. Numeri che riguardano solo la rete di parchi e riserve di Romanatura.
E siamo ben lontani da quelle cifre. “Da novembre – svela Gubbiotti – il commissario ci ha concesso di riposizionare le gabbie, ma abbiamo catturato solo 60 capi. Numeri irrisori e largamente insufficienti. Così siamo destinati a soccombere”.
La specie in surplus mette a segno danni ambientali significativi. Poi ci sono quelli messi a segno contro l’agricoltura, gli allevamenti. E l’uomo.
È ricoverato in gravi condizioni al Gemelli lo scooterista che giovedì notte sulla via Cassia, all’altezza di via Oriolo Romano, si è scontrato con un cinghiale. Sei anni fa sullo stesso tratto era morto un altro motociclista. L’animale sempre in uscita dal parco di Vejo, un corridoio ecologico che conduce in città la fauna selvatica.
Per non farli uscire, sostiene Gubbiotti, bisogna tenere pulita la città e proseguire negli abbattimenti. Ma la catena del piano di contenimento è arrugginita ed andrebbe rialimentata. I processi relativi ad abbattimento/ cattura/ macellazione/ inceneritore sono fermi. O quasi del tutto fermi. A cominciare dalle ASL che danno la loro disponibilità solo per poche ore a settimana. Insufficienti per venire a capo dell’esplosione demografica degli ungulati.
Rossana Livolsi
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Sarebbe interessante sapere cosa ne pensa il Presidente Gubbiotti dell’ IUA (Incremento Utile Annuo) che nei cinghiali negli anni di “pasciona” raggiuge anche il 200%; la prima cosa da fare, ancora prima degli abbattimenti, sarebbe quindi rendere le strade della capitale STERILI ovvero senza alcuna traccia di rifiuti. In questo modo i cinghiali se ne tornerebbero nel loro ambiente…
Gli abbattimenti (a questo punto a quanto pare inevitabili) hanno dimostrato in tantissimi casi di non servire in quanto oltre a disperdere i branchi favoriscono anche l’accoppiamento tra giovani (in assenza di esemplari adulti le femmine vanno in calore anche a 8-10 mesi).
Quand’è che il “problema cinghiali” a livello nazionale verrà messo nelle meni di chi ci capisce veramente?
“In questo modo i cinghiali se ne tornerebbero nel loro ambiente…”
Sono troppi… sono in sovrannumero e senza predatori… lo vogliamo capire?
https://www.ilgazzettino.it/italia/cronaca_bianca/cinghiali_roma_nord_abbattimento_parchi_mappa_dove_trovarli_news_ohhi-7171155.html
la soluzione vergognosa e’ quella di abbattere dei poveri animali colpevoli di essere nati ?? no la colpa e’ solo dell’uomo che non ha pensato a progetti di sterilizzazione,ma soprattutto di lasciare una citta’ come roma invasa dai rifiuti !!!se si rendesse roma una citta’ pulita non ci sarebbero neppure i cinghiali-vergogna a chi ha deciso ,per risolvere la proprie coscienza di fare strage di poveri animali
La sterilizzazione appare difficilmente applicabile, costosa e soprattutto non efficace al 100%.
La cattura ed il trasferimento in “strutture dedicate” ha dei chiari limiti di capacità, anche perché i cinghiali lì si riproducerebbero in maniera esponenziale.